Osnago: la violenza dilaga nelle famiglie, la dr.ssa Galli (Retesalute) parla del fenomeno

Nel 2019 l'ufficio tutela minori del distretto meratese di Retesalute ha gestito 370 casi di ragazzi o ragazze che per un motivo o per l'altro hanno avuto bisogno dell'assistenza della dottoressa Maria Grazia Galli, coordinatrice del citato organo dell'azienda speciale, e dei suoi collaboratori. Un dato che deve mettere in guardia non solo il nostro territorio ma l'Italia intera, poiché fortemente in crescita ovunque. Nel 2017, nel Meratese, i casi di minori con problemi legati ad atti di violenza erano stati circa 240, decisamente di meno.

La dottoressa Maria Grazia Galli

La dottoressa Galli lo ha spiegato nel corso dell'incontro che si è svolto venerdì sera, 14 febbraio, nella sala polifunzionale del CPO di Osnago, chiamata dal Centro Culturale Lazzati ad affrontare il tema della violenza all'interno dell'ambito famigliare, un fenomeno in continua crescita e che finisce per coinvolgere sempre di più anche i minori. Alla coordinatrice di Retesalute è stato chiesto di descrivere nella loro forma gli ambiti in cui più si materializzano le tendenze al violare spazi e diritti di persone che si hanno vicine. L'analisi della dr.ssa Galli è partita dalla definizione stessa di violenza, che etimologicamente significa violare, oltrepassare il limite della volontà altrui. ''E' un atto predatorio di colui o colei che vuole divorare la libertà dell'altro o dell'altra'' ha spiegato. ''Spesso confondiamo la violenza con il conflitto. Eppure quest'ultimo ha un'accezione positiva, che vuol dire anche comprendere l'altro e ascoltarlo, pur volendo essere ascoltato. E' qualcosa di fortemente relazionale. Nella violenza io non sto in relazione con l'altro ma in qualche modo cerco di creare un danno irreversibile in lui o lei. Non c'è un desiderio di incontro ma l'intenzione di distruggere''. La relatrice ha quindi suddiviso gli atti violenti in famiglia in diverse categorie.

''La violenza in famiglia è composita e si può manifestare in più forme'' ha proseguito. ''Quella fisica è la più riconosciuta e riconoscibile perché è fatta di lividi, graffi ed ematomi. C'è poi la violenza psicologica che è anche quella meno riconosciuta e meno riconoscibile perché è subdola. Avviene con insulti, denigrazione e svalutazione dell'altro. Forse sotto certi aspetti è anche molto più devastante di quella fisica. E' molto sottile ma molto potente. Osserviamo poi casi di maltrattamenti trasversali sui bambini. Non mi riferisco solo ai bambini che diciamo battuti, presi a sberloni. E' violenza anche quando sono trascurati. Pensiamo ad un genitore che non si occupa di mandare il proprio figlio a scuola, non è violenza anche questa?''. Sempre rivolgendo la sua attenzione all'ambito dei minori, la dr.ssa Galli ha descritto la violenza assistita. ''Io un minore posso anche non picchiarlo o non insultarlo incessantemente, ma tutti i giorni litigo violentemente con il papà o la mamma che sia. Ciò che trasmetto è uno stile comunicativo estremamente pericoloso che si rifletterà quasi sicuramente sui suoi comportamenti quando sarà grande''. La famiglia è considerata da sempre il primo spazio di socializzazione umano, ha proseguito la dr.ssa Galli, ed è per questo che spesso diventa scenario di atti violenti. ''Sicuramente il dato in aumento della violenza ha un carattere culturale legato agli stereotipi della nostra società. Basta accendere la televisione per accorgersi che abbiamo una sovraesposizione di dati violenti. E' nei talk show, nelle serie Tv e nei telegiornali''.

Ad incidere, secondo la riflessione offerta, è sempre di più un'interruzione comunicativa. ''L'aumento dei casi - civili e penali - che trattiamo nell'ufficio tutela minori non è un dato che interessa solo il meratese, ma probabilmente il mondo intero'' ha proseguito. ''Il maggior numero di atti che vediamo avvengono con una certa consistenza su donne con figli. Generalmente, quando arriva un bebè si litiga di più perché, come dico di solito, al tavolo sono sedute due stirpi. Spesso i genitori hanno due visioni educative diverse che prendono spunto dalle famiglie di appartenenza e non sempre si riesce a rinegoziare una visione comune''. L'aspetto più psicologico della violenza in famiglia sarà trattato dalla psicanalista Raffaella Conconi nell'incontro ''Nessun amore... vale la tua vita'' che il CPO di Osnago ospiterà il prossimo 21 febbraio.
E.C.
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