Sordità: tutti possono tornare a sentire con ‘l’orecchio bionico’. Importante convegno del Rotary con medici e testimonianze
Una serata di estremo interesse scientifico e sociale quella trascorsa ieri sera al conviviale del Rotary club Merate presso il ristorante Il Lido di Imbersago. Ospiti d’eccezione hanno infatti presentato il tema della sordità e della possibilità di ripristinare l’udito, un argomento che ha tenuto tutti i soci ed i presenti attenti nonostante l’ora tarda.
Il presidente Giuseppe Martinelli "spilla" il nuovo membro Sergio Casati
Prima di iniziare la cena, il presidente Giuseppe Martinelli ha letto ai soci i saluti pervenuti dal Maggiore dei Carabinieri Roberto De Paoli, recentemente trasferito a Macerata, che ha descritto il periodo trascorso a Merate “gratificante dal punto di vista professionale e umano” ed ha ringraziato il Rotary per i momenti di convivialità trascorsi insieme, definendo il club vicino all’arma dei Carabinieri “per la condivisione dei valori unanimi di vicinanza e sostegno alla comunità”.
Ha fatto seguito poi l’ingresso di un nuovo membro nel club, il padernese Sergio Casati che si è detto “onorato di entrare a dare il contributo a questo Club che sostiene continuamente la comunità locale”. Un altro membro del Rotary, il meratese Daniele Bianchi, ha introdotto -al termine della cena- il tema della serata, annunciando gli interventi della moglie Beatrice Cusmai, della dott.ssa Eliana Cristofari, responsabile del dipartimento di audiovestibologia dell’ospedale di Varese e del rettore dell’Università Cattaneo di Castellanza Federico Visconti.
Daniele Bianchi
“Le mie bambine sono nate undici anni fa premature. Vittoria pesava 630 grammi e Sofia era 480 grammi, credo che lei sia ancora la bambina più piccola salvata all’ospedale di Lecco” ha detto il signor Bianchi, “avevano una il 60% di possibilità di sopravvivenza e l’altra circa il 25%. Hanno affrontato tutti i problemi relativi alla prematuri, ma una volta superati abbiamo scoperto che erano sorde. L’ospedale di lecco ci ha detto di rivolgerci ad una struttura di terzo livello, indicandoci di andare ovunque tranne che a Varese. Sarà che noi siamo stati un po’ testardi, ma ci siamo rivolti proprio a quella struttura, capendo che quello era proprio l’unico centro in cui dovevamo recarci”.In quel momento la vita dei due genitori è cambiata, la moglie ha dovuto lasciare il lavoro ed è entrata nel mondo delle associazioni.
Beatrice Cusmai
La parola è poi passata a Beatrice Cusmai, vice presidente di AGUAV (associazione genitori e utenti audiovestibologia di Varese) e membro del consiglio direttivo di EUROCIU (European Association Of Cochlear Implant Users).“I sordi presenti al mondo oggi, secondo i dati dell’OMS dell’anno scorso, sono 466 milioni. Nel 2030 si prevede saranno 630 milioni e nel 2050 probabilmente saranno 900 milioni. Significa che tutti gli Stati devono pensare a prendere dei provvedimenti per gestire questa emergenza” ha detto la signora Cusmai, “in Italia al momento abbiamo tantissimi ospedali che si stanno cingendo nella pratica dell’impanto cocleare, il cosiddetto orecchio bionico, ma non hanno la competenze e la capacità di preparare il cervello a gestire l’impianto. C’è difficoltà a gestire la diagnosi. Se viene identificato questo problema su di un bambino in modo precoce, questi comincia ad andare dal pediatra che forse gli consiglia di andare da un audiologo che forse gli consiglia di vedere un logopedista che forse lo gestisce o gli dice che può aspettare fino ad un anno. Oppure la mamma di questo bambino si sente presa in giro, le viene detto che è una mamma un pochino psicopatica, che il bambino non ha nessun problema”.
La dott.ssa Eliana Cristofari
La bella notizia data successivamente dalla vicepresidente di AGUAV è rappresentata dall’eccellenza dell’equipe della dott.ssa Cristofari dell’Ospedale di Varese, un’eccellenza tutta italiana riconosciuta in Europa. “Un grande esperto del Belgio mi ha detto che Varese è l’unico ospedale in Europa dove si cura la sordità. Noi di AGUAV vogliamo che si cambi l’idea della sordità, che viene vista come una disabilità. La sordità si può superare attraverso la tecnologia e la riabilitazione”.Possono tutti i sordi tornare a sentire? Si. Questa è stata l’affermazione della dott.ssa Cristofari, responsabile del reparto di audiovestibologia di Varese. Una rivelazione quasi scioccante per molti, abituati a pensare al sordo come un soggetto destinato a vivere solo grazie agli occhi e alla lingua dei segni; ed è proprio questa idea sbagliata della sordità che Aguav e l’equipe dell’Ospedale di Varese -a cui si rivolgono soggetti di tutte le età provenienti da tutta Italia e non solo- vogliono sfatare, promuovendo la cultura dell’impianto cocleare.
“Ho l’udito come se avessi 15 anni” ha detto in un video un uomo di 85 anni, sordo grave da diversi anni, in lacrime, “il 30 di luglio ho fatto l’intervento e come per un miracolo ho cominciato a sentire benissimo. Adesso riesco a sentire tutti i suoni, anche il ticchettio dell’orologio di casa che chissà da quanti decenni non riuscivo a sentire”. Questo orecchio bionico è applicabile a tutti quei soggetti affetti da sordità grave che non è possibile aiutare con le protesi: si impianta un elettrodo nella coclea e un recettore sotto pelle, collegati ad un microfono situato dietro l’orecchio. La durata del dispositivo è di circa 30 anni “pensate che il nostro primo bambino, impiantato nel 1992, ha ancora lo stesso orecchio da allora”. L’equipe della dottoressa Cristofari collabora da anni con l’università Cattaneo di Castellanza (VA), ieri sera rappresentata dal rettore Federico Visconti.
Il rettore della LIUC Federico Visconti
“A Castellanza c’è una cultura vicino al mondo industriale e quindi c’è un’idea di concretezza, che abbiamo cercato di dare non solo agli studenti ma anche al mondo della sanità. I miei colleghi di ingegneria hanno un indirizzo che è collegato al management sanitario e al management delle tecnologie in sanità, così che i nostri tirocinanti vanno negli ospedali a portare un contributo di metodo per il buon management di questi reparti ospedalieri. Con l’ospedale di Varese abbiamo anche collaborato per la sensibilizzazione dei problemi di udito per gli anziani che si trovano nelle residenze”.
B.F.