Merate: incontro sui vaccini e sui falsi miti col dottor Giuffrè e la dottoressa Vertova

banner bperegoospedaledesktop-68949.gif
Nei giorni scorsi l'Associazione culturale La Semina ha proposto una serata per fare chiarezza su uno dei temi forse più dibattuti negli ultimi anni: "L'importanza di vaccinarsi". Autorevole opinione al riguardo quella del Dott. Ugo Giuffrè, invitato nella Sala Rossa delle Scuole Medie di via Manzoni a presentare i motivi per cui una corretta profilassi sia necessaria. Medico Vaccinatore dal 2013 presso il Dipartimento di Prevenzione di Legnano prima, e dal 2017 al Servizio Vaccinazioni dell'Ospedale locale, il dott. Giuffrè ha dedicato tutta la propria vita professionale alla Sanità Pubblica, fino ad arrivare nel 2010 a rivestire una posizione di comando nel Ministero della Salute.

"Ai miei tempi la mamma ci portava dal cugino con il morbillo... e siamo cresciuti lo stesso" è una delle frasi con cui il dott. Giuffrè si deve spesso confrontare, merito di un'idea quasi mitica delle epoche precedenti, più "naturali" e che rievocano quella che si può definire una "medicina fai da te". Per rispondere a questo tipo di mentalità il medico ha portato un semplice numero: "nel 1917 i morti per la Prima Guerra Mondiale sono stati 15-16 milioni, quelli per la spagnola 19 milioni".
E dato che "i numeri hanno sempre ragione" il Dott. Giuffrè ha voluto fare un'analisi dei costi-benefici del vaccinarsi: "Bisogna innanzitutto distinguere fra situazioni temporaneamente successive ed effetti collaterali veri. Altrimenti nell'auto-raccontarsi si innestano dei falsi miti". Certamente fa notizia il caso di chi, dopo avere ricevuto un vaccino, presenta danni seri alla salute, ma "bisogna confrontare i numeri" ha affermato il medico vaccinista "bisogna confrontarsi con ciò che poteva essere, facendo un calcolo di probabilità". A supporto di quanto detto ha portato all'attenzione del pubblico il rapporto pubblicato dall'Agenzia Italiana del Farmaco lo scorso anno: in Italia sono state somministrate poco meno di 18 milioni di dosi di vaccini. In seguito a queste sono state contate 5.536 segnalazioni di effetti collaterali. L'AIFA ha quindi stimato l'esistenza di 31 casi di reazioni avverse lievi su 100.000 somministrazioni e solo 3 segnalazioni di reazioni avverse gravi ogni 100.000 dosi di vaccini. Nessun decesso – in extremis - sarebbe stato causato da un vaccino.


Il dott. Giuffrè ha quindi rivolto alcune battute al movimento di genitori no-vax, che per varie ragioni non vogliono somministrare vaccini ai propri figli: "mi dà molta tristezza pensare che un bambino di pochi mesi debba avere un rappresentante di sè stesso e che possa capitargli qualcuno che non crede a quelli che sono i dettami regolamentati dai calendari vaccinali".
Forse è un problema proprio di questa società, ha proseguito, dove si è abituati a vivere nel benessere. Ci sembrano così lontani quei tempi in cui i vaccini hanno davvero rappresentato un'ancora di salvezza per intere generazioni... eppure basti pensare che l'emergenza poliomielite faceva tremare il mondo intero solo 70 anni fa: "Non abbiamo nessuna capacità di immaginare il "SE": solo con la campagna di eradicazione del morbillo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato 21 milioni di morti evitate". Forse, ancora, il problema risiede nella poca fiducia posta nella figura del medico, messo in ginocchio da "falsi miti" in circolazione e diffusi troppo facilmente dalla rete. "Il medico è un mediatore, traduttore, un facilitatore. Non è un nemico saccente" ha insistito il dottor Giuffrè, che ha invitato i pazienti a non dare credito a tutte le notizie con cui si viene in contatto, ma di informarsi presso il proprio medico, che potrà confermare o smentire "Se non ci fidiamo più diventa una vitaccia. È giusto avere un dubbio, ma un dubbio costruttivo. Quando si va incontro ad affermazioni certe diventa difficile".
Dati rincuoranti per le coperture vaccinali sul nostro territorio sono invece stati proposti dalla dott.ssa Anna Vertova, medico Vaccinatore responsabile per la Provincia di Lecco. In particolare la dottoressa si è concentrata sulle vaccinazioni in età pediatrica: nei primi 24 mesi di vita l'ASST di Lecco registra circa il 95% di copertura per tutte le vaccinazioni cosiddette "dell'obbligo" e "consigliate", numeri che si discostano in maniera positiva rispetto a medie regionali e nazionali.

A tale proposito la dottoressa ha voluto esprimere un proprio pensiero: "Ci sono tanti motivi per cui alcuni vaccini sono stati dichiarati obbligatori ed altri no, ma la cultura sanitaria dovrebbe portare a non aver bisogno di vaccinazioni obbligatorie. Per noi la legge sull'obbligo è stato utile, ma culturalmente è stato un passo all'indietro: il diritto alla salute è stato trasformato un obbligo" Andando avanti con l'età del bambino si nota nel genitore -purtroppo- una "fuga" nei richiami: si supera di poco il 90% di copertura nelle chiamate per i 5 anni. Infine rispettivamente l'83% della popolazione femminile e l'80% di quella maschile viene vaccinata contro il papilloma virus allo scattare dei 12 anni, mentre si vaccina ancora l'83% dei 15enni, con cui termina l'età pediatrica.
La dottoressa Vertova, soddisfatta dei risultati mostrati, è tuttavia determinata a fare di più soprattutto per le ultime fasce d'età: "Non ci arrendiamo tanto facilmente e di inviti ne mandiamo davvero tanti". A conclusione dell'incontro si è dato spazio alle domande, ma soprattutto a idee e proposte per arrivare ad una più consapevole educazione sanitaria.
F.F.

Associazioni correlate

Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.