Mattavelli: non c’è più un rituale, nulla è come prima. Speriamo torni preso la quiete

"Gli uomini di fronte alla morte sono tutti uguali". Questo valeva fino a prima della pandemia, ora non più. Chi muore ai tempi del Coronavirus, muore due volte. E spesso anche se non muore per infezione da Covid-19.

Claudio Mattavelli nella sala del commiato


Sono immagini strazianti quelle che ci hanno mostrato in queste settimane di emergenza. Le ambulanze entrano in fila dall'ingresso principale dell'ospedale Mandic di Merate. Mentre dall'ingresso secondario in via San Vicenzo, dove si trova la camera mortuaria, è un via vai di carri funebri. E intanto, la lista di chi non ce l'ha fatta, scorre come un fiume in piena sui portali web... Che strazio. Ma come si muore ai tempi del Coronavirus? I più fortunati muoiono con lo sguardo compassionevole di un medico, di un infermiere. Volti sconosciuti fino a pochi giorni prima... Qualcuno se va senza neppure una mano da stringere. Sono loro i martiri del ventunesimo secolo, perché chi muore ai tempi del Coronavirus ha perso anche il diritto alla "pietas cristiana". Siamo andati nella sede delle "Onoranze funebri Mattavelli " di Osnago, centro logistico di una delle principali aziende di pompe funebri del Meratese, con agenzie in provincia di Lecco, Monza e Milano, per comprendere cosa significa morire al tempo del Coronavirus. E ne siamo usciti provati... In trincea, a far fronte al numero impressionante di richieste di questi giorni troviamo tre giovani, la nuova generazione della dinastia Mattavelli: Davide, 27 anni, figlio di Nunzio (scomparso a settembre di due anni fa), Giovanni, 20 anni figlio di Claudio, e la nipote Eleonora, poco più che trentenne, figlia di Giancarlo Mattavelli (il fratello maggiore di Claudio e del compianto Nunzio)  Nel giro di pochi giorni hanno dovuto riorganizzare l'azienda per poter far fronte alle richieste di sepoltura. In queste settimane si sono presi cura di un numero tale di salme che in tempi normali avrebbero "visto" solo in alcuni anni. Sono provati da questo tour de force, ma soprattutto sono stremati dal carico emotivo. Ne parliamo con i tre giovani, un po' a ruota libera, ognuno interviene come se la sente. "Non c'è più un rituale.  Nulla è più come prima. Le strutture sanitarie, ma anche le case di riposo sono al collasso e ci mettono fretta per liberare i posti per altri defunti... E in mezzo ci sono i parenti, che non possiamo neppure incontrare perché il più delle volte, essendo congiunti di un soggetto infetto, sono a loro volta in quarantena. Ci troviamo a gestire una delle fasi più delicate della vita e umanamente siamo molto provati. Ci sono i figli che magari hanno accompagnato il padre o la madre in ospedale quindici giorni prima e non li hanno più visti. E noi dobbiamo dire loro che non li vedranno più. C'è chi vuole portarci i vestiti e noi dobbiamo spiegare loro che non li possiamo vestire. Siamo noi ad occuparci dei loro cari e lo facciamo con tutta l'umanità che disponiamo. Possiamo immaginare il loro dolore e noi ci prodighiamo per alleviarlo. E' difficile dire a un figlio che non può vedere per l'ultima volta la propria madre o il padre".




Alcune bare e il quadro contenente le ceneri e l’immagine di Nunzio Mattavelli



Gli operatori delle onoranze funebri devono prendersi cura dei defunti osservando le stesse precauzioni imposte a medici e infermieri in corsia: mascherine, occhiali, tute e calzari... Perché il rischio di contagio permane anche dopo la morte.
"I defunti di Coronavirus ci vengono messi a disposizione in camera mortuaria, avvolti in un lenzuolo antibatterico e noi dobbiamo deporli nella bara. Non possono essere vestiti... Tutti i decessi in questo periodo sono considerati, anche se non c'è la certezza, come sospetti casi di Covid-19, quindi la procedura è standardizzata. Solo in rare occasioni, quando il decesso avviene in casa e la causa determinata dal medico esclude il contagio, procediamo alla vestizione. Ma in questo periodo sono casi veramente rari".

