La parrocchia di Santo Stefano a Novate ha riabbracciato questa mattina don Marino Rossi, amministratore parrocchiale dal 2008 al 2016, per festeggiare i suoi 50 anni al servizio della Chiesa. Ad accoglierlo una chiesa gremita, colma di tanti fedeli che hanno accolto nuovamente il pastore che per quasi un decennio li ha accompagnati.
Don Eugenio
Don Marino
La funzione è stata concelebrata con l'attuale parroco di Novate, don Eugenio Folcio; i due preti, come confidato a fine messa da don Marino, si conoscevano già dai tempi in cui don Eugenio si trovava a Robbiate: "venivo sempre nella tua chiesa a sentire i concerti" ha detto don Marino. Su un volantino distribuito all'interno della chiesa, i parrocchiani hanno potuto leggere gli auguri e i pensieri di persone che hanno vissuto a stretto contatto con don Marino. Questa la presentazione fatta da don Ambrogio: "un prete non va mai in pensione.
Come un papà ed una mamma. Come i nonni. Si, vanno in pensione per lo stato e la previdenza sociale, ma non per i loro cari e le loro famiglie. Anzi: anche dell'età matura continuano ancora la loro opera educativa con i nipoti. Così don Marino Rossi, nostro parrocchiano. Allo scadere dei 75 anni (l'età in cui il prete "va in pensione") è ritornato nella sua Gorgonzola dove era diventato prete 50 anni fa e ha ricominciato un altro tipo di servizio sacerdotale: con minori responsabilità ma con lo stesso impegno sacerdotale di tutta la sua vita. A lui dedichiamo queste pagine e le progiamo alla cittadinanza tutta perchè so unisca alla voce della Chiesa che benedice Dio per il dono del sacerdozio e del sacerdote e che ringrazia don Marino della Grazia di Dio che invoca su ogni cristiano. Altri, che l'hanno conosciuto, saranno in queste pagine più esaustivi: io voglio solo accennare a ciò che è il Sacerdote, usando le parole della Messa: "Tu, o Signore, scegli e costituisci i dispensatori dei sacri Misteri perchè in ogni parte della terra sia offerto il Sacrificio perfetto e con la Parola ed i Sacramenti sia edificata la Chiesa". Grazie, don Marino che continui con gioiosa disponibilità ad essere e fare il Sacerdote per noi".
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Così poi ha continuato Mons. Erminio Villa: "esprimo con queste due immagini evangeliche la lunga storia sacerdotale di don Marino, da 50 anni ministro di Dio; infatti la vita dei cristiani -e a maggior ragione quella dei preti, che di Cristo incarnano lo stile del pastore- deve essere un invito rivolto a tutti a "gustare" e "vedere" com'è buono il Signore e quanto è "beato" chi confida in Lui. Illuminare e insaporire sono due modi simbolici di sintetizzare l'opera di evangelizzazione della Chiesa e, in primis, dei consacrati. La stoffa del maestro don Marino l'ha mostrata fin dall'inizio: nello zelo per le cose di Dio, nella capacità di introdurre ai divini misteri con facilità di linguaggio e fine tratto di umanità, nell'arte di ben celebrare portando nella liturgia le esperienze liete e tristi della vita e trovando per ciascuna di esse come per ogni penitente la parola buona, ispirata dallo Spirito. Che fosse un sacerdote ricco di saperi lo conferma la vivacità della sua testimonianza, che si è espressa dapprima nel servizio dei ragazzi in oratorio, poi nelle parrocchie di cui è stato parroco e ancor più nella funzione di decano, segno dell'unità di un presbiterio, promotore di una comune azione pastorale in un momento di grandi trasformazioni per la Chiesa e per il mondo.
