Ponte: l’intervento che ha 'allungato' la vita del San Michele descritto dagli ingegneri di RFI e Notari su invito di 'Habitat'

Quando fu completata la sua realizzazione, nel 1889, gli ingegneri della Società Nazionale Officine di Savigliano stimarono che il Ponte San Michele avesse un'aspettativa di vita di circa 99 anni. Una stima peraltro fatta in un'epoca in cui era difficile immaginare la trasformazione che avrebbe subìto la frequenza degli spostamenti su strada e i mezzi che sarebbero stati impiegati, ben più assidui e pesanti di allora.

Eppure la struttura ha retto più di quanto i tecnici avevano ipotizzato a fine '800, e se lo ha fatto è soprattutto merito della qualità dell'opera ingegneristica che concepirono sotto la guida dello svizzero Jules Röthlisberger (allievo di un certo Gustave Eiffel). Nei 30 anni in cui il Ponte ha resistito oltre le previsioni degli scricchiolamenti ci sono tuttavia stati ed è per questo che dallo scorso 14 settembre 2018 il viadotto sta affrontando gli interventi di consolidamento strutturale, e non solo, più ''viscerali'' che abbia mai conosciuto nella sua storia centenaria. Lavori che il suo proprietario, Rete Ferroviaria Italiana, ha pagato 20 milioni di euro (con l'aggiunta di 1,6 milioni di euro arrivati dalla Regione per la sistemazione del solo impalcato stradale) e che, con il contributo della società che li ha eseguiti, l'Impresa Notari di Milano, sono stati descritti nel dettaglio nella serata di mercoledì 15 gennaio in una sala consigliare, quella di Cascina Maria a Paderno, in cui la partecipazione del pubblico non è certo mancata.

Valter Motta, ex sindaco e responsabile dell'associazione Habitat

La serata, organizzata dalla ''rediviva'' associazione Habitat, che sta anche occupandosi della candidatura transnazionale del Ponte a patrimonio dell'Unesco, ha visto la presenza di alcuni tra le figure chiave delle operazioni di ripristino del San Michele, tra cui l'ingegner Luca Cavacchioli, direttore territoriale di RFI Lombardia, e gli ingegneri Emanuele Lizzori, sempre di RFI, incaricato di seguire la parte progettuale dell'opera e l'esecuzione in sicurezza della stessa, con l'ingegnere Paolo Pancini, direttore del cantiere per conto dell'Impresa Notari. Ad aprire la serata i saluti di Valter Motta, ex sindaco e responsabile di Habitat, e il primo cittadino Gianpaolo Torchio il quale, tra le altre cose, ha ricordato di quanto ''l'improvvisa chiusura del settembre 2018 ci rese da subito evidente quanto il San Michele fosse indispensabile e di assoluta necessità per il transito dei veicoli, ma anche come parte del paese che deve essere vissuto''. Dopo una breve introduzione dei tecnici presenti, l'ing. Cavacchioli ha passato la parola a Motta il quale ha invece mostrato attraverso una serie di immagini l'avanzamento dell'intervento, partito con la riqualificazione dell'asse viario e proseguito con il consolidamento strutturale dell'arco, delle pile e delle travi. 2.500 tonnellate di ferro tenute insieme da circa 100mila chiodi che RFI monitorava dal 2014.

 Gli ingegneri Emanuele Lizzori e Luca Cavacchioli di RFI e, più a destra, il sindaco Gianpaolo Torchio

A spiegarlo è stato l'ingegnere Emanuele Lizzori nel suo intervento. ''In questi quattro anni abbiamo effettuato un'attività di monitoraggio dello stato di conservazione dell'opera'' ha commentato. ''Prima di suddividere l'intervento in tre macrofasi, cioè quelle che hanno portato lo scorso marzo alla riapertura del Ponte al traffico ciclopedonale, a novembre quella per le automobili e il prossimo settembre dell'asse ferroviario, nell'ambito della progettazione definitiva ci siamo innanzitutto dovuti occupare dell'analisi storico-critica del viadotto, elaborare relazioni di calcolo e grafici per impostare e localizzare gli interventi che hanno poi riguardato aspetti di restauro vero e proprio del Ponte e la riqualificazione di alcune parti come i camminamenti di servizio, le passerelle e in generale la sua accessibilità''. La progettazione esecutiva, dopo che RFI ha ottenuto il benestare dei vari enti coinvolti e in particolar modo quello delle soprintendenze, ha avuto a che fare con una specie di opera nell'opera, come spiegato dall'ing. Lizzori, ovvero la disposizione dei ponteggi sulla struttura. Gli interventi individuati da Rete Ferroviaria Italiana hanno sostanzialmente riguardato un'attività di irrigidimento, rinforzo e sostituzione dei profilati in ferro.

Al centro l’ingegnere di RFI Gabriele Spinolazzi e più a destra l'ingegnere di Impresa Notari Paolo Pancini

''Anche se nelle settimane successive alla chiusura sembrava che i lavori non stessero nemmeno partendo, stavamo in realtà ultimando le analisi di monitoraggio per garantire la necessaria sicurezza agli operatori che sarebbero saliti sul Ponte'' ha spiegato invece l'ing. Pancini dell'Impresa Notari, entrato un po' più nello specifico di quello che sono stati fin'ora gli interventi al San Michele. ''All'inizio del 2019 abbiamo preso a riqualificare l'impalcato stradale, rimuovendo l'asfalto presente in parte meccanicamente e in parte manualmente, per non rovinare le nervature storiche così da poter poi consentire un miglior ingranamento delle nuove lastre''.

L'ing. Emanuele Lizzori di RFI

L'ing. Paolo Pancini di Impresa Notari

Il lungo parapetto è stato invece interessato da un'opera di sabbiatura a secco che ha innanzitutto permesso agli operatori di lavorare in un ambiente più salubre ed evitare la dispersione dei residui di lavorazione nell'ambiente. In questi mesi proseguiranno gli interventi di consolidamento della porzione strutturale che ha già riguardato buona parte dell'arco su cui ''appoggia'' il San Michele. Le operazioni di smontaggio e rimontaggio delle assi è stato particolarmente lungo, ha aggiunto l'ing. Pancini, poiché ognuna di queste operazioni provocava un sovraccarico delle altre porzioni di Ponte non interessate da interventi in quel momento. Solamente il 10% dei componenti della struttura sono stati trovati così ammalorati da dover necessitare una sostituzione.

Durante la serata hanno trovato spazio alcuni interventi finali arrivati dal pubblico, alcuni dei quali hanno voluto indagare sul futuro ancora non del tutto certo del viadotto. Che sarà sostituito da ponti alternativi che con ogni probabilità sorgeranno non molto distanti dal San Michele è praticamente certo, ma ancora non è chiaro quali saranno le tempistiche per la loro realizzazione e dunque quanto il ''vecchio'' Ponte, che grazie ad Habitat punta a diventare un patrimonio dell'Unesco, dovrà ''sopportare'' il transito di automobili e treni.
A.S.
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