Cisano: 47 anni al volante dei suoi autobus, Longhi lascia per l’età: mi manca viaggiare

Avrebbe continuato volentieri ancora un paio di anni, Giovanni Longhi, a guidare i suoi autobus. ''In altri paesi ti rinnovano la patente fino a 70 anni - ha spiegato con un pizzico di amarezza il contitolare della Autoservizi Longhi di Cisano Bergamasco, 47 anni trascorsi su e giù dalle corriere - Anche in Italia sembrava esserci uno spiraglio. Sembrava che dovessero dare una proroga, al limite di 68 anni. Ma invece nulla è più arrivato. D'altronde, non abbiamo nemmeno un Governo... ''.

Giovanni Longhi, contitolare della Autoservizi Longhi di Cisano Bergamasco

Il signor Giovanni, 68 anni portati egregiamente, ha perciò dovuto dire addio alla sua patente speciale di categoria D, quella riservata agli autisti di autobus, scadutagli per raggiunti limiti d'età. A ben vedere, è un po' come se a Maradona avessero tolto il pallone, oppure a Fellini la sua cinepresa.
Perché, senza scomodare troppi fuoriclasse del proprio mestiere, Longhi era po' un ''Pibe de oro'' degli autisti: 47 anni di onorato servizio e mai nessun incidente provocato o subìto, mai una contravvenzione per aver violato il codice della strada e il massimo dei punti sulla patente raggiunti (ovviamente senza mai averne perso nemmeno uno).

La prima corriera della Longhi. Il secondo a destra è Emilio Longhi, nonno di Giovanni e fondatore della società nel 1925

Ma d'altronde, a Giovanni Longhi la passione per questo lavoro gli è sempre scorsa nelle vene. Aveva iniziato il suo nonno Emilio, nel '25, avevano continuato suo padre Alfredo con i suoi zii Gino e Peppino e adesso ci sono lui e suo cugino Flavio. Un'azienda prossima al secolo di vita, la loro, avviata nel periodo fascista e condotta fino ai giorni nostri da ''messaggeri'' dei valori di una volta.

Il pullman guidato per anni da Giovanni Longhi

''La licenza di autotrasportatori pubblici della nostra ditta è una delle più antiche della Provincia di Bergamo - ha raccontato il signor Giovanni - La ditta fu fondata da mio nonno Emilio, era il '25. All'epoca aveva solo un pullman, che allora venivano chiamate corriere, e la sua rimessa aveva sede in via Vittorio Emanuele. Oggi c'è una banca. Quel veicolo, però, gli fu sequestrato qualche anno dopo per motivi bellici. Nel frattempo, mio nonno era diventato podestà di Cisano, il sindaco di una volta. Alla fine della guerra cerco di ottenere la restituzione del suo mezzo, ma nel frattempo era andato probabilmente distrutto. Così, come risarcimento, gli fu data un'ambulanza militare''.

Uno scorcio di piazza Vittoria, a Brivio, con una corriera della tratta Cisano-Brivio-Olgiate

Inizialmente le tratte coperte dalla società di autotrasporti erano la Caprino-Cisano e la Brivio-Milano. Nel '50, quando Giovanni Longhi nacque, la società del nonno era attiva già da 25 anni.
''Si può dire, infatti, che sono nato sugli autobus
- ha commentato - La patente l'ho avuta a 21 anni, perché prima non si può. La ottenni una volta congedato dal militare. Ero nei paracadutisti. L'esame di guida si svolse a Bergamo. Ho un aneddoto interessante, rispetto al mio esame. Mi accompagnò mio zio. Fui l'ultimo, verso mezzogiorno, a salire su quell'autobus. L'esaminatore mi fece girare per la città mezz'ora, destra, sinistra, destra, e io continuavo a fare come diceva, naturalmente. Non finiva più, poi mi disse di accostare di fianco ad un ristorante. Mi chiese di aprirgli la porta, dicendo che lui era arrivato. Praticamente si era fatto accompagnare al ristorante. Prima di scendere si girò verso mio zio e gli disse: 'non mi dica che questo ragazzo è la prima volta che guida i pullman'. Effettivamente, guidavo già da alcuni anni per dare una mano nella nostra autorimessa''.

