SAN VITO LO CAPO E’ SOTTO ATTACCO. E’ UN INSULTO ALLA BELLEZZA E ALL’INCANTO/1

di Alberico Fumagalli
giornalista e residente


IL MARE & IL PORTICCIOLO

 


Questa è una storia semplice con uno sviluppo complicato e un finale imprevedibile. Proprio come nell'omonimo romanzo breve di Leonardo Sciascia, uscito postumo.

Innanzitutto un preambolo e una premessa perché per avere una mente lucida e pratica, che ti permetta di capire, non si devono avere preconcetti.

Il preambolo. Un imprenditore o un gruppo di imprenditori hanno il diritto di decidere se e dove investire i propri capitali o quelli ricevuti in prestito. Se legislazione prevede e valutazione suggerisce, una loro iniziativa in tale direzione è legittima. Sul punto non si discute.

La premessa. San Vito Lo Capo, paese di 4.700 anime occupa la punta nord occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani. Con la sola eccezione di due edifici disturbanti - e sarebbe interessante risalire alla loro genesi - il paese è rimasto, a 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, una piccola realtà marinara sospesa tra il passato e il presente, tra la fiaba e la realtà. Visto dall'alto della strada panoramica che lo sovrasta e che si chiama " strada Piano di Sopra " assomiglia a un gregge di pecore. Tante case bianche a due piani adagiate su di una scacchiera di stradicciole con marciapiedi fioriti. A piedi arrivi dappertutto. La mezzaluna di sabbia finissima che disegna la sua spiaggia, ma che ogni anno si restringe sempre di più, la senti, la vedi, la tocchi.

San Vito Lo Capo è al centro di due distinte e confinanti Riserve naturali: quella dello Zingaro che si estende verso Scopello, che è frazione di Castellamare del Golfo e quella del Monte Cofano, imponente massiccio roccioso che si butta a mare e che divide da Custonaci prima e Valderice e Trapani poi. Qui hai tutto o niente. Dipende da quello che vuoi e da quello che scegli. Vuoi i servizi? Ci sono tutti. Vuoi la natura incontaminata? Sei in grado di sparire e di riapparire senza che nessuno ti venga a disturbare. Ecco spiegato in poche parole perché, con Taormina, San Vito Lo Capo è la località della Sicilia che ogni stagione fa il pieno di turisti in rapporto al numero dei posti letto. Taormina e San Vito, come Stanlio ed Ollio, come Gianni e Pinotto, come Camilleri e Montalbano. Come montagna e mare, come equilibrio e misura.

Nel 2017 un gruppo di imprenditori locali mette gli occhi su San Vito.C'è l'area del piccolo porto che al loro sguardo appare dismessa, sottoutilizzata. La si può rilanciare, risanare e rendere produttiva. Una legge nazionale - detta Legge Burlando - che la Regione Sicilia ha recepito e adattato lo prevede e in qualche misura lo suggerisce. Si può tentare. Business is business.
Nel mese di maggio si costituisce a Trapani una società a responsabilità limitata. Capitale nominale 50.000 euro, effettivamente versati nella misura minima di legge di 12.500, quanto basta per pagare anticipi ai professionisti incaricati di redigere il progetto e presentarlo all'assessorato regionale che ne darà comunicazione al Sindaco di San Vito.

Non si costituisce una società se prima non si verifica che sussistano le condizioni perchè possa conseguire in un ragionevole lasso di tempo il suo oggetto sociale. E' altresì ragionevole immaginare che il pool di professionisti titolari dell'incarico abbia contattato i competenti uffici regionali per acquisire quantomeno uno stato di non belligeranza. L'impegno non è da poco: si tratta di ristrutturare un preesistente porticciolo turistico, realizzare banchine e nuovi punti d'attracco e dotare spiaggia e retrostanti aree verdi libere di proprietà comunale di strutture ricettive quali un albergo a più piani con piscina, negozi, mini appartamenti e locali ad uso diverso. Una cementificazione fronte mare in piena regola. La spesa è di alcune decine di milioni di euro a fronte di una concessione demaniale della durata di 48 anni.


La posizione di San Vito, che è a metà strada tra Trapani e Castellammare del Golfo, non esclude, infine, che il suo porto possa divenire molo di attracco per corse settimanali di collegamento via mare da e per le due località principali. Una sorta di spostamento di una componente di traffico veicolare dalla strada all'acqua. Una specie di Tav ( trasporti acquatici veloci ) del Sud che unisca la clientela di lusso a quella ordinaria quotidiana perché il progetto, per come concepito e proposto, intende realizzare una sorta di enclave di lusso adiacente al paese, ma distinta ed esclusiva.

Ad una occhiata superficiale la zona del porto appare oggettivamente trascurata. Ne è consapevole anche il Comune che nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2018-2020 ha previsto un investimento di euro 1.550.000.= con fondi europei per " riqualificarne il contesto ", inclusi quegli interventi di modifica ai due moli di sopraflutto e di sottoflutto ritenuti i principali responsabili dell'erosione della spiaggia, la quale di anno in anno si restringe sempre di più. Se il mare si mangia la spiaggia, San Vito Lo Capo muore. Inspiegabilmente l'investimento non viene riproposto nel Programma 2019-2021. Capiremo più avanti il perché.

Ma, ecco il punto. L'area del porticciolo, oggi goduto in coabitazione tra piccole imbarcazione da turismo e una manciata di barche da pesca e piccoli pescherecci, con la sua spiaggia, i retrostanti campetti sportivi, la zona passeggio e il boschetto che fa da ombra al Circolo Nautico, oggi costituisce un vero e proprio polmone d'aria. E' l'irrinunciabile spazio panoramico di un litorale spiaggioso a forma di spicchio di luna che d'estate scompare, asfissiato da centinaia di ombrelloni appiccicati l'un l'altro come una colonia di gemelli siamesi. La zona del porto, così com'è, è l'equivalente di una bombola d'ossigeno in cinemascope, l'ultima parte libera di un bellissimo litorale che ha già dato tutto se stesso ad un turismo mdello famiglia che, di rimando, ha pagato profumatamente e continua a pagare.

A San Vito Lo Capo non si viene per caso. E due anni fa lo hanno capito anche i Master and Commander della Marina Bay srl di Trapani. Con la differenza che non sono venuti per godere, ma per occupare.


(fine prima puntata di tre)
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