Carnate: il Politecnico per rivitalizzare i tesori locali

Pillole di storia dell'arte locale a Carnate, con la visita guidata ad un gioiellino sbiadito di architettura barocca. L'evento di domenica mattina, inserito nella vasta programmazione di "Ville Aperte in Brianza", ha svelato un interessante progetto volto all'analisi, al recupero e alla rivitalizzazione degli ambienti di Villa Banfi. Recupero che è stato oggetto della tesi, ormai in fase di ultimazione, preparata in questi mesi da tre studenti di Architettura del Politecnico di Milano: Michele Brena di Gallarate, Valentina Gallo di Settala e Francesca Liva, carnatese, che ha fatto gli onori di casa. Per l'indagine delle strutture gli studenti hanno preso in esame documenti d'archivio, report e le fonti più svariate.

Da destra le guide della visita Valentina Gallo, Michele Brena e Francesca Liva

Un'occasione imperdibile per gli appassionati dell'argomento, tra l'altro, per poter apprezzare da vicino lo stato di conservazione, tutt'altro che ottimale, della Cappella di San Probo, comunicante con la Villa, e le soluzioni per il recupero dell'oratorio, scivolato in uno stato di degrado ben visibile sia negli esterni che nelle parti interne dalla sua interdizione al pubblico nei primi anni Duemila. Progetto di recupero che riguarda tutto il complesso, che oltre al corpo principale della Villa (sede del Comune fino al 2009 quando è stato interdetto al pubblico e da lì si è trasformato in un alloggio di lusso per i piccioni) comprende il volume in cui è ospitato il locale del Centro Anziani gestito da Auser. Da piano di ipotetica riqualificazione, nel complesso troverebbe una sua logica collocazione anche un nuovo Liceo Artistico. "La costruzione della Villa in Carnate Superiore risale al 1685 per volontà dei Fornari - ha spiegato Francesca Liva - famiglia di abbienti mercanti milanesi che possedevano già diverse proprietà e terreni a Carnate, Usmate e in altri comuni dei dintorni, e abituati a trascorrere periodi di villeggiatura a Carnate. All'epoca il complesso aveva una fisionomia diversa dall'attuale, in particolare con i bracci laterali più corti, mentre il parco non esisteva ancora. Accanto alla villa era un edificio ad elle con funzione agricola, una corte agreste dove venivano gestite le attività dei campi. Nel 1732 il figlio del fondatore della Villa decide di costruire la chiesina di San Probo, comunicante con la villa, demolendo quindi parte dell'edificio della corte agreste per poterla erigere".


Un gruppo di visitatori della Cappella di San Probo

Curioso poi l'aneddoto legato all'intitolazione della chiesa, raccontato da Valentina Gallo, per cui la leggenda narra che i cavalli che trasportavano il carro con la salma di San Probo, martire in Terrasanta, di rientro dalla crociata si fossero fermati proprio all'altezza di Carnate Superiore. Un segno evidentemente da prendere come pretesto buono, qualche secolo più tardi, per intitolare il sacello al martire. Poco risaputa, inoltre, la virtù redentrice svelata da Michele Brena, attribuita al luogo sacro da Pio lV, nel 1777, che conferiva l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che si recassero nella chiesa ogni seconda domenica di luglio. A conclusione della visita, ai presenti è stato quindi concesso un mini tour esclusivo all'interno della struttura e alla piccola sacrestia.

Le guide davanti alla teca con le spoglie di San Probo all'interno della chiesetta

A coronamento del progetto, che culminerà con l'esposizione della tesi a dicembre, nel mese di gennaio a Carnate sarà allestita una mostra sul lavoro condotto dai tre studenti.
M.L.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.