Paderno: ''Cascina Blu'' è l'associazione fondata da due famiglie per favorire l'integrazione di ragazzi con problemi di autismo
Marco Elviri è padre di quattro ragazzi; due autistici. Andrea Brambilla di figli ne ha due. Anche il suo primogenito ha problemi di autismo. Sono loro i fondatori di “Cascina Blu” (l’idea è di Elviri) associazione nata per dare vita a progetti ed attività di integrazione sociale e lavorativa per ragazzi con disturbi dello spettro autistico. Sede a Paderno d’Adda in via Fornace 12/A, a due passi dall’Adda leonardesca, il progetto, che verrà accolto in un edificio rurale relativamente recente, è stato presentato il 27 settembre a Milano, in “Casa Emergency”.
Grande la partecipazione, con molti amministratori, insegnanti, e cittadini di Paderno d’Adda e Robbiate, i due Comuni della Brianza lecchese direttamente coinvolti. Se a Paderno “Cascina Blu” ha trovato la sua sede, a Robbiate Marco, Andrea e le loro famiglie risiedono. “Viviamo a poche centinaia di metri – ha detto Brambilla – nessuno sapeva nulla dell’altro. Questo progetto ci ha fatto anche diventare amici”.
Molto emozionato, come ha più volte ripetuto, Elviri ha raccontato la storia della sua famiglia, di padre con due bambini autistici, e il progetto al quale stava lavorando da anni. E che ora, con Andrea e molti nuovi amici, potremo realizzare.
un luogo bello, nel quale prenderanno forma progetti di riabilitazione educativa e comportamentale, laboratori ludici, ricreativi e sportivi, attività di integrazione sociale e lavorativa. Perchè Cascina Blu – ha spiegato – è un’associazione nata con l’obiettivo di costruire un percorso di formazione/professionalizzazione per integrare ragazzi, offrendo però anche supporto a genitori e fratelli nella riorganizzazione famigliare, in un’ottica di integrazione e convivenza.
Oggi l’Università Federico II di Napoli attraverso il dipartimento di ingegneria civile ed ambientale ci ha comunicato che parteciperà alla progettazione degli spazi” per concepire esclusivamente spazi “Autism friendly”.
“La vera sfida di Cascina Blu è quella di formare alle differenze, accogliendole come eterogeneità, attivando percorsi inclusivi intesi come disponibilità. Non basta integrare le diversità. Non si tratta, cioè, di creare condizioni di normalizzazione; occorre invece fare spazio alla ricchezza della differenza, adeguando gli ambienti, la prassi, di volta in volta, in base ad ogni specifica singolarità. La normalità deve dunque divenire metamorfosi costante”.
Bert Pichal, ortopedagogista, Simona Ravera, psicologa e psicoterapeuta, Elisa Clemente, consulente pedagogica, hanno raccontato le proprie esperienze.
“Credo molto in questo progetto – ha detto Pichal – è un sogno che diventa realtà. Ho due fratelli con autismo. So quanto sia difficile per i ragazzi con problemi di autismo trovare un luogo dove si sentano se stessi. Conosco la difficoltà di comunicare con loro, la stessa che loro avevano di comunicare con me. L’autismo si esprime in tante forme. Anche i genitori di bambini con bisogni speciali, hanno bisogni speciali. Vogliamo che l’autismo venga visto come un modo di vivere la diversità. L’autismo non definisce una persona, ma ne colora tutta l’esperienza. Quanto alle cause che lo provocano, ancora non le conosciamo. Una parte sono probabilmente genetiche. Cascina Blu farà un lavoro di formazione anche con i genitori, con fratelli e sorelle; cercheremo di costruire una rete, lavorando per un futuro realistico. Diremo: la nostra è una casa con l’autismo, ma è una casa felice, che si aiuta nella crescita reciproca; è una famiglia che fa certamente fatica, ma che non molla mai”.
“Lavoro con l’autismo da trent’anni – ha spiegato Simona Ravera – la sorte mi aveva fatto incontrare una ragazza autistica. Tutto è cominciato da lì. Cascina Blu rappresenterà una sintesi di cosa significa qualità della vita, con aiuti e sostegni. Ci darà la possibilità di calare su ognuno dei bambini che incontreremo, un vestito su misura. Con filiera blu impareranno a studiare, giocare, lavorare. Scopriremo il talento che ognuno porta con sè”.
Il progetto prevede che alle persone con autismo vengano affiancati professionisti. Saranno loro che, attraverso un percorso strutturato e prevedibile, insegneranno i processi e le sequenze necessarie, previste in ognuna delle attività professionalizzanti. Nella convinzione che le persone con autismo siano in grado di imparare qualsiasi cosa. A questo scopo non sono previsti solo educatori e professionisti della riabilitazione impegnati nei progetti, ma professionisti negli ambiti di lavoro previsto. Saranno questi ultimi ad affiancare e trasferire il sapere necessario, modellando le risposte, lavorando insieme ai “colleghi” con autismo.
