Mandic: ''infortunata'' non si presenta al PS per il turno ma è agli arresti domiciliari

Ha raccontato di essere in infortunio e di non poter coprire il turno programmato, tramite la cooperativa per cui lavorava, al pronto soccorso dell'ospedale Mandic di Merate. In realtà era sì confinata e impossibilitata a spostarsi dalla sua abitazione ma non per la caviglia slogata quanto per il decreto di arresto, di inizio dicembre, emesso a suo carico e che la poneva ai domiciliari.

La dottoressa, di origine partenopea ma residente in centro Italia, deve difendersi dalle accuse di falso, furto, corruzione, introduzione di un cellulare in carcere e anche spaccio di medicinali e hashish nel penitenziario di Ferrara.


Secondo l'impianto accusatorio, chiaramente tutto da provare in sede di giudizio, avrebbe aiutato alcuni detenuti del carcere di Ferrara a manifestare malori per dimostrare di non poter restare in cella, compilato richieste di trasferimento nei nosocomi così da poterli far uscire oppure ancora avrebbe dato informazioni su patologie da simulare, arrivando anche a rubare compresse da passare a un carcerato. A questo si aggiunge la presunta introduzione di un cellulare in carcere da mettere a disposizione di un detenuto.


A Merate la dottoressa, da quanto è stato possibile apprendere, aveva coperto dei turni circa un anno e mezzo fa e poi era tornata a primavera di quest'anno, sempre tramite una cooperativa per la quale prestava il suo apporto professionale e che si occupava di dare rinforzo alla struttura meratese, in sofferenza di personale.


Durante uno dei recenti turni programmati non si sarebbe presentata, parlando di infortunio ai colleghi quando invece si trattava di un provvedimento giudiziario a suo carico.

 

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