Merate: con la 'Semina', il genio vinciano visto come un filosofo che influenza l'arte

Le opere e le idee di Leonardo con uno sguardo alla concezione di arte e l'influenza che esse hanno avuto sulla formazione di discipline filosofiche quali l'estetica. E' con questo approccio che la professoressa Caterina Gabrielli ha affrontato la figura del genio vinciano nella serata organizzata dalla Semina in auditorium a Merate.

La relatrice Caterina Gabrielli e Maria Teresa Rigato della Semina

L’intervento della professoressa è stato diviso in 3 sezioni: il contesto tra il XV e il XVI secolo, i rapporti storici tra Leonardo e la filosofia e la rilettura in chiave novecentesca delle sue opere. Sempre al centro però, è stato il ruolo attribuito all’arte dagli intellettuali delle varie epoche. A partire da Platone e Aristotele fino Kant e Paul Valéry l’arte è stata interpretata in modo molto diverso, coerente con lo Zeitgeist del tempo. Si può però parlare di un prima e di un dopo Leonardo, poiché il genio vinciano ha introdotto, forse non del tutto consapevolmente, una novità fondamentale.


Con Leonardo, l’arte non è più stata mera rappresentazione della natura, ma una “manipolazione della materia che permette di scoprire le leggi naturali nascoste”. Ha assunto quindi un valore conoscitivo, una scienza della natura tramite la rielaborazione dell'uomo che avvicina le discipline artistiche alla tecnica.

Questa rivoluzione copernicana in tale ambito è avvenuta principalmente grazie al contesto geopolitico e storico in cui si è mosso Leonardo, a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Innanzitutto, il Rinascimento, periodo in cui gli artisti assumono un ruolo sempre più fondamentale nella società e l’arte diventa unione tra cultura umanistica e cultura sperimentale o tecnica. Altrettanto importanti sono le numerose divisioni tra città e regni nel territorio che oggi possiamo chiamare Italia e che hanno contribuito al grande sviluppo di quell'epoca.

Leonardo non è sempre stato considerato come il genio. La sua figura è stata ripresa nell’800 dal romanticismo, in chiave critica, per arrivare fino al '900, in cui ha avuto una seconda importante primavera.
Per la prima volta, Paul Valéry ha riconosciuto a Leonardo la paternità dell’importante cambio di prospettiva sull’arte, ovvero la sua valenza conoscitiva, nella sua opera “Introduzione al metodo di Leonardo”, uno studio approfondito sul “Trattato sulla pittura”. Paul Valéry inoltre, ha posto per la prima volta la domanda da cui è nata la conferenza: Leonardo può essere considerato un filosofo?

La conclusione della professoressa Gabrielli è stata che Leonardo può essere considerato al massimo un quasi filosofo, poiché non rientra nei canoni classici della filosofia che comprendono ad esempio un ruolo predominante attribuito alle arti liberali e la formulazione di sistemi di pensiero elaborati con il linguaggio scritto e verbale. Nonostante questo, però, il lascito di Leonardo è stato fondamentale per la creazione di discipline filosofiche, in primis l’estetica, grazie alla concezione di arte come conoscenza.
Oltre alle sue invenzioni e opere, Leonardo ha lasciato un grande cambio di prospettiva.
In chiusura si è dato spazio ad una interpretazione psicologica del personaggio, secondo alcuni genio incompreso, per altri talento inconsapevole, fino a “Omo sanza lettere”, quasi una rivendicazione della sua diversità. La serata si è conclusa con una breve esposizione delle reinterpretazioni novecentesche delle opere di Leonardo (Duchamp, Warhol) e una analisi dettagliata dell’Ultima cena, seguita dallo spazio dedicato alle domande e al dibattito.
A.Co.

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