Uno storico mezzo della ditta di Giovanni Longhi

Parcheggi e piccoli spostamenti dalla sede alla prima pompa di benzina, per Giovanni Longhi appena 18enne, erano allora il suo pane quotidiano. Ma la prime vere mansioni per la ''Longhi'', il signor Giovanni le svolse quando era ancora più giovane negli anni delle scuole superiori.
''Andavo a Monza a studiare e mi alzavo alle 5.30 - ha proseguito l'attuale titolare dell'azienda - Alle 6 ero in sede, mi mettevo in spalla lo zaino da bigliettaio e montavo sul pullman che portava gli operai a Milano. A Milano prendevamo un altro gruppo che tornava indietro, facevo loro il biglietto e dopo un paio di ore al lavoro mi fermavo a Monza, pronto per andare a scuola''.

Per questo si diceva che l'azienda è oggi condotta da persone cresciute con i valori di una volta, che corrispondono in questo caso alla dedizione al lavoro e sacrificio. Tanto sacrificio.
''Per me non ci sono mai stati sabati o domeniche, Pasque, Capodanni o Natali - ha spiegato Giovanni Longhi - Quando c'era da andare si partiva. Amo il mio lavoro e so che mi ha richiesto tanti sacrifici. Ma, d'altronde, è così che ci insegnavano una volta. Nei primi anni da autista facevo le linee. Ciò significava svegliarsi presto e partire. Andare a Milano e tornare per mezzogiorno, fare i servizi scolastici, poi ripartire per Milano e tornare. Praticamente stavo in giro dalle 6 del mattino alle 20.30. Anche per questo dopo una decina di anni sono passato ai viaggi. Ho girato tutta Europa e tutta Italia, non so quante volte avrà fatto i chilometri che corrispondono alla circonferenza terrestre. Facevo di tutto: gite giornaliere, gite di più giorni. A volte dovevo fermarci anche noi (nei viaggi lunghi è obbligatorio avere un secondo autista) e allora si stava in albergo e si visitava''.

Due delle prime licenze storiche della ditta cisanese

Longhi avrebbe aneddoti da vendere a riguardo dei suoi lunghi viaggio. Come la volta in cui andò a Barcellona (una delle sue mete preferite) con il nipote come secondo autista, che però si ammalò e perciò dovette guidare a lungo, e lo fece senza particolari problemi.

Una corriera esce dalla prima rimessa della Longhi, in via Vittorio Emanuele

Oppure quando invece stava riposando in fondo all'autobus, e il suo autista non riusciva più a partire. ''Mi vennero in mente gli insegnamenti di mio padre - ha raccontato - Così usai una stringa per sistemare un gancio che si era staccato. Il pullman andò avanti così per una settimana''. Per quanto non sia stato semplicissimo per lui vedersi declassare la patente da D a B (quella della auto ''comune''), Longhi l'ha comunque presa con filosofia. ''La commissione di Bergamo valuta più che altro i tuoi riflessi - ha proseguito - Io avrei continuato volentieri ancora un paio di anni, senza problemi. Ma purtroppo oltre i 68 anni, in Italia, non si può andare. Pazienza, vorrà dire che passerò più tempo in ufficio e aspetterò le chiamate dei gruppo che vogliono fare una gita o un viaggio col minivan. Ora posso guidare solo quello, ma non posso fare altrimenti, perché sennò diventerei pazzo. Me lo ricordava sempre, la mia cara mamma, quando mi vedeva un po' agitato. Vai sulla tua corriera - mi diceva in bergamasco - che senza di quella diventi nevrastenico''.
A.S.
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