Merate ha il primato per presenza amianto nel bacino di ATS. Cause e rimedi spiegati dagli esperti nel convegno ''5 Stelle''
Più di 25 anni sono trascorsi da quando l'Italia, con la Legge n. 257, qualificò l'amianto come materiale dannoso per la salute delle persone. Parecchio lavoro è già stato svolto da allora, ma non è che una minima parte di quanto ce n'è ancora da fare. Città come Merate, prima di due province (Monza e Lecco) per superficie realizzata in parte e dunque ricoperta di quel ''veleno'' (158.420 m2, stando ai dati di ATS Brianza), dove persino al ''suo'' ospedale manca di rimuovere una tettoia potenzialmente pericolosa, ancora non ha nemmeno uno sportello amianto che si rivolga a cittadini e imprese che vorrebbero bonificare i loro immobili ma non sanno dove reperire le informazioni utili.
Eppure, non molto lontano dal Municipio di Piazza degli Eroi c'è un Comune, Olgiate, dove già da un paio di anni - grazie anche ad un comitato cittadino - uno sportello simile c'è e funziona. Perciò, data la portata del problema, impossibile da continuare ad ignorare, gli esponenti meratesi del Movimento 5 Stelle hanno organizzato un convegno nella serata di giovedì 7 febbraio nel quale ha invitato a parlare cinque persone che il tema, per un motivo o per l'altro, lo masticano da anni. Il primo ad intervenire nella sala civica F.lli Cernuschi di Viale Lombardia, presentato come tutti gli ospiti dal giornalista Angelo Baiguini, moderatore della serata, è stato il dr. Roberto Agnesi, responsabile UDC del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell'ATS Brianza, ovvero chi ha mostrato i dati allarmanti che riguardano Merate.
Angelo Baiguini, moderatore della serata
Oltre al primo posto per presenza di amianto nell'ambito dell'ATS, il dr. Agnesi ha spiegato che la città detiene anche il 13° posto per numero di denunce avanzate da privati o imprese nei confronti dei loro immobili. Sono state 367 fin'ora, ha spiegato, di cui la maggior parte (349) riguardanti pareti o pannelli realizzati in cemento-amianto. Il dr. Agnesi si è soffermato soprattutto nel descrivere con precisione il materiale, la sua conformazione, quello che era il suo utilizzo, dichiarando che ciò di cui dovremmo veramente preoccuparci sono non tanto le coperture di eternit (che poi non è altro che fibrocemento prodotto da un'azienda omonima, che ne dà il nome) ben coibentate, ma piuttosto tutte quelle porzioni di amianto friabile a cielo aperto, quelle che provocano a dispersione nell'ambiente delle microparticelle che sono poi alla base di malattie quali mesoteliomi e carcinomi polmonari.
Dr. Roberto Agnesi, responsabile UDC del Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell'ATS Brianza
''Dobbiamo renderci conto - ha spiegato - che le coperture più giovani di amianto hanno 35 anni. Trovarne in buono stato è perciò molto raro''. Nell'ambito dell'ATS Brianza, ha quindi chiarito l'esperto, ad oggi risultano ben 20.073 strutture dichiarate con presenza di materiali pericolosi, in parte già bonificate e suddivise in 8.085 in provincia di Lecco e 11.988 in provincia di Monza. ''Osservando i grafici - ha spiegato - notiamo che il picco di notifiche è arrivato con le modifiche del 2012 alla Legge Regionale 17/03, dove si è cercato di accelerare il processo di censimento. Come ATS abbiamo sempre garantito la disponibilità per l'effettuazione di sopralluoghi e formulazione dei cosiddetti Indici di Degrado su aree industriali dismesse''.
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Qui il dr. Agnesi ha fatto cenno ai casi Leuci di Lecco e Trafilerie Brambilla di Calolziocorte. La d.ssa Vanda Berna, direttrice del dipartimento provinciale di ARPA Lombardia per Lecco e Sondrio, intervenuta subito dopo, ha dapprima voluto ordinare quelle che nel tempo sono state le tappe fondamentali per una presa di coscienza del problema da parte delle istituzioni e del territorio.