Da sinistra, Davide, Eleonora e Giovanni Mattavelli


Neppure la consolazione di poter far indossare al proprio congiunto nel suo ultimo viaggio l'abito buono. Il Coronavirus non conosce umanità, non conosce la pietà... 
"Una volta che la salma è deposta ci dobbiamo occupare del funerale. In questo periodo molti parenti ci chiedono la cremazione. Qualcuno pensa che sia obbligatoria e che non si possa procedere alla normale sepoltura al cimitero. Questo ha mandato in crisi i forni crematoi che non sono in grado di far fronte a un numero di richieste così elevato. Quindi succede che non potendo procedere alla cremazione, dobbiamo ospitare le bare nella nostra Casa del commiato in attesa dell'appuntamento con il forno. Una volta effettuata la cremazione riportiamo al cimitero l'urna con le ceneri e a quel punto avviene la benedizione da parte del sacerdote e poi la tumulazione. Spesso però, come dicevo, anche i parenti più stretti che potrebbero partecipare al rito, non possono intervenire in quanto sono in quarantena. Siamo quindi noi che seguiamo la cerimonia... Non è facile, ma cerchiamo di far sentire la nostra vicinanza ai famigliari... Fotografiamo le varie fasi e documentiamo ai parenti la sepoltura, sia che abbiano scelto la cremazione sia la sepoltura al cimitero. Poi ognuno decide cosa farne di quelle struggenti immagini...". 

Le urne cinerarie

 

In questo periodo, per via del fatto che molti sono convinti che la cremazione sia obbligatoria, i tempi si sono capovolti. Una sepoltura tradizionale al camposanto avviene in un paio di giorni, per la cremazione si può dover attendere anche venti giorni. I funerali, come ce li ricordiamo, non esistono più. E chi ha avuto la sfortuna di avere un lutto in questo periodo, lo ha toccato con mano.  Le affissioni funebri sono state sospese, come pure il cofano di fiori che solitamente veniva deposto sopra la bara. I funerali sono ridotti ora solo a un rito essenziale, senza addobbi floreali e spesso senza neppure un parente...
"Di fronte a questa situazione siamo costretti a rispettate le regole e molte volte finisce che ti senti un po' in colpa per non aver esaudito il desiderio dei parenti di vedere per l'ultima volta il loro congiunto. Purtroppo non c'è alternativa, anche se sono convinto che un ultimo saluto potrebbe aiutare chi resta a elaborare il lutto. I nostri clienti ci affidano i loro cari perché hanno fiducia in noi che a nostra volta gestiamo la sepoltura con grande senso di responsabilità. A noi resta la consapevolezza di aver garantito al defunto una sepoltura dignitosa, e forse anche di aver alleviato il dolore dei famigliari, privati anche dell'estremo addio."  


Eleonora Mattavelli, è l'ultima entrata a far parte del team che gestisce la prima linea: E' da una decina di giorni che si occupa delle pratiche di sepoltura e definisce i dettagli con autorità sanitarie e parenti.  
"Facevo la commessa ma poi ho capito che era questo il lavoro che volevo fare. A quel punto ho fatto una scelta...".  


Si muove con grande disinvoltura in ufficio, tra le bare esposte alle pareti e le numerose dichiarazioni di morte e le autorizzazioni alla sepoltura mese in ordine sulla scrivania, al punto da sempre "veterana".  
"C'è chi pensa che chi svolge questa professione lo faccia per soldi.  Ma non è così. Sembra assurdo ma è necessaria una grande passione e tanta sensibilità per occuparsi di situazioni tanto delicate. Non è facile avere a che fare con persone che stanno vivendo situazioni tanto delicate e dolorose. Certo che quello che accaduto con il Covid-19 ha messo a dura prova l'intera organizzazione aziendale, ma soprattutto ci sta mettendo a dura prova dal punto di vista psicologico. Comunque, il nostro principale obiettivo è sempre stato quello di dare una sepoltura dignitosa al defunto e agevolare l'elaborazione della perdita da parte dei famigliari. Un obiettivo che non è venuto meno neppure in questo periodo inimmaginabile...".  


Ma quando questa maledetta stagione finirà, perché prima o poi dovrà finire, cosa succederà? Tornerà tutto come prima?
"Difficile dirlo in questo periodo stanno morendo soprattutto persone anziane. Quindi è ragionevole pensare che una volta passata l'epidemia ci attenda un periodo di grande quiete. Ma è impossibile fare delle previsioni...".   Su una parete, accanto alle bare esposte, c'è un quadro con un grossa cornice dorata e all'interno la fotografia di Nunzio Mattavelli, scomparso due anni fa. "Lì dentro, in un intercapedine, ci sono anche le sue ceneri... - ci spiega il fratello Claudio - Così è sempre qui con noi...". Anche lui a dare una mano, in questa maledetta primavera...
A.Bai.
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