Imbersago, Ghislandi: omaggio a Lamperti, il primo sindaco del Comune ricostituito nel '48

Leggendo e rileggendo i documenti d'archivio insieme al collega Consigliere Ambrogio Valtolina, ci siamo fatti un'idea precisa: senza la capacità e la lungimiranza messe in campo dal commendator Primo Lamperti nel secondo dopoguerra, la rinascita del Comune di Imbersago come ente autonomo sarebbe avvenuta in termini diversi. Probabilmente con un percorso ben più lungo e tortuoso.

Il sindaco Primo Lamperti

Il prossimo 25 aprile rievocheremo il settantesimo anniversario della ricostituzione del Comune autonomo di Imbersago dopo la soppressione del ventennio fascista (avvenuta con Decreto del Presidente della Repubblica n. 298 del 15 marzo 1948, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 aprile) e soprattutto renderemo omaggio alla figura di uomo, imprenditore, benefattore, sostenitore di iniziative sociali e sportive e amministratore pubblico che si erge come protagonista di questo traguardo a lungo sognato dalla popolazione di allora: il Sindaco Primo Lamperti, in carica dal 1948 al 1960.   E' lui uno dei principali promotori della petizione pubblica (praticamente sottoscritta da tutti i cittadini) che il 9 dicembre 1946 verrà formalizzata da un notaio di Merate come "Domanda di distacco della frazione di Imbersago dal Comune di Paderno Robbiate", per essere poi inviata alle autorità statali. Ed è ancora a lui che tutti guardano nella primavera del 1948, quando il Prefetto di Como gli affida il ruolo di Commissario prefettizio per gestire il distacco dal Comune di Robbiate.  

L'avvio operativo del rinato Comune di Imbersago avviene il 10 maggio di quell'anno, senza squilli di tromba. Anzi. Lo ricorda bene ancora oggi Luigia Mandelli, prima impiegata del Comune: «Quel giorno partì da Robbiate, sul carro trainato dal cavallo che usavano gli stradini, del materiale per l'ufficio: lo schedario con l'anagrafe e stati di famiglia, un armadio, qualche sedia, una scrivania e una macchina da scrivere. Io seguivo a piedi. Poi arrivarono in municipio, registri, stampati, timbri, cancelleria e quanto era necessario per iniziare. Più tardi arrivò il telefono...».  

Il Commissario Lamperti, come sottolinea lui stesso in una relazione al Prefetto, si prodiga anzitutto «per affievolire l'atmosfera rovente di contrasti creatasi ad Imbersago a seguito di ben cinque battaglie elettorali svoltesi in questi due anni». Ricorda di aver fatto appello alla concordia, alla collaborazione e allo spirito di comprensione di tutti i cittadini «perché venisse eliminato ogni rancore ed ogni malinteso, per dedicarci tutti indistintamente ad una degna ricostruzione del paese: piccolo disagiato paese, dove solamente in un'atmosfera di familiarità e serenità si possono risolvere i gravosi problemi che incombono».  

10 maggio 1953, inaugurazione delle case popolari di Imbersago, con la contessa Luciana Castelbarco
 che taglia il nastro in qualità di madrina della cerimonia. Alla sua sinistra il Sindaco Primo Lamperti
 e dietro, tra gli altri, il Parroco di San Marcellino, don Mario Consonni

Così, «in un ambiente cordiale e in gara di generosità», riesce ad installare ex-novo gli uffici comunali, dotandoli di sale e mobili degni, avviando pure un ambulatorio medico dotato di ogni accessorio, provvede alla liquidazione di vecchi debiti,  avvia la costituzione del consorzio per l'acquedotto fra Paderno, Robbiate e Imbersago, dispone migliorie per la rete stradale («mediante l'opera spontanea e gratuita dei cittadini»), si preoccupa per le necessarie opere di ristrutturazione della scuola, raccoglie presso tutte le categorie di cittadini «spontanee oblazioni, sia in contanti che in prodotti della terra, che ho distribuito alle famiglie disagiate che purtroppo sono numerose in questo Comune, arrivando così a lenire almeno in parte le pene di tanta povera gente: ricoverati in sanatori, invalidi, vecchi abbandonati, bambini orfani, bambini ammalati e con padri dispersi in Russia...».  

In occasione della trebbiatura, fa appello agli agricoltori, che offrono quanto possono, e con la raccolta istituisce dei buoni pane gratuiti «da distribuire a quelle persone veramente povere, che hanno bisogno di un tozzo di pane». Rimarca infine con orgoglio al Prefetto che per l'attuazione delle suddette opere «non ho speso un soldo. I bravi cittadini di Imbersago hanno dimostrato quanto possa fare della brava gente che, sebbene in linea generale di condizioni sociali non certo agevoli, ha uno spiccato attaccamento per il suo nuovo Comune...».  