Ed ora, che è tornato al paese da cui è partito nel lontano 1968, si ritrova sgravato da responsabilità dirette, ancor più libero e lieto di rendersi utile alla comunità che lo accoglie come fratello e lo apprezza come dono. Auguri, don Marino, per questa ulteriore stagione che il Signore ti concede, rinnovandoti la gioia di essere strumento della sua grazia, servo per amore, sacerdote per sempre!". E ancora Cecilia, dalla parrocchia di Calco: "mi hanno chiesto di scrivere un pensiero per festeggiare 50 anni di sacerdozio di don Marino. Ho accolto l'invito con gioia e sono stata ben contenta di ricordare e riportare tutto quello che don Marino ha fatto e quello che è stato per la parrocchia San Vigilio a Calco per ben 18 anni -dal febbraio 1990 a fine agosto del 2008. Innanzitutto mi ricorderò sempre la sua passione per la musica e il canto; quale responsabile del gruppo liturgico e maestra del coro, mi ha sempre incitato ad animare la liturgia con coraggio, passione, preparazione e devozione. È sempre stato vicino ai suoi parrocchiani sia nei momenti felici, ha sempre fatto diversi pellegrinaggi, partecipava alle varie manifestazioni socio culturali, che nei momenti tristi -presente nelle difficoltà e con un'attenzione particolare agli ammalati, a tal punto che visitava i suoi ex parrocchiani di Calco all'ospedale di Merate anche quando era diventato parroco a Novate. Come poi non ricordare le innumerevoli opere fatte. La parrocchia era un cantiere sempre aperto: il nuovo altare in marmo, il restauro della Cappella di Sant'Agostino, la ristrutturazione del salone cinema-teatro, il nuovo pavimento in chiesa, il restauro dell'organo Serassi, le nuove vetrate della chiesa, l'inaugurazione del centro anziani, l'inaugurazione dei nuovi spogliatoi ecc. A nome di tutta la comunità di Calco: grazie Signore per averci donato don Marino che resterà per sempre nei nostri cuori". E poi don Michele di Monte: "capita spesso che chi si avventura sulla cime del monte e bussa alla porta del mio piccolo eremo, soprattutto se si tratta di un prete, di una suora o di un religioso, si lamenti dello stato attuale in cui versano la Chiesa e la società di oggi. Il discorso, prima o poi, si orienta sul tema della scarsità di vocazioni e sulla diminuzione della presenza giovanile alle proposte di una pastorale che appare sempre più qualificata e, al tempo stesso, affannata.
Il giudizio del mio interlocutore è chiaro e drammaticamente ineludibile: la Chiesa perde vitalità, perde giovani e arranca priva di orientamento! Personalmente, però, non sono convinto che la vitalità di una comunità parrochiale, di un convento o di una chiesa si possa misurare semplicemente dal numero di giovani, dalle sue attività caritative o dalla bellezza della sua liturgia, nè dal suo impatto sulla società o dal numero delle vocazioni. Si misura, se di misurazione si può parlare, dall'amore che circola tra i fratelli e dal numero degli anziani presenti. Coloro cioè, che non hanno semplicemente vissuto molti anni, ma che sono diventati begli anziani (calogeri in greco), pneumatofori, portatori della grazia di Dio agli uomini. Mi pare che la Chiesa, oggi, manchi di vitalità non per l'assenza dei giovani, ma per la quasi totale mancanza di begli anziani. I nostri paesi e le nostre città sono pieni di anziani lamentosi e privi di sguardo profetico e, purtroppo, il clero non è esente da questa grave patologia spirituale. Non è detto, dunque, che sia sempre giusto celebrare un traguardo di date. Nemmeno quello, così bello e importante, dei 50 anni di vita sacerdotale.
