Sartirana: col lavoro si completa la creazione. Ne parlano don Sergio Massironi e Mario Todeschini (Cisl)

Il (buon) lavoro e l'occupazione. Sono stati questi i due temi al centro del quaresimale di domenica 18 marzo proposto nel salone dell'oratorio della parrocchia di San Pietro Apostolo, a Sartirana di Merate. A parlarne sono stati don Sergio Massironi, sartiranese d'origine che dal 2014 coopera con don Walter Magnoni, alla guida dell'Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro, e Mario Todeschini, sindacalista della CISL di Lecco-Monza e Brianza.

Il diacono Davide Canepa, Don Sergio Massironi e Mario Todeschini


L'interrogativo da cui don Sergio è partito con la sua relazione è stato: perché un prete deve parlare di lavoro? «Oggi voglio citare due pagine della Bibbia, di cui una molto cara a Sartirana: l'incontro di Gesù con Simon Pietro e Andrea. È andato ad incontrarli sul lago, mentre stavano svolgendo il loro lavoro di pescatori. E a Pietro ha detto: "Tu diventerai pescatore di uomini". E poi la prima pagina della Bibbia: la creazione. La Genesi si apre con Dio che lavora per creare un mondo, che ci viene consegnato incompleto proprio perché l'uomo e la donna, con il loro lavoro, lo possano completare».


Un tema, quello del lavorare bene, affrontato durante la settimana sociale svoltasi a Cagliari lo scorso ottobre. «Dobbiamo pensare - ha poi proseguito don Sergio - che il lavoro è una scelta vocazionale. La vocazione non è infatti solamente capire se debba sposarmi oppure consacrarmi: bisogna porsi degli interrogativi: che cosa sono al mondo a fare? Bisogna poi capire che bisogna impegnarsi: il lavoro non è un diritto, bisogna cercarlo e non aspettare che qualcuno arrivi a darcelo».

Don Sergio


Il momento in cui siamo, inoltre, pone dei cambiamenti importanti, a partire dai modelli del lavoro: i contratti sono differenti, e nei giovani il tempo indeterminato non è il primo pensiero. Piuttosto, quello che interessa ai giovani d'oggi è la possibilità di imparare. Gli orari non sono più rigidi, ma flessibili, e le gerarchie sono sempre meno evidenti. «In sostanza - ha poi concluso il sacerdote - dove bisogna spingere, e non farsi tirare». La parola è poi passata a Mario Todeschini, che ha snocciolato alcuni dati rispetto all'occupazione. «Se avessi tenuto questo intervento due anni fa - ha detto - di certo non sarei partito dai dati, che all'epoca erano allarmanti. Ora siamo invece di fronte a un'inversione dal punto di vista dei numeri, che ci fa ancora sperare. Il nostro territorio è molto legato al contesto di produzione classica. Ma siamo comunque di fronte a dei processi inevitabili: l'internazionalizzazione e l'inizio di percorsi consapevoli, per svolgere attività meno frazionate rispetto al passato».


Le aziende in questi anni, hanno infatti investito, soprattutto nella formazione, e anche quelle attività tradizionali stanno rinascendo: se infatti l'industria del tessile prima produceva solamente prodotti di base e perciò stava scomparendo, ora sta rinascendo grazie alla specializzazione per la produzione di manufatti di qualità. Il settore dell'artigianato, anche se in forma minore, sta anch'esso migliorando. Pur con questa crescita aziendale, però, l'occupazione non sta andando in simultanea. Il progresso tecnologico e l'automazione del lavoro stanno infatti compiendo passi da gigante: aumentando le macchine, diminuisce però lo spazio occupazionale. Ne sono la prova i contratti sempre più a breve termine che vengono fatti, mentre stanno cadendo in disuso quello di apprendistato e quello a tempo indeterminato. «Da ultimo - ha concluso il sindacalista - dobbiamo pensare che un incontro fra scuola e lavoro è sempre più necessario. Non solamente con l'alternanza scuola-lavoro, ma anche con percorsi che portino alla riscoperta degli antichi mestieri tradizionali».
Stefano Riva
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