La corposa serie di omicidi commessi in provincia: dal 2000 con Rossana salgono a dodici i figli uccisi da uno dei genitori

Ancora un tremendo fatto di sangue nel lecchese, a due anni di distanza dall'ultimo assassinio consumatosi sul nostro territorio. Era domenica 13 settembre 2020: a Olginate, all'ombra della chiesina di Santa Maria La Vite, a poca distanza dalla sua abitazione, Salvatore De Fazio è stato raggiunto da una serie di colpi d'arma da fuoco esplosi dal calolziese Stefano Valsecchi, all'esito di quello che avrebbe dovuto essere un incontro chiarificatore dopo un pestaggio risalente alla sera precedente che aveva coinvolto i figli dei due. Datosi alla fuga, il killer, presto identificato dai Carabinieri, si è costituito una settimana dopo il barbaro regolamento di conti.

Roberto Guzzetti e Adeodata Losa

Ben più complesse le indagini che hanno portato, nell'estate del 2016, a individuare nel lecchese Roberto Guzzetti l'assassino della pensionata torrebusina Maria Adeodata Losa, trovata cadavere nella cucina della sua abitazione di Sogno, raggiunta da una serie di fendenti e con - dettaglio macabro - un pettinino infilato in gola. Il difensore dell'uomo - condannato in via definitiva a 22 anni di carcere - sta preparando l'istanza per chiedere la revisione del processo.
E' invece mancato la scorso anno, in carcere, Fabio Citterio, ritenuto responsabile con la cugina Tiziana Molteni dell'omicidio che sconvolse Paderno D'Adda nel maggio 2012. Quella sera, nel box della propria abitazione, Antonio Caroppa, operaio di 42 anni, padre di famiglia, venne ucciso con un colpo di pistola esploso, secondo le risultanze dell'autopsia, a bruciapelo su "indicazione" di Valerio Santo Pirotta, presunto mandante, nella ricostruzione degli inquirenti, dell'efferato delitto.

La vittima Antonio Caroppa, Tiziana Molteni e Valerio Santo Pirotta

Rimasto irrisolto, invece, il caso delle prostitute dell'est trovate cadavere, in sacchi della spazzatura, tra l'agosto 2007 e l'aprile 2008 a Morterone. Dello stesso periodo l'assassinio senza senso di Enrichetta Panzeri, facoltosa 85enne di Rogeno, strangolata durante una rapina con il cavo dell'aspirapolvere. Da brividi poi anche - a inizio nuovo millennio - i casi di Stefano Marchita freddato a Paderno nel 2005 e Francesco Poerio assassinato a Lecco, tre anni dopo.
Venendo all'ambito famigliare, invece, ad Annone nel 2009 si è consumato un omicidio-suicidio: Doris Tonoletti è stata uccisa con diversi colpi, inferti con violenza sul capo e in altre regioni corporee da marito Vincenzo Ratti, 68 anni, poi gettatosi dal balcone della loro casa di via Provinciale.
In terra meratese, l'ultimo episodio, risale alla notte di Natale del 2018: armato di martello, Marco Olginati, 65 anni, professore in pensione ha freddato la madre Luigia Mauri, 89 anni, all'interno della loro abitazione di via Enrico Fermi, tentando poi di farla finita.
Ben più frequenti, purtroppo, casi di cronaca a parti inverse, con la mano dei genitori mossa contro i figli, proprio come successo quest'oggi a Osnago.

Mario Bressi con i suoi gemellini

A Margno, in Valsassina, nell'abitazione "delle vacanze", nel giugno 2020, giusto dunque due mesi prima della sparatoria di Olginate, Mario Bressi, 45enne di Gessate, ha tolto la vita ai gemellini Elena e Diego, salvo poi farla a sua volta finita, esattamente come Franco Iantorno, gettandosi dal Ponte della Vittoria a Cremeno, non prima di aver pubblicato sui social un messaggio agghiacciante: "con i miei ragazzi, sempre insieme".

Simona, Sidney e Kesi

Tre le figlie uccise invece, nel maggio 2014, a Chiuso da mamma Edlira Copa, 38 anni: anche lei nottetempo, ha ripetutamente accoltellato le sue bambine - Simona 14 anni non ancora compiuti, Kesi di 11 e Sidney di 4 - ossessionata dall'idea di essere stata abbandonata dal marito, pronto a rifarsi una vita con un'altra donna, rivolgendo poi la lama contro se stessa provocandosi però solo ferite di lieve entità.
Solo l'anno precedente, nel mese di ottobre, a Novegolo di Abbadia un altro caso simile: aveva 3 anni Nicolò Imberti, preso a forbiciate dalla madre Aicha Christine Eulodie Coulibaly, classe 1988, originaria della Costa d'Avorio.
Era ancora più piccino Mirko Magni annegato dalla madre Mary Patrizio nel bagno dell'abitazione di famiglia a Valaperta di Casatenovo nel maggio 2005: era venuto alla luce solo 5 mesi prima dell'omicidio, fatto inizialmente passare dalla genitrice come una sciagura nell'ambito di una rapina degenerata, prima di confessare le proprie responsabilità.

Fausto Zoia, la moglie Enrica e i figli Federico e Filippo

Sangue e polvere da sparo, invece, sulla scena di altri due crimini commessi, andando sempre a ritroso nel tempo, fino all'anno 2000, in provincia da genitori che hanno scelto, dopo averli messi al mondo, di togliere la vita ai loro figli. In entrambi i casi con l'assassinio anche della consorte, per riservare infine per sé l'ultimo colpo in canna.

La famiglia Montagna di Verderio

Nel gennaio del 2004 a Viganò. Fausto Zoia, 56anni, ha prima sparato ai due figli Federico e Filippo di 19 e 25 anni, poi alla moglie Enrica, puntando da ultimo la sua Smith & Wesson 357 P contro al proprio volto. Ha usato l'arma di servizio, invece, Mario Montagna, 45 anni, originario del cremonese, agente di polizia locale a Verderio Superiore. In quel caso, nel gennaio 2000, a fare la tragica scoperta è stato il cognato che ha rinvenuto, dopo giorni, privi di vita tutti e quattro i componenti del nucleo famigliare e dunque oltre allo stesso Montagna, la moglie Rossella Tosatto, 40 anni infermiera presso l`Asl di Merate e i figli Debora di 13 anni e Matteo di 8.

Oggi a rinvenire i corpi di Franco e della figlia Rossana, il figlio del primo, fratello della 47enne. In un dramma nel dramma.

A. M.
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