Montevecchia: si chiude il ciclo sul meteo tra ghiacciai, surriscaldamento, previsioni

Ultimo appuntamento sul clima alla Casetta di Montevecchia. Mercoledì 2 maggio si è concluso il ciclo di quattro conferenze con uno sguardo più ampio, relativo ai fenomeni globali. A condurre la serata è stato Giovanni Zardoni, appassionato di meteorologia e membro del Centro Meteorologico Lombardo. Come premessa, ha sottolineato la maggiore disponibilità di informazioni e dati oggigiorno, più precisi e dettagliati anche da un punto di vista tecnologico.

Giovanni Zardoni e Ivan Pendeggia, presidente della ProMontevecchia


Emergono però nuovi problemi riguardo la gestione del flusso informativo proveniente da fonti non sempre attendibili. Ciò che si osserva è l'alternanza di periodi di eccessiva piovosità o eccessiva siccità, i cui effetti sono più devastanti. Gli oceani hanno una funzione regolatrice. Nel corso di qualche annata, le condizioni climatiche si riequilibrano. Ne sono una riprova le immagini sulle variazioni di temperatura in presenza del Niño e della Niña.

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Entrambi i fenomeni possono impattare sul clima globale. Tuttavia su lunga scala, la tendenza è di un sempre maggiore riscaldamento del pianeta. «Secondo l'Organizzazione Mondiale di Meteorologia, che sintetizza i dati mondiali di temperatura dal 1850, il 2017 è risultato il terzo anno più caldo, nonostante l'assenza di El Niño che non ha fatto sentire i suoi effetti di forte riscaldamento delle acque del Pacifico, e quindi sulla temperatura e circolazione globale» ha spiegato Zardoni.

Giovanni Zardoni


Una delle principali cause del global warming è l'aumento di produzione dell'anidride carbonica, il più noto gas serra. «La CO2 ha raggiunto nel 2017 il nuovo record di 405,2 parti per milione, con un aumento di 1,6 ppm dal 2016 e del 45% rispetto alle concentrazioni dell'epoca pre-industriale» ha aggiunto il meteofilo. Gli accordi internazionali non bastano e Paesi determinanti non hanno mostrato un cambio di tendenza. La Cina ha fatto registrare il record dell'uso di carbone, pur avendo annunciato un incremento del 20% delle rinnovabili.

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La Brianza e la Val Padana si distinguono in Europa in senso negativo per qualità dell'aria respirata. Dai rilievi satellitari risulta essere la regione più inquinata. Dai dati su Varese del Centro Geofisico Prealpino il 2017 è stato l'anno più caldo, con una temperatura media di 14,43° C. Zardoni ha poi mostrato le fonti dell'epoca passata sulle condizioni climatiche in Brianza. Sono i racconti dei parroci e prevosti, che parlano di processioni propiziatorie, le cosiddette "rogazioni" alle croci dei campi.


Un ultimo capitolo è stato dedicato alla situazione dei ghiacciai, con un 2017 particolarmente critico per quelli alpini. Mancanza di neve dei mesi invernali e il caldo nel periodo estivo hanno causato un netto peggioramento. Su questo tema è intervenuto Davide Colombarolli, operatore del Servizio Glaciologico Lombardo.

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Numeri sconcertanti, corredati da fotografia "prima/dopo" che non lasciano dubbi. L'area glacializzata del Campo Nord Paradisìn, zona Livigno, è passata dai 52 ettari del 1941 ai 19 ettari del 2017. In questa fascia temporale si è perso solo il 5% nei primi 51 anni e nei successivi 27 anni si è perso il 61%.

 Davide Colombarolli


«Dal nostro punto di vista, la situazione è più che drammatica» ha dichiarato l'esperto. L'agosto 2017 ha superato tutte le peggiori aspettative al Campo Nord Paradisìn, 2.933 metri di altitudine. Sono stati stimati 180 cm di ghiaccio perso, pari a 5,8 cm al giorno. «Il problema del ritiro di ghiacciai non è la diminuzione di precipitazioni, ma l'aumento di temperature». Affermazioni tratte da spedizioni sul campo, dove la competenza e la disponibilità di strumenti tecnici vanno di pari passo alla passione dimostrata dai membri del Servizio Glaciologico Lombardo.
M.P.

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