Milano: la Via Crucis di Dolores Previtali

Inaugurazione alle 12 di oggi, mercoledì 6 marzo, a Milano per la Via Crucis che Dolores Previtali, ha scolpito per la Pasqua. Per l’intera quaresima le 14 stazioni rimarranno esposte nella cappella dell'Università Cattolica di Milano. In Brianza erano state accolte nel dicembre 2015 a Merate e nel marzo 2017 a La Valletta. Non solo. Martedì 12 marzo l’artista incontrerà gli studenti dell’ateneo milanese.

La storia artistica di Dolores, amica di Alda Merini, comincia più di trent'anni fa con un incontro; quello con Antonio Manzoni, pittore noto tra le avanguardie degli anni settanta. "Disegnare mi è sempre piaciuto - ricorda la Previtali - alle elementari di Calusco d'Adda, le maestre dicevano che avevo talento. Lavoravo in fabbrica; a vent'anni mi sposai". Durante il giorno Dolores è al banco della Gelateria Spini. Nasce un bambino, Roberto, che morirà dopo diciotto giorni. "Fu in quei mesi che ricominciai a disegnare - racconta l'artista - soldi ce n'erano pochi. Dipingevo sui cartoncini delle calze; sterpi, boschi, figure. Cominciai con le tele. La svolta arrivò con Antonio Manzoni. Veniva in gelateria. Lo invitammo a cena. "Hai del talento" disse guardando i miei lavori. "Dipingevo con molto colore, a volte direttamente con le mani. Come lui avevo bisogno di modellare la materia. Fu Manzoni ad indicarmi quella che sarebbe diventata la mia strada. Un giorno arrivò con un blocco di creta. "Prova con questa" mi disse. Da quel momento la scultura è diventata la mia vita. Il tema è sempre lo stesso: l'uomo e le sue sofferenze".

Sono gli uomini sottili, filiformi, col viso segnato dalla sofferenza. Sul corpo, un taglio, ad indicare dolore e lacerazione. Qualcuno la avvicina a Giacometti ."Non sapevo nemmeno chi fosse - sottolinea l'artista - per me quella fila di uomini, era solo il modo che avevo trovato per esprimere quello che sentivo". Nascono due figli, Gloria e Roberto, ma la passione per la scultura è inarrestabile. Le propongono una mostra e lei sceglie una location che le ricorda la sua infanzia: la chiesa sconsacrata di Calusco. Il successo è immediato. Da quel momento Dolores non si fermerà più. Ogni momento libero lo vive tra le mura del suo studio-laboratorio. Qui disegna e crea le sue opere. Le figure si allargano, ma contemporanemente si spezzano, quasi ad indicare un dolore che diventa ogni giorno più grande. "Come quello della Passione" conclude Dolores.
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