D.ssa Vanda Berna, Direttore del dipartimento provinciale di ARPA Lombardia per Lecco e Sondrio
L'amianto, ha spiegato, viene messo bando per la prima volta nel 1992 con la Legge n 257. Nel 1995 la Regione approva per la prima volta un piano per la sua rimozione (è il DGR n. 4/2490) ma solo nel 2003 ne vengono fissate le norme per il risanamento, la bonifica e lo smaltimento e ne prevede la mappatura. Il 2005 è l'anno in cui la Regione approva il Piano Regionale Amianto della Lombardia (PRAL). ''ARPA entra in scena nel 2007 con la prima mappatura - ha spiegato la d.ssa - che successivamente viene aggiornata prima nel 2012 e poi anche estesa nel 2019''. Con questo lavoro svolto finora, ARPA è riuscita a scansionare le aree del bacino settentrionale dell'Olona (verso Varese), il corridoio autostradale Milano-Brescia, la Valcamonica e la Valtrompia (zone dove storicamente avevano sede delle cave amiantifere).
La d.ssa Berna, prima di concedere la parola all'ospite successivo, ha quindi pronosticato l'anno in cui la Lombardia potrà finalmente liberarsi del suo ''cancro''. ''Stante il trend tutto sommato positivo che abbiamo osservato in questi anni di rimozione e smaltimento, secondo un'analisi statistica è prevedibile che entro il 2035 tutte le coperture in amianto monitorate fino ad oggi saranno rimosse''. E' stato quindi il turno di Cinzia Manzoni, presidente di ''Gruppo Aiuto Mesotellioma'', associazione che riunisce decine di parenti di persone colpite da malattie derivanti dall'inalazione di fibre d'amianto ma anche chi più semplicemente è sensibile al tema e si mette a disposizione della comunità per fornire a ciascuno informazioni utili per prevenire l'espandersi del problema. ''Prima che mio papà si ammalasse di mesotelioma non sapevo nemmeno che l'amianto fosse così pericoloso'' ha commentato. ''Purtroppo ancora non c'è una cura per questa malattia e chi la contrae non ha aimè molte speranze. La Lombardia non è una regione troppo felice in fatto di presenza amianto, come abbiamo appena sentito. Di conseguenza il numero di morti per casi di mesotelioma sono tutt'altro che positivi''.
Il sodalizio stima che le persone scomparse per il cancro derivante da inalazione di amianto (la dottoressa Silvia Villa, al termine della serata, ha spiegato come si distinguono queste patologie tra loro) sono più di 11.200. ''Ed è come se in Lombardia avessimo ancora un grattacielo di 13 piani pieno di amianto'' ha proseguito Manzoni. La nostra associazione si impegna per la rimozione di tutto ciò. Abbiamo uno sportello amianto a Lecco nato grazie alla collaborazione con gli uffici e i tecnici comunali dove ci facciamo tramite con i cittadini, i quali rivolgendosi a noi che abbiamo provato sulla nostra pelle che cosa comporta il rischio amianto, vengono più volentieri''.
Cinzia Manzoni, presidente Associazione ''Gruppo Aiuto Mesotellioma''
L'intervento del presidente dello Sportello Nazionale Amianto, Fabrizio Protti, è servito invece a far luce sui metodi più efficaci a disposizione degli enti per ottenere una mappatura precisa e fedele di tutto l'amianto presente in Italia, ma anche a capire a che punto è il Paese nel processo di smaltimento del problema. Protti ha parlato dello sforzo compiuto dall'istituzione che dirige nell'incrociare i dati raccolti negli anni da tutte le ATS, quelle che si sono rese disponibili a divulgarli, e del supporto che fornisce al cittadino attraverso i suoi portali.
Fabrizio Protti, presidente nazionale Sportello Amianto
Poi ha aggiunto che, tuttavia, il problema fino ad oggi è sempre stato il linguaggio che si è usato per comunicare che l'amianto rappresenta una problema, o per non comunicare dei diversi incentivi che andrebbero in soccorso di chi deve smaltire alcuni metri quadrati di copertura pericolosa. Infine, si diceva, l'intervento della dottoressa Villa, ormai ex oncologa dell'ASST di Lecco perché da poco andata in pensione. Grazie alla sua illustrazione, il pubblico riunito in sala civica ha potuto e fare una distinzione chiara, una volta per tutte, tra placche pleuriche, asbestosi, carcinoma polmonare e mesotelioma, le principali patologie da amianto.
D.ssa Silvia Villa, oncologa presso l'Ospedale Mandic di Merate e il Manzoni di Lecco
A.S.