Cernusco: luci e ombre della Rivoluzione socialista in Russia a un secolo di distanza
Si è svolta nella Sala Mostre di Cernusco, nel pomeriggio di sabato 17 marzo, la conferenza dal titolo "1917 Russia, la rivoluzione che sconvolse il mondo", organizzata dall'associazione Punto Rosso con il patrocinio del comune.
"Abbiamo deciso di inserire il sottotitolo "la rivoluzione che sconvolse il mondo" ha specificato Silvana Nicoletti, organizzatrice dell'incontro "perchè per la prima volta nella storia moderna è cambiato l'immaginario collettivo: finalmente il popolo è andato al potere per cambiare la condizione di milioni di uomini e donne e per di più nel corso di avvenimenti tragici, quelli della guerra del '15-'18"
Prima di dare inizio alla digressione sui fatti storici, Arianna Balladi ha recitato alcune poesie di Majakovskij.
Il compito di tornare indietro nel tempo, al 1917, è stato affidato alla professoressa di storia in pensione Maria De Masi, appassionata di storiografia. La De Masi ha analizzato il rapporto fra proletariato e il partito bolscevico basandosi sopratutto sul testo "Red Petrograd" del professor Smith di Oxford: non vi sarebbe differenza fra l'ideologia di centralizzazione e l'attività spontanea del proletariato.
Questa tesi è anche confermata da un decreto emanato da Lenin stesso: "si parla del diritto di tutte le fabbriche di esercitare il proprio controllo su ogni aspetto della produzione, compreso quello finanziario e l'obbligo degli imprenditori di sottostare alle loro decisioni". Di fatto la dipanazione dei comitati di fabbrica locali non sarebbe mai stata voluta dal governo sovietico secondo la prof.ssa De Masi: "fu l'effetto della dissoluzione della struttura economica della città di Pietrogrado fra fuga di capitali, la minaccia dell'invasione tedesca, la disoccupazione diffusa, la miseria e la fame".
Di seguito lo storico Roberto Croci si è concentrato sulla carica di artistica che la rivoluzione ha portato con sè: "gli artisti volevano rifondare l'arte, sconvolgere il teatro, così come i bolscevichi volevano sconvolgere la struttura politica ed economica". L'arte non si limitava a raccontare la rivoluzione, ma era creata appositamente per la rivoluzione: "Possiamo immaginare che l'arte ad un certo punto diventi propaganda" ha detto.
Con la morte di Lenin però cambia tutto: l'ascesa di Stalin fa migrare l'arte dall'avanguardismo al realismo socialista. "Non si limitò a distruggere l'arte, ma distrusse fisicamente gli artisti". Infatti passando da Majakovskij a Tatlin, fino ad arrivare a Malevič sono stati molti gli artisti ed intellettuali a commettere suicidio o a sparire in circostanze non chiare.
La rivoluzione è stata non solo artistica, ma anche sociale, a detta di Croci: si pensi ai diritti d'indipendenza economica e sessuale riconosciuti alle donne, un nuovo codice di famiglia, che fra le altre cose prevedeva il divorzio come mero atto amministrativo e l'introduzione dell'aborto legale.
Ultimo è stato l'intervento dello storico Carlo Antonio Barberini, che ha strutturato il suo discorso muovendo da tre tappe fondamentali: cosa volevano fare i bolscevichi, cos'hanno fatto e perchè la storia è andata diversamente da come avrebbero voluto.
"I bolscevichi volevano fare la rivoluzione mondiale: la rivoluzione d'ottobre non è la rivoluzione russa, o meglio, era la rivoluzione russa il cui passo successivo doveva essere espandere la rivoluzione in tutto il mondo" ha affermato Barberini, rispondendo al primo interrogativo. Passando per le vicende che durante la guerra in trincea hanno visto crescere i consenso dei bolscevichi in Russia e della prese di potere di Lenin si è giunti al punto in cui la maggioranza dello stesso partito socialista -dopo tre anni di guerra imperialista e altri tre di guerra civile- piuttosto che sostenere la visione di Lenin di estendere a tutto il mondo il socialismo ha preferito sottoscrivere la volontà di Stalin di mantenere il socialismo solo in Russia.
Contestualmente alla conferenza nei locali della Biblioteca comunale è stata installata la mostra "Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e l'opposizione alla Grande Guerra": giunta direttamente da un gruppo di storici dell'Università di Berna, è stata tradotta dal tedesco e stampata su pannelli.
Doriano Maglione, curatore dell'esposizione per il Centro Buonarroti ha spiegato il senso di parlare ancora oggi di opposizione alla guerra: "Il motivo che ci fa andare avanti non è rievocare la storia, ma parlare del presente. La guerra è il presente e la sua costante è che le vittime sono sempre i civili, donne e soprattutto bambini".
