Brivio: riposizionato con don Gino l'altare all'oratorio, voluto in ricordo di Mariuccia

Esteticamente il "vecchio" era tutta un'altra cosa, con gli stemmi dei 4 evangelisti intarsiati su due tavole poste a mo' di libro aperto a fare da base ad un asse spesso, arrecante sul bordo rivolto alla navata la citazione "Io sono la Via, la Verità, la Vita", letta e riletta, negli anni, dalle decine e decine di bambini che, nel tempo, si sono accomodati sulle panche durante gli immancabili momenti di preghiera domenicali d'inverno o giornalieri durante l'oratorio estivo.

Don Gino e l'attuale parroco don Emilio all'altare

Il "nuovo" - assai più lineare - è però già riuscito, nel suo piccolo, a compiere una significativa impresa: regalare a quanti venerdì sera sono tornati a radunarsi nella chiesetta del San Luigi un tuffo indietro nel tempo. Un dolce Amarcord e non soltanto per la presenza di don Gino Mariani, storico coadiutore, lontano da Brivio da ormai trent'anni. Ad unire quanti si sono ritrovati per la santa messa sera vi era qualcosa in più: un senso di appartenenza ri-affrancato, probabilmente.

Foto storiche degli anni trascorsi da Mariuccia a Brivio

Un ritorno - per diversi - sui loro passi dopo un periodo di volontario allontanamento: i festeggiamenti per il riposizionamento di un altare all'interno della cappella dell'oratorio, dopo la sofferta "sparizione" del precedente, si sono così trasformati nei festeggiamenti di una comunità ritrovata. O almeno questa è stata la sensazione. L'abbraccio all'indimenticato sacerdote che ha "tirato grandi" tanti briviesi è stato invece palpabile come lo stesso non ha nascosto la propria commozione e la propria gratitudine per la scelta compiuta dai suoi "ragazzi" di dedicare il nuovo manufatto a sua sorella, scomparsa recentemente.

"La vostra attenzione, la vostra amicizia, il vostro affetto ci aiutano - e dico "ci" perché Mariuccia non si vede ma è qui con noi - ad andare avanti, sostenuti dalla vostra preghiera" ha detto dunque in apertura della celebrazione. "Questa comunità era ed è nel cuore di Mariuccia, era ed è ancora nel cuore di don Gino" ha aggiunto, incominciando poi la predica con una provocazione: perché raccogliere soldi per un altare? Ha chiesto, spostando poi il discorso sul "cosa ci fa un altare in una chiesa?" per spiegare come "attraverso questo piccolo tavolo impariamo chi è Dio. Gesù che muore e risorge rivela chi è Dio e qual è il suo progetto sull'umanità. Dire altare - ha proseguito - significa dire Eucarestia, significa dire Croce, la Croce è Cristo, segno del dono più totale, d'amore senza aspettarsi alcun risultato, anche di un amore non capito. Questo è Dio, è l'unico che c'è e che ci spiazza. E' la vera potenza che si vede nella Risurrezione. Dio in croce vince: è l'atto più alto nella storia umana che ci permette di mantenere la speranza. Gesù - ha ribadito in un altro passaggio - ci fa capire chi è Dio: la sua potenza è quella di annullarsi, di pagare lui per liberare l'uomo dal male".

Ma non solo. "Gesù è anche colui che rivela all'uomo chi è l'uomo, colui che fa cose bellissime e allo stesso tempo fa le cose più schifose che ci possono essere. L'uomo per essere "bello" ha bisogno di cercare sé stesso attraverso Dio". Citata così una frase sentita in mattina e calzante a pennello sulla situazione: "il marinaio non avrà mai un vento favorevole se non sa dove andare". In questo senso, "l'altare fa un servizio profondo per andare a cogliere la realtà".

Toccante anche il ricordo della sorella, strettamente legato al San Luigi dove la donna ha operato al suo fianco: "Mariuccia non era una donna di lunghi e articolati discorsi. Aveva certamente dei difetti. Ma ha dato le sue energie e il sue tempo per far crescere uomini veri. E' stata - ha sottolineato don Gino - senza titolo un'educatrice. Non intendo canonizzarla ma dire che ce l'ha messa tutta e vi ha voluto un gran bene".
E la risata fragorosa che ha accomunato tutti i presenti ricordando il suo "sbuffare" all'ennesima richiesta di una pallina nuova per il ping-pong lo ha testimoniato più di tante altre parole.

A ricordo della serata, a don Mariani è stato regalato un cartellone con le foto della donna e il suo "motto". Ai briviesi lui ha lasciato le immaginette della sorella ("costano una preghiera", ha rimarcato).
Alla comunità oratoriana, di ieri e di oggi, resta ora un nuovo altare, andato a colmare dopo anni un vuoto, non solo - probabilmente - fisico.
A. M.
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