“Lavoro con l’autismo da vent’anni – ha sottolineato Elisa Clementi – prima di questo incontro non ci siamo confrontati, ma ho notato, che stiamo usando le stesse parole. Cascina Blu vuole costruire persone che abbiano un rapporto gioioso col mondo. Un’identità protetta. Ci capita di chiederci: proteggiamo o sproniamo? Io credo si debba soprattutto sostenere”. La Clementi, che si occupa molto di sport, ne ha poi messo in evidenza i benefici.
Conclude Marco, “L’obiettivo che Cascina Blu si prefigge di raggiungere sarà quello di diventare, in pochi anni, un’impresa sociale, un’impresa for profit in grado di generare un mix di valore sociale finanziario ed ambientale tutto finalizzato a dare risposte ad un bisogno preciso”.
Molto emozionato, come ha più volte ripetuto, Elviri ha raccontato la storia della sua famiglia, di padre con due bambini autistici, e il progetto al quale stava lavorando da anni. E che ora, con Andrea e molti nuovi amici, potremo realizzare.
un luogo bello, nel quale prenderanno forma progetti di riabilitazione educativa e comportamentale, laboratori ludici, ricreativi e sportivi, attività di integrazione sociale e lavorativa. Perchè Cascina Blu – ha spiegato – è un’associazione nata con l’obiettivo di costruire un percorso di formazione/professionalizzazione per integrare ragazzi, offrendo però anche supporto a genitori e fratelli nella riorganizzazione famigliare, in un’ottica di integrazione e convivenza.
Oggi l’Università Federico II di Napoli attraverso il dipartimento di ingegneria civile ed ambientale ci ha comunicato che parteciperà alla progettazione degli spazi” per concepire esclusivamente spazi “Autism friendly”.
“La vera sfida di Cascina Blu è quella di formare alle differenze, accogliendole come eterogeneità, attivando percorsi inclusivi intesi come disponibilità. Non basta integrare le diversità. Non si tratta, cioè, di creare condizioni di normalizzazione; occorre invece fare spazio alla ricchezza della differenza, adeguando gli ambienti, la prassi, di volta in volta, in base ad ogni specifica singolarità. La normalità deve dunque divenire metamorfosi costante”.
Bert Pichal, ortopedagogista, Simona Ravera, psicologa e psicoterapeuta, Elisa Clemente, consulente pedagogica, hanno raccontato le proprie esperienze.
“Credo molto in questo progetto – ha detto Pichal – è un sogno che diventa realtà. Ho due fratelli con autismo. So quanto sia difficile per i ragazzi con problemi di autismo trovare un luogo dove si sentano se stessi. Conosco la difficoltà di comunicare con loro, la stessa che loro avevano di comunicare con me. L’autismo si esprime in tante forme. Anche i genitori di bambini con bisogni speciali, hanno bisogni speciali. Vogliamo che l’autismo venga visto come un modo di vivere la diversità. L’autismo non definisce una persona, ma ne colora tutta l’esperienza. Quanto alle cause che lo provocano, ancora non le conosciamo. Una parte sono probabilmente genetiche. Cascina Blu farà un lavoro di formazione anche con i genitori, con fratelli e sorelle; cercheremo di costruire una rete, lavorando per un futuro realistico. Diremo: la nostra è una casa con l’autismo, ma è una casa felice, che si aiuta nella crescita reciproca; è una famiglia che fa certamente fatica, ma che non molla mai”.
“Lavoro con l’autismo da trent’anni – ha spiegato Simona Ravera – la sorte mi aveva fatto incontrare una ragazza autistica. Tutto è cominciato da lì. Cascina Blu rappresenterà una sintesi di cosa significa qualità della vita, con aiuti e sostegni. Ci darà la possibilità di calare su ognuno dei bambini che incontreremo, un vestito su misura. Con filiera blu impareranno a studiare, giocare, lavorare. Scopriremo il talento che ognuno porta con sè”.
Il progetto prevede che alle persone con autismo vengano affiancati professionisti. Saranno loro che, attraverso un percorso strutturato e prevedibile, insegneranno i processi e le sequenze necessarie, previste in ognuna delle attività professionalizzanti. Nella convinzione che le persone con autismo siano in grado di imparare qualsiasi cosa. A questo scopo non sono previsti solo educatori e professionisti della riabilitazione impegnati nei progetti, ma professionisti negli ambiti di lavoro previsto. Saranno questi ultimi ad affiancare e trasferire il sapere necessario, modellando le risposte, lavorando insieme ai “colleghi” con autismo.
“Lavoro con l’autismo da vent’anni – ha sottolineato Elisa Clementi – prima di questo incontro non ci siamo confrontati, ma ho notato, che stiamo usando le stesse parole. Cascina Blu vuole costruire persone che abbiano un rapporto gioioso col mondo. Un’identità protetta. Ci capita di chiederci: proteggiamo o sproniamo? Io credo si debba soprattutto sostenere”. La Clementi, che si occupa molto di sport, ne ha poi messo in evidenza i benefici.
Conclude Marco, “L’obiettivo che Cascina Blu si prefigge di raggiungere sarà quello di diventare, in pochi anni, un’impresa sociale, un’impresa for profit in grado di generare un mix di valore sociale finanziario ed ambientale tutto finalizzato a dare risposte ad un bisogno preciso”.
Sergio Perego