Merate: al processo per i lavori al Mandic, l'architetto Rigat nega categoricamente di aver ricevuto denaro
"Nel rugby americano c'è il quarterback che va avanti con la palla con gli altri giocatori che lo proteggono. Bene, loro dovranno tirare via tutti i problemi. Io sono invece il quarterback che porta avanti la palla, dovendo decidere poi a chi passarla" così il 14 luglio 2011 a Merate all'allora direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Lecco Mauro Lovisari aveva presentato ai primari del Mandic gli architetti Michele Rigat, nuovo responsabile del settore tecnico patrimoniale e il suo collaboratore Gianni Mangolini, assicurando che i lavori in corso presso il nosocomio di via Cerri non avrebbero subito ulteriori ritardi e rassicurando sulla sua volontà di non chiudere il presidio bensì di rafforzarlo.
Ebbene, quello stesso Michele Rigat, quest'oggi è stato chiamato a rendere esame dinnanzi al collegio giudicante del Tribunale di Lecco nell'ambito del procedimento penale che lo vede accusato di corruzione in relazione all'appalto per l'ammodernamento del padiglione Rusca-Terzaghi congiuntamente all'imprenditore Giovanni Castelli di Sannazzaro e ai collaboratori di quest'ultimo Patrizio Zoaldi, Maria Lia Gusmeroli (segretaria) e Marco Fascendini (capocantiere). A giudizio altresì ulteriori cinque titolari di aziende nel campo edile - Maurizio Quadrio, Gianguido Marzoli, Claudio Redaelli e Mauro Meraviglia - tacciati invece di turbativa d'asta, per una seconda vicenda sempre ambientata tra le mura dell'ospedale meratese e più precisamente la così detta "garetta 5", ovvero l'affidamento in somma urgenza di ulteriori interventi.
Rispondendo alle domande dell'avvocato Panciroli, suo difensore, l'architetto Rigat ha cercato di allontanare da sé qualsiasi addebito sia in riferimento alle "bustarelle" che - stando all'impianto accusatorio - avrebbe intascato dalla società affidataria dei lavori sul Rusca-Terzaghi sia in relazione ai - conseguenti, secondo l'accusa - presunti atti contrari ai doveri d'ufficio in relazione alla non contestazione di ritardi in capo all'impresa e alla non applicazione delle connesse penali.
"Tutti mi conoscono come una persona corretta" ha sostenuto respingendo l'accusa di aver ricevuto del denaro da Castelli per il tramite di Zoaldi e/o Fascendini. "Non ho mai avuto nemmeno offerta" ha ribadito, evidenziando di far parte di una famiglia con una "grandissima tradizione sociale" e ribadendo di essere stato assunto dall'AO di Lecco dopo aver maturato lunga esperienza in studi privati del settore per occuparsi in via prevalente del Manzoni e dell'Umberto I di Bellano salvo poi finire per essere il Rup - responsabile unico del procedimento - anche dei lavori al Mandic, un ospedale che a suo giudizio ("per la mia formazione e esperienza") non meritava nemmeno di essere implementato vista la vicinanza con il presidio del capoluogo e con il nuovo nosocomio di Vimercate.
Secondo quanto illustrato in Aula, dunque, a Merate si sarebbe trovato a gestire un appalto progettato da altri, con il timore "che un progetto nato zoppo poi si incastrasse", potendo però contare su un staff in loco di professionisti che, ha escluso, possano essere stati i destinatari di quel contante che, secondo gli inquirenti, è stato versato dalla Castelli per il cantiere del Rusca-Terzaghi.
"Vi pare che io vada a compromettere la mia reputazione per importi ridicoli?" ha affermato, poi, in relazione a sé. 5.000 euro, stando alla Finanza la prima tranche percepita. 4.000 euro la seconda dazione. Altri 5.000 euro, poi, per la garetta 5, sulla quale questa mattina hanno avuto la possibilità di disquisire anche gli imprenditori Claudio Redaelli e Mauro Meraviglia, a giudizio per una supposta turbativa d'asta, volta a favorire la Castelli nell'aggiudicazione anche di quel mini-lotto di ristrutturazioni. Il primo, legale rappresentante della Redaelli Francesco, incalzato dalle domande del difensore - il penalista lecchese Stefano Pelizzari - ha spiegato di essere stato invitato alla gara senza poi presentare un'offerta in quanto la sua impresa non si occupa di tetti bensì principalmente di asfalti e acquedotti. Ha altresì aggiunto di non aver ricevuto alcuna richiesta e/o indicazione da terzi, precisando di essere venuto a conoscenza dell'accusa mossa a suo carico solo alla chiusura delle indagini e di essersi arrabbiato con il conoscente che - dagli atti - parrebbe aver fatto il suo nome (a sua insaputa) per la definizione degli invitati alla procedura competitiva.