Lo è sicuramente per don Marino, che, in questo mezzo secolo di vita a servizio di Dio e della Chiesa, si è lasciato trasfigurare dalla luce di quella Bellezza che non tramonta, e non ha smesso di rispondere a quella domanda che i discepoli si sono sentiti rivolgere all'inizio del loro cammino di sequela: "chi cercate?". Si diventa begli anziani, infatti, non per l'inesorabile scorrere del tempo, ma per una vita vissuta nella ricerca di Dio, come i santi Simeone e Anna che l'evangelista Luca ci presenta all'inizio del suo Vangelo. Prego per te, caro don Marino, e per la chiesa tutta, affinchè Dio ci conceda il dono di una vecchiaia profetica, di uomini e donne che, come in un attico detto degli eremiti, dell'Alto Egitto, possano rispondere a chi domanda loro una parola: "perchè mi vuoi costringere a parlare inutilmente? Ecco, quello che vedi, fallo!". E per ultimo anche don Luca Fumagalli ha lasciato un pensiero per don Marino: "i fili che nelle nostre vite si dipanano rispervano spesso sorprese! Conoscevo don Marino perchè sacerdote di Gorgonzola, per averlo visto quando tornava per le occasioni speciali, come la celebrazione di San Luigi. Quando sono diventato prete il mio parroco era stato il precedessore di don Marino a Calco, per cui avevo echi e ritorni della sua attività pastorale. Poi, trasferito a Merate, don Marino è giunto nello stesso comune, come guida della parrocchia di Novate, aumentando le occasioni di incontro e facilitando così la conoscenza reciproca. Ho dunque potuto apprezzare la saggezza, condita di ironia, che don Marino, sempre con voce pacata, esprimeva nei suoi giudizi. Ho visto anche la dedizione di un sacerdote non più giovanissimo, disponibile a ricominciare una nuova avventura pastorale con determinazione e senza puntare al ribasso. Ho ammirato infatti come don Marino, parroco di una comunità di circa 1000 abitanti, non si sia limitato a gestire ciò che c'era, alla normale amministrazione.
Infatti, non desiderando rimanere "all'ombra della torre" (noi ci capiamo...), ha iniziato a potenziare le strutture per favorire quelle realtà educative e iniziative culturali che davano vita alla sua comunità, con un occhio particolare alla pastorale giovanile e all'oratorio. Teatri, oratori estivi con cucina, educatore assunto per seguire le attività e gli animatori, hanno reso una piccola comunità come la sua vivace e attraente! Ma ciò che conta non è tanto l'elenco di alcuni obiettivi raggiunti, quanto lo zelo (che noi diremmo entusiasmo), di una vocazione vissuta nella fedeltà a Dio, senza farsi smorzare dagli anni che passano o dalle condizioni esteriori, e senza mettere al centro se stessi e la propria persona, difetto che talvolta può albergare nel cuore dei responsabili, distorcendo il volto delle comunità loro affidate. Caro don Marino, buon anniversario: sono sicuro che anche a Gorgonzola stai continuando il tuo generoso servizio al Vangelo e alla Chiesa". Durante l'omelia, dopo il passo del Vangelo letto da don Eugenio, don Marino ha voluto ringraziare il caloroso affetto dei suoi ex parrocchiani: "ben ritrovati" ha detto sorridendo dall'ambone e guardando ai suoi fedeli "ringrazio don Eugenio per l'invito che mi ha fatto. Il cinquantesimo l'ho fatto a giugno ma siamo ancora in tempo a festeggiare perchè i prossimi giorni 7, 8 e 9 di novembre io e i miei compagni andremo a Roma e concelebreremo con Papa Francesco... quindi non è ancora finito il cinquantesimo".
L'intera omelia è stata poi centrata sulla ricorrenza della Dedicazione del Duomo di Milano, ripercorrendo la storia della Chiesa milanese. Al termine della celebrazione poi don Marino è stato invitato al banchetto allestito all'esterno della chiesa di Santo Stefano; uscendo sul sagrato è stato accompagnato da uno scroscio di applausi e sorrisi. Dopo il taglio della torta con la scritta "auguri don Marino", l'ex parroco di Novate ha nuovamente salutato tutti i suoi parrocchiani tra tanti sorrisi e ricordi.
Beatrice Frigerio
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