Montevecchia: voci di donne per ''L'ultima luna d'estate''
Cinque donne. Cinque voci femminili che sullo sfondo delle colline brianzole si sono fuse, intrecciate, sovrapposte in un “piccolo canto di resurrezione”. E’ questo il titolo di uno degli ultimi spettacoli della rassegna teatrale “L’ultima luna d’estate”, andato in scena sabato 8 a Montevecchia, presso la Cascina Butto. Vincitrice dell’edizione 2017 del Premio I Teatri del Sacro, la rappresentazione è stata introdotta dall’intervento del direttore artistico della rassegna Luca Redaelli che ha invitato i presenti a farsi coinvolgere dallo spettacolo.
“E’ una storia sul sacro, tutta declinata al femminile che si tiene oggi nella cornice meravigliosa delle colline brianzole” ha detto prima di abbandonare la scena e lasciare spazio alle cinque attrici (Francesca Cecala, Miriam Gotti, Barbara Menegardo, Ilaria Pezzera e Swewa Schneider).
Vestite di nero come vecchie comari, si sono sedute sulle sedie disposte in fila sull’erba, dando inizio al primo dei tanti canti che hanno scandito lo spettacolo. Loro interlocutrice è la Loba, vecchia raccoglitrice di ossa, che col canto è in grado di restituire la vita, trasformando gli esseri in qualcosa di nuovo.
A lei si sono rivolti i canti delle attrici e i loro racconti sulle difficoltà della vita al lavoro, a scuola, nell’amore. A volte in tono drammatico, altre in un tono volutamente solenne che, grazie al contrasto con l’ordinarietà degli episodi narrati, riesce a strappare il riso degli spettatori. Le parole sono state accompagnate dai canti, dai suoni e dai movimenti delle attrici, capaci di creare una sinfonia di corpi e di voci per l’emozione degli spettatori che a Montevecchia non hanno esitato a richiedere il bis di una delle canzoni dello spettacolo.
“Piccolo canto di resurrezione è un un lavoro di drammaturgia collettiva. E' uno spettacolo nato dalla collaborazione di 5 voci, di 5 donne e di 5 vite che si rispettano, che si supportano, che si sopportano e che si amano profondamente.
“Piccolo canto parla delle nostre storie, dei nostri vissuti e delle piccole/grandi morti che ogni individuo nella vita, prima o poi è costretto ad affrontare. Ognuna di noi, durante la costruzione drammaturgica, ha lasciato la sua personale impronta, da qui la varietà di stili e di colori che scaturiscono da ogni pezzo: c'è ironia, umorismo, parodia, dramma, riflessione.
I testi si intrecciano, si fondono ad una trama sonora complessa, sempre presente che sostiene ed incalza la narrazione. I canti e le musiche sono eseguite polifonicamente a cappella e provengono da tradizioni di tutto il mondo, proprio a sottolineare l'universalità e la sacralità di ciò che raccontiamo in scena. Nonostante la complessità e la ricercatezza della partitura musicale, il canto accompagna, guida, smuove e fa risuonare lo spettatore in modo immediato e semplice.
Come solo la musica sa fare.
Con grande stupore e anche soddisfazione, dopo ogni replica, il pubblico ci ri-consegna una varietà di vissuti e una gamma di emozioni sorprendente. miDopo un anno di repliche ci siamo rese conto che PICCOLO CANTO parla tantissime lingue ed è in grado di raggiungere la profondità delle persone (di qualunque età) su diversi livelli. E questa è la nostra più grande soddisfazione”.
A.Pi.