Robbiate: la comunità parrocchiale saluta don Pierangelo, che fondò la "US Orobia"
In cinquant’anni di sacerdozio don Pierangelo Cattai ha operato in sette parrocchie e in questo anniversario tondo, che corrisponde anche al suo 75° compleanno, si toglierà la veste da parroco il prossimo agosto. Da Peschiera Borromeo, dove sta guidando la comunità pastorale negli ultimi quattro anni, farà ritorno alla casa paterna del quartiere San Fruttuoso di Monza e, magari, troverà qualche parrocchia amica dove poter dare una mano da una posizione di lato.

Don Pierangelo Cattai


Sabato 25 gennaio ha fatto visita a Robbiate, dove per ben 15 anni è stato coadiutore del parroco di allora, don Emanuele Merlini. La permanenza in paese dal 1974 al 1989 viene ricordata dai parrocchiani con affetto, in particolare dalla vecchia guardia della US Orobia, nata proprio nel 1974 su impulso di don Pierangelo convincendo un gruppo di giovani a mettere insieme una squadra di calcio. Con la divisa blu diversi dirigenti della società sportiva legata all’oratorio erano seduti alle panche della chiesa nella messa celebrata sabato sera.



“Cinquant’anni possono sembrare tanti, ma possono apparire anche pochi. A me sembrano svaniti in un soffio, più veloci di un corriere, volati via come le barche sul fiume – ha commentato don Pierangelo –. Ricordo con piacere don Emanuele. Era una persona signorile, riservata e profondamente rispettosa. È stato facile collaborare con lui che si fidava di me, mi lasciava lavorare ed era contento”. Il prete ha commentato il passo del Vangelo che racconta l’episodio di Gesù che a dodici anni, come tutti gli ebrei, diventa capace di mettere in pratica la Legge. Si allontana dai genitori che, non trovandolo, si preoccupano per lui.




“Gesù per la prima volta parla. È un momento epifanico, di autorivelazione perché annuncia di essere nelle cose del Padre suo, di essere cioè re di se stesso” ha spiegato don Pierangelo, che ha poi concluso: “La fede è la cosa più importante. Per me si tratta da una parte della scelta proveniente dalla nobiltà dei miei genitori e dall’altra di un percorso pensato, dell’amore per la teologia e la Bibbia che mi ha aiutato ad essere servo ma libero”. Al termine della funzione religiosa in molti si sono soffermati per stringere la mano a don Pierangelo e scambiare qualche ricordo del passato. Per l’occasione è stato organizzato un rinfresco conviviale.
M.P.