E' in questo clima che si arriva alle prime elezioni comunali del 4 luglio 1948. Il commendator Lamperti le stravince con la sua lista civica "Bandiera". L'11 luglio si insedia il Consiglio comunale. Nell'evidenziare l'atmosfera di grande festa e concordia, i verbali della seduta dicono tutto: «Avuta la parola, il sig. Bonfanti Primo, Consigliere della minoranza, propone che il Cav. Uff. Primo Lamperti, già Commissario prefettizio, venga nominato Sindaco per acclamazione a riconoscimento delle sue benemerenze per quanto ha fatto nel breve ma intenso periodo commissariale. Tutti i Consiglieri si associano alla proposta, che viene ratificata dall'unanime applauso. Il Cav. Ufficiale Primo Lamperti ringrazia commosso e promette ogni sua attività per il benessere del Comune». Lo affianca in Giunta, tra gli altri, la figura carismatica di Paolo Vercelloni, poeta e già Sindaco di Imbersago negli anni a cavallo della prima guerra mondiale.  

Un altro momento dell’inaugurazione delle case popolari

Lamperti è un indipendente, di idee liberali. Nel ricordo di chi lo ha conosciuto, è una personalità forte, ma inclusiva. Sa dialogare, ascoltare, aggregare, coinvolgere. Durante i dodici anni di mandato, raccoglie attorno a sé esponenti delle principali culture politiche del suo tempo: socialisti, comunisti, democratici cristiani. Le discussioni sulle cose da fare e su come farle non mancano, anche all'interno della maggioranza. Il Sindaco riesce incredibilmente a far sempre prevalere a livello locale quell'idea di bene comune che gli sta a cuore, nonostante il clima esasperato dalla guerra fredda e dalle mille tensioni nazionali e internazionali.  

Egli lavora incessantemente per far crescere la comunità di Imbersago, coltivando nel contempo ottimi rapporti con i Sindaci vicini, a partire da quelli di Robbiate e Paderno. La gente è con lui. I primi a riconoscere il suo ruolo di Sindaco sono gli avversari, che presentano liste con candidati sufficienti a ricoprire i soli ruoli di minoranza. Alle elezioni comunali del 26 ottobre 1952 ottiene un incredibile plebiscito, con il 91,58 per cento dei voti, a cui farà seguito quattro anni dopo, il 5 novembre 1956, un'altra clamorosa affermazione con l'85,18 per cento.  

Ma accanto alle qualità di amministratore, mette in mostra fin dal primissimo dopoguerra (con la "Sottoscrizione per le oblazioni volontarie pro ricostruzione Comune autonomo di Imbersago") uno dei suoi principali tratti distintivi: è un eccezionale mobilitatore di energie, organizzative ed economiche. Private e pubbliche. Con il linguaggio di oggi, potremmo definirlo un eccellente fundraiser. Sensibile alle esigenze di bambini e ragazzi, sul finire degli anni '40 si interessa alla costruzione della nuova sede della scuola materna (inaugurata nel 1951), riqualifica il vecchio edificio della scuola elementare (attuale sede del municipio), ma nel contempo pone le basi sul finire degli anni '50 del primo progetto per la nuova scuola elementare di via Cavour. Sovvenziona inoltre le colonie estive per ragazzi e ragazze.  

10 maggio 1953, cerimonia di inaugurazione del ristorante Lido all’Adda

E' lui a promuovere e gestire la costruzione delle case popolari (le famose "Case Fanfani") di Imbersago e Sabbione, curando - sempre nel corso degli anni '50 - l'ampliamento e ammodernamento dell'acquedotto e del cimitero, avviando le prime fognature e iniziando ad asfaltare le prime strade, con l'avvertenza di assumere disoccupati locali. Non trascura infine gli spazi dedicati al tempo libero: durante il suo mandato, viene tra l'altro inaugurato il ristorante Lido all'Adda e apre i battenti la sala cinematografica.  

Si ritira volontariamente dalla vita amministrativa nel 1960, al termine del suo terzo mandato da Sindaco. Ma il suo impegno pubblico non cessa. Di lì a poco, il commendator Lamperti assumerà infatti il prestigioso incarico di "Presidente della Commissione per l'erigendo Monumento a Sua Santità, Papa Giovanni XXIII" al Santuario della Madonna del Bosco. Grazie al suo lavoro, alla capacità di mobilitare risorse economico-organizzative e al coinvolgimento di personalità di spicco nel panorama locale e nazionale, la grande statua bronzea del Pontefice ancora vivente, opera del maestro Enrico Manfrini, viene inaugurata il 28 ottobre 1962: le foto di quel giorno ritraggono Primo Lamperti sorridente, accanto al Sindaco di Imbersago Paolino Bonfanti, suo successore, al Rettore del Santuario, monsignor Ecclesio Terraneo, e soprattutto all'arcivescovo di Milano, Cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI.  

Primo Lamperti muore improvvisamente il giorno della Vigilia di Natale del 1963. A soli 59 anni. Negli anni '60, il Comune di Imbersago renderà omaggio alla sua memoria, dedicandogli una via di Sabbione: unico Sindaco ad avere questo riconoscimento. Le vicende umane e amministrative di cui è stato protagonista appartengono al passato e costituiscono la storia del nostro Comune. Ma la sua testimonianza e i valori che ha saputo esprimere sono attualissimi e rappresentano un prezioso lascito anche per le generazioni che non lo hanno conosciuto.  

Sta a noi esserne all'altezza.
Giovanni Ghislandi - Sindaco di Imbersago
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