Perego: assolti i 2 funzionari a giudizio per la sottrazione di cosmetici 'da distruggere'
Contrariamente a tutti gli altri co-indagati che avevano definito la loro posizione in udienza preliminare, i funzionari dell'Agenzia dell'Entrate di Merate Donatella Bombino e Marino Casiraghi avevano optato per il dibattimento, convinti di poter dimostrare la loro buonafede e dunque la loro estraneità alle ipotesi di reato a loro ascritte. E così è stato. Ci sono voluti anni ma quest'oggi entrambi si sono visti riconoscere innocenti dal collegio del Tribunale di Lecco con i giudice - presidente il dr. Enrico Manzi e a latere i colleghi Nora Lisa Passoni e Salvatore Catalano - che li hanno assolti sia dall'accusa di corruzione sia dall'accusa di falso commesso da pubblico ufficiale, reato quest'ultimo, per il quale, invece, aveva insistito per la condanna il sostituto procuratore Paolo Del Grosso che, nella propria requisitoria, ha sviscerato la vicenda. L'ipotesi accusatoria era così sintetizzabile: in due distinti episodi datati 2013 in cambio di utilità - delle creme di Chanel per Bombino e degli smalti per unghie a marchio Deborah per Casiraghi - i due funzionari, avrebbero chiuso un occhio sul comportamento di alcuni dipendenti della società Il Trasporto di Perego che, anziché procedere alla distruzione della merce affidata loro nell'ambito di operazioni pre-concordate di eliminazione dal mercato di prodotti "scartati" dalle società produttrici, si sarebbero impossessati di parte della stessa, come tra l'altro già fatto in altre occasioni con l'appoggio di altro dipendente dell'Agenzia delle Entrate e di finanzieri preposti al controllo dell'iter.
L'istruttoria dibattimentale ha invece accertato, per stessa ammissione del PM, come sia stato il funzionario di Chanel a concedere alla Bombino il prelievo di alcuni flaconi tra quelli destinati alla "sparizione" in quanto parte di una linea "superata" da far uscire dunque dal circuito commerciale, facendo venire meno dunque l'ipotesi corruttiva. Specularmente, per quanto attiene Casiraghi, il rappresentante di Deborah non è riuscito invece a ricondurre le 43 boccette di smalto prive di etichetta trovate a casa dell'uomo al lotto di cosmetici di cui il funzionario avrebbe dovuto garantire la distruzione. Prendendo poi per buone le parole della moglie dell'imputato - che in Aula ha parlato di una collezione di tinture della figlia - il magistrato ha pacificamente chiesto l'assoluzione del dipendente dell'Agenzia delle Entrate "perché il fatto non sussiste", ritenendo però altresì "ideologicamente falso" il contenuto dei verbali sottoscritti tanto dalla Bombino quanto dal Casiraghi, in virtù della mancata distruzione di interi colli di merce prelevata dai co-imputati già usciti di scena in udienza preliminare. Un anno e 3 mesi la richiesta di condanna avanzata dunque - esclusivamente per tale capo - dal titolare della pubblica accusa. Sul punto le argomentazioni in senso contrario dei difensori, a quanto pare, hanno convinto il collegio giudicante che hanno chiuso la partita con sentenza favorevole ai due funzionari.
L'istruttoria dibattimentale ha invece accertato, per stessa ammissione del PM, come sia stato il funzionario di Chanel a concedere alla Bombino il prelievo di alcuni flaconi tra quelli destinati alla "sparizione" in quanto parte di una linea "superata" da far uscire dunque dal circuito commerciale, facendo venire meno dunque l'ipotesi corruttiva. Specularmente, per quanto attiene Casiraghi, il rappresentante di Deborah non è riuscito invece a ricondurre le 43 boccette di smalto prive di etichetta trovate a casa dell'uomo al lotto di cosmetici di cui il funzionario avrebbe dovuto garantire la distruzione. Prendendo poi per buone le parole della moglie dell'imputato - che in Aula ha parlato di una collezione di tinture della figlia - il magistrato ha pacificamente chiesto l'assoluzione del dipendente dell'Agenzia delle Entrate "perché il fatto non sussiste", ritenendo però altresì "ideologicamente falso" il contenuto dei verbali sottoscritti tanto dalla Bombino quanto dal Casiraghi, in virtù della mancata distruzione di interi colli di merce prelevata dai co-imputati già usciti di scena in udienza preliminare. Un anno e 3 mesi la richiesta di condanna avanzata dunque - esclusivamente per tale capo - dal titolare della pubblica accusa. Sul punto le argomentazioni in senso contrario dei difensori, a quanto pare, hanno convinto il collegio giudicante che hanno chiuso la partita con sentenza favorevole ai due funzionari.
A. M.