Mauro Meraviglia è l'unico dei "concorrenti" ad aver presentato - oltre alla società riconducibile al Castelli - un'offerta con un ribasso dell'2.8%, superato dall'unico altro competitor e a detta della Procura - citando una intercettazione telefonica - concordato deliberatamente con lo stesso. L'imprenditore, al tempo presidente dei giovani costruttori di ANCE Lombardia, ha invece sostenuto - seguito il discorso scalettato dai quesiti degli avvocati Vitali e Bartoli che lo assistono - di avere avuto del vero interesse per quei lavori a Merate, ammettendo contatti con Castelli ma solo per chiedere allo stesso, visto che già era impegnato sul cantiere del Mandic, la possibilità di subappaltare poi alla sua ditta parte delle opere, senza sapere che lo stesso invece stava partecipando anche a quella gara.
Nessuno degli altri imputati ha sfruttato, quest'oggi, la possibilità di essere escusso. Il processo riprenderà ora il 22 luglio con i primi testi delle difese con ulteriori sedute già fissate anche per il 21 novembre e il 19 dicembre, quando è prevista la discussione del PM per poi rimandare le arringhe al nuovo anno.

Michele Rigat
Rispondendo alle domande dell'avvocato Panciroli, suo difensore, l'architetto Rigat ha cercato di allontanare da sé qualsiasi addebito sia in riferimento alle "bustarelle" che - stando all'impianto accusatorio - avrebbe intascato dalla società affidataria dei lavori sul Rusca-Terzaghi sia in relazione ai - conseguenti, secondo l'accusa - presunti atti contrari ai doveri d'ufficio in relazione alla non contestazione di ritardi in capo all'impresa e alla non applicazione delle connesse penali.
"Tutti mi conoscono come una persona corretta" ha sostenuto respingendo l'accusa di aver ricevuto del denaro da Castelli per il tramite di Zoaldi e/o Fascendini. "Non ho mai avuto nemmeno offerta" ha ribadito, evidenziando di far parte di una famiglia con una "grandissima tradizione sociale" e ribadendo di essere stato assunto dall'AO di Lecco dopo aver maturato lunga esperienza in studi privati del settore per occuparsi in via prevalente del Manzoni e dell'Umberto I di Bellano salvo poi finire per essere il Rup - responsabile unico del procedimento - anche dei lavori al Mandic, un ospedale che a suo giudizio ("per la mia formazione e esperienza") non meritava nemmeno di essere implementato vista la vicinanza con il presidio del capoluogo e con il nuovo nosocomio di Vimercate.
Secondo quanto illustrato in Aula, dunque, a Merate si sarebbe trovato a gestire un appalto progettato da altri, con il timore "che un progetto nato zoppo poi si incastrasse", potendo però contare su un staff in loco di professionisti che, ha escluso, possano essere stati i destinatari di quel contante che, secondo gli inquirenti, è stato versato dalla Castelli per il cantiere del Rusca-Terzaghi.
"Vi pare che io vada a compromettere la mia reputazione per importi ridicoli?" ha affermato, poi, in relazione a sé. 5.000 euro, stando alla Finanza la prima tranche percepita. 4.000 euro la seconda dazione. Altri 5.000 euro, poi, per la garetta 5, sulla quale questa mattina hanno avuto la possibilità di disquisire anche gli imprenditori Claudio Redaelli e Mauro Meraviglia, a giudizio per una supposta turbativa d'asta, volta a favorire la Castelli nell'aggiudicazione anche di quel mini-lotto di ristrutturazioni. Il primo, legale rappresentante della Redaelli Francesco, incalzato dalle domande del difensore - il penalista lecchese Stefano Pelizzari - ha spiegato di essere stato invitato alla gara senza poi presentare un'offerta in quanto la sua impresa non si occupa di tetti bensì principalmente di asfalti e acquedotti. Ha altresì aggiunto di non aver ricevuto alcuna richiesta e/o indicazione da terzi, precisando di essere venuto a conoscenza dell'accusa mossa a suo carico solo alla chiusura delle indagini e di essersi arrabbiato con il conoscente che - dagli atti - parrebbe aver fatto il suo nome (a sua insaputa) per la definizione degli invitati alla procedura competitiva.
Mauro Meraviglia è l'unico dei "concorrenti" ad aver presentato - oltre alla società riconducibile al Castelli - un'offerta con un ribasso dell'2.8%, superato dall'unico altro competitor e a detta della Procura - citando una intercettazione telefonica - concordato deliberatamente con lo stesso. L'imprenditore, al tempo presidente dei giovani costruttori di ANCE Lombardia, ha invece sostenuto - seguito il discorso scalettato dai quesiti degli avvocati Vitali e Bartoli che lo assistono - di avere avuto del vero interesse per quei lavori a Merate, ammettendo contatti con Castelli ma solo per chiedere allo stesso, visto che già era impegnato sul cantiere del Mandic, la possibilità di subappaltare poi alla sua ditta parte delle opere, senza sapere che lo stesso invece stava partecipando anche a quella gara.
Nessuno degli altri imputati ha sfruttato, quest'oggi, la possibilità di essere escusso. Il processo riprenderà ora il 22 luglio con i primi testi delle difese con ulteriori sedute già fissate anche per il 21 novembre e il 19 dicembre, quando è prevista la discussione del PM per poi rimandare le arringhe al nuovo anno.
A. M.