Brivio: viaggio nel disastro (annunciato) di via S. Margherita. 'La situazione fa paura, ci sentiamo come dei terremotati'

Le tappe del calvario sono sancite dalla corrispondenza epistolare con la ditta costruttrice prima, e con l’amministrazione comunale poi. Sono le lettere di una famiglia che allerta dal 2003 chi di competenza sui rischi che si corrono in via Santa Margherita a Brivio, vicino al corso del Bevera. Il complesso immobiliare è composto da 16 abitazioni, ma le più esposte sono le dieci che si affacciano sul torrente e su via dell’Industria, una strada in pendenza verso le villette e priva di tombinature che regimentino le acque meteoriche.

A vederle dall’esterno sono casette graziose, di costruzione relativamente recente (2002), con giardini ordinati, in un’area tranquilla della frazione di Beverate, seppur a breve distanza in linea d’aria dalla provinciale. Smorza però questa prospettiva ottimistica, la battuta sarcastica di una residente: “Le abbiamo ribattezzate le palafitte”. La signora ha passato gli ultimi due giorni a ripulire casa da acqua e dal grosso del fango, a sistemare il disordine causato dalla furia del Bevera. Non sono i soliti 10 centimetri di pozzanghera che arriva alle caviglie. L’allagamento del 22 agosto è stata una vera e propria inondazione senza precedenti. Le tracce dell’umidità sono arrivate fino al primo piano. Man mano che si scendono le scale, i segni tangibili della devastazione sono sempre più palesi, fino ad arrivare al caos del seminterrato.

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Non solo garage e cantine, qui c’erano taverne del tutto abitabili, con tanto di cucine attrezzate, salottini, lavanderie munite di lavatrici ormai destinate alla discarica. Non c’è più nulla di tutto ciò. Per rendere la misura della gravità di quanto accaduto, un’intera parete che divideva i locali di due proprietà differenti è stata abbattuta da un’onda che ha prima sventrato una finestra. I residenti si sono trovati immersi in una situazione apocalittica. La lavatrice è stata scaraventata da una stanza all’altra, un divano è stato ritrovato sopra il tavolo. La libreria è crollata e i documenti, i libri, la collana enciclopedica, i diplomi di laurea conservati con cura si sono inzuppati nell’oceano di oggetti andati in rovina. Un disastro.

“Non ci sogniamo nemmeno di arredare di nuovo la taverna” dichiara il proprietario che ha subito maggiori danni, lo stesso che con la moglie aveva più volte scritto al Comune per sollecitare interventi straordinari. Ha perso un pezzo di casa. Un altro signore testimonia fuori dal parcheggio, dove le auto hanno le portiere spalancate a far asciugare gli interni in attesa del verdetto del meccanico: “Faceva paura, l’altra notte. Entrava acqua dalla cameretta di mia figlia. La situazione è da terremotati”.

Il comparto residenziale si trova al centro di un imbuto. Da una parte c’è il torrente, le cui sponde sono prive di massicciate che limitino le esondazioni; dall’altra c’è una strada senza tombini che termina con un  piazzale sterrato che consente le manovre ai camion delle ditte del posto. L’unica possibilità di sfogo della pioggia è un canale scolmatore su una striscia di terra che il costruttore ha ceduto al Comune. È un fosso poco profondo e poco ampio – a fotografarlo da diverse angolature non si riesce a notare nemmeno il dislivello – che si getta nella roggia del Bevera. Molto probabilmente l’altra notte la cascata di acqua e detriti proveniente da via dell’Industria è stata respinta dal canale scolmatore, alimentato invece da un Bevera in piena.

È evidente che sporadici interventi di manutenzione che i residenti di via Santa Margherita valutano di natura tutt’al più ordinaria non sono sufficienti. Serve invece un piano sistematico e straordinario per una regimentazione delle acque. Il fosso andrebbe ampliato e le sponde della roggia non possono esaurirsi sullo stesso piano dell’erba. Andrebbero erette delle massicciate contenitive, prima che le barricate le facciano i residenti fuori dal Comune. Cittadini che si sentono lasciati soli. Per due giorni l’isola ecologica è rimasta chiusa, forse perché allagata anche quella. Per smaltire il materiale straordinario da buttare i cittadini ieri sono dovuti andare a Calco, mentre gli uffici comunali di Brivio hanno risposto che da oggi si possono recare, ma che il singolo furgoncino rigorosamente intestato a un briviese può svolgere al massimo due viaggi al giorno in discarica.

Unico aspetto positivo in questa vicenda è il mutuo aiuto tra vicini. Chi è stato meno danneggiato ha prestato una mano ai più colpiti e anche i bambini hanno rimboccato le maniche aiutando i genitori e, tra una battuta e l’altra, hanno alleggerito la tensione e la preoccupazione.
Marco Pessina
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