Quanta tristezza suscitano i manifesti pubblicitari affissi negli Ospedali

Come non dar ragione al sociologo Bauman, con la sua metafora, ormai famosa, che viviamo in una società liquida, quindi di sentimenti liquidi, di emozioni liquide, di accoglienza liquida, di assistenza liquida, di sanità liquida; oppure, uscendo o entrando negli ospedali come non prendere in considerazione la metafora di soggetto post traumatico di Slavoj Zizek filosofo e psicoanalista. Nei posti di cura si è assaliti da immagini, frasi, manifesti che reclamizzano biscotti, pannolini, creme, patate...La dimensione della pubblicità ipersimbolica delle merci si è imposta con un'energia predatoria che, ormai, la dimensione del rispetto della sofferenza è stata completamente derubricata dell'esistere sociale. Persone con tumore, con traumi fisici, psichici, affettivi di qualsiasi natura sono costrette a sottoporsi ad essere guardate e guardare involontariamente pubblicità. In quel luogo, appena entri all'interno di un reparto, di una sala di attesa l'angoscia ti assale, ti assilla, e sei avvolto dalle ansie, dalle paure ed è proprio in quei momenti che l'ombra della fragilità dell'essere si materializza. In quei momenti sai di essere un precario per definizione: il tuo sentimento si scontra con quelle immagini pubblicitarie e ti senti offeso, perché ti accorgi che sei considerato meno di niente. Avresti bisogno soltanto di un momento di silenzio, di riflessione, di sussurrare parole tenute nella tasca segreta della tua valigia di viaggiatore terreno. Invece, per far finta di confondere le acque della fragilità dell'esistere, ti scaricano addosso migliaia di suoni, stimoli visivi, rumori e poi rumori che determinano uno stato di confusione subliminale funzionale a fare passare dei messaggi mercificanti proprio nel momento in cui stai vivendo un trauma psichico o umano. Ma, anche il traumatizzato, con un minimo di lucidità necessaria si domanda: quei manifesti come stanno in rapporto alla disciplina della pubblicità e delle affissioni e per l'applicazione dell'imposta sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni ? L' Ente Locale, in base alla legislazione vigente prevede il presupposto dell'imposta e stabilisce un regolamento per quanto riguarda la modalità della pubblicità e dell'affissione. A parte tutto ciò, all'Ente Comunale, oltre a porsi qualche domanda sull'opportunità dell'esistenza di quella pubblicità impropria , nelle casse comunali giunge qualcosa o no ? In sostanza, a parte la discutibilità di imbrattare gli ospedali con manifesti pubblicitari per ricavare dei quattrini, che non risolvono le problematiche della sanità, ciò che emergere è lo stato confusionale strategico della gestione; si è passati in pochi anni da una gestione in bianco e nero della vita ospedaliera a una gestione colorata; tutto ciò assomiglia alle tavole di un test psicologico che serve per diagnosticare lo stato del disturbo del soggetto. L'eccessività degli stimoli, dei colori indicano uno stato di confusione, di onnipotenza e di narcisismo. Al posto di sviluppare delle strategie di accoglienza ben strutturata e non sporadica di come trattenere gli ospiti ospedalizzati - non sono ospiti ma coinquilini di un palazzo comune dove è designato un amministratore - , si cerca di ricavare dei vantaggi economici dalla condizione di inabilità sociale della persona. Il coinquilino, che paga l'amministratore, che paga le tasse, che è compartecipe della cosa pubblica, forse non condivide questa scelta, forse si sente disturbato, forse chiede altro. E' profondamente paradossale, umiliante avere il mal di pancia e vedersi davanti agli occhi la pubblicità della pomata per …: che tristezza.
dott. Enrico Magni
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