Silvana Nicoletti, organizzatrice
"Abbiamo deciso di inserire il sottotitolo "la rivoluzione che sconvolse il mondo" ha specificato Silvana Nicoletti, organizzatrice dell'incontro "perchè per la prima volta nella storia moderna è cambiato l'immaginario collettivo: finalmente il popolo è andato al potere per cambiare la condizione di milioni di uomini e donne e per di più nel corso di avvenimenti tragici, quelli della guerra del '15-'18"
Prima di dare inizio alla digressione sui fatti storici, Arianna Balladi ha recitato alcune poesie di Majakovskij.
Doriano Maglione
Il compito di tornare indietro nel tempo, al 1917, è stato affidato alla professoressa di storia in pensione Maria De Masi, appassionata di storiografia. La De Masi ha analizzato il rapporto fra proletariato e il partito bolscevico basandosi sopratutto sul testo "Red Petrograd" del professor Smith di Oxford: non vi sarebbe differenza fra l'ideologia di centralizzazione e l'attività spontanea del proletariato.
Questa tesi è anche confermata da un decreto emanato da Lenin stesso: "si parla del diritto di tutte le fabbriche di esercitare il proprio controllo su ogni aspetto della produzione, compreso quello finanziario e l'obbligo degli imprenditori di sottostare alle loro decisioni". Di fatto la dipanazione dei comitati di fabbrica locali non sarebbe mai stata voluta dal governo sovietico secondo la prof.ssa De Masi: "fu l'effetto della dissoluzione della struttura economica della città di Pietrogrado fra fuga di capitali, la minaccia dell'invasione tedesca, la disoccupazione diffusa, la miseria e la fame".
Arianna Balladi
Di seguito lo storico Roberto Croci si è concentrato sulla carica di artistica che la rivoluzione ha portato con sè: "gli artisti volevano rifondare l'arte, sconvolgere il teatro, così come i bolscevichi volevano sconvolgere la struttura politica ed economica". L'arte non si limitava a raccontare la rivoluzione, ma era creata appositamente per la rivoluzione: "Possiamo immaginare che l'arte ad un certo punto diventi propaganda" ha detto.
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Con la morte di Lenin però cambia tutto: l'ascesa di Stalin fa migrare l'arte dall'avanguardismo al realismo socialista. "Non si limitò a distruggere l'arte, ma distrusse fisicamente gli artisti". Infatti passando da Majakovskij a Tatlin, fino ad arrivare a Malevič sono stati molti gli artisti ed intellettuali a commettere suicidio o a sparire in circostanze non chiare.
Lo storico Roberto Croci
La rivoluzione è stata non solo artistica, ma anche sociale, a detta di Croci: si pensi ai diritti d'indipendenza economica e sessuale riconosciuti alle donne, un nuovo codice di famiglia, che fra le altre cose prevedeva il divorzio come mero atto amministrativo e l'introduzione dell'aborto legale.
Ultimo è stato l'intervento dello storico Carlo Antonio Barberini, che ha strutturato il suo discorso muovendo da tre tappe fondamentali: cosa volevano fare i bolscevichi, cos'hanno fatto e perchè la storia è andata diversamente da come avrebbero voluto.
"I bolscevichi volevano fare la rivoluzione mondiale: la rivoluzione d'ottobre non è la rivoluzione russa, o meglio, era la rivoluzione russa il cui passo successivo doveva essere espandere la rivoluzione in tutto il mondo" ha affermato Barberini, rispondendo al primo interrogativo. Passando per le vicende che durante la guerra in trincea hanno visto crescere i consenso dei bolscevichi in Russia e della prese di potere di Lenin si è giunti al punto in cui la maggioranza dello stesso partito socialista -dopo tre anni di guerra imperialista e altri tre di guerra civile- piuttosto che sostenere la visione di Lenin di estendere a tutto il mondo il socialismo ha preferito sottoscrivere la volontà di Stalin di mantenere il socialismo solo in Russia.
Lo storico Carlo Antonio Barberini
Contestualmente alla conferenza nei locali della Biblioteca comunale è stata installata la mostra "Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e l'opposizione alla Grande Guerra": giunta direttamente da un gruppo di storici dell'Università di Berna, è stata tradotta dal tedesco e stampata su pannelli.
La prof.ssa Maria De Masi
Doriano Maglione, curatore dell'esposizione per il Centro Buonarroti ha spiegato il senso di parlare ancora oggi di opposizione alla guerra: "Il motivo che ci fa andare avanti non è rievocare la storia, ma parlare del presente. La guerra è il presente e la sua costante è che le vittime sono sempre i civili, donne e soprattutto bambini".
F.F.