Merate: Mons. Alfred Xuereb a Villa Cedri per portare conforto e sollievo ai malati
Nella mattinata di domenica 11 febbraio, in occasione della XXVI Giornata Mondiale del Malato nella ricorrenza della Madonna di Lourdes, si è tenuta a Villa dei Cedri la messa officiata da Monsignor Alfred Xuereb, della segreteria per l'economia di Papa Francesco e precedentemente segretario privato di Papa Benedetto XVI.
Hanno presenziato alla funzione gli ospiti della R.S.A. Villa dei Cedri, il Presidente Aldo Gandini, il direttore della struttura Marco Arosio, l'assessore Giuseppina Spezzaferri, Alma Troisi Raccosta,il personale sanitario e i volontari.
Don Alfred ha rievocato il ruolo assistenziale della chiesa cattolica nei confronti dei malati e bisognosi e ha rivolto parole di gratitudine a tutti coloro che si adoperano per assistere i più deboli. "Voglio fare i complimenti a tutti quelli che portano avanti questa realtà" ha detto il prelato "al Signor Gandini e alla sua famiglia, ai tanti collaboratori, ai volontari che vengono generosamente per prestare questo loro servizio e agli impiegati. Ricordatevi sempre della frase di Gesù: "ogni cosa che fate al più piccolo e bisognoso, lo fate a me". Nel giorno in cui il Signore ci accoglierà nella sua casa, vi ringrazierà per i vostri gesti caritatevoli nei confronti dei malati."
Durante la celebrazione 8 ospiti di Villa dei Cedri hanno ricevuto l'unzione degli infermi, un sacramento speciale per le persone malate da vivere come segno di aiuto e sostegno nella sofferenza, affinché essi possano ritrovare la loro forza interiore.
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Sua Eccellenza ha anche raccontato un aneddoto relativo a Papa Francesco: "una domenica dopo l'Angelus, pronti per il ritorno a Santa Marta, la gendarmeria ha avvertito che c'era un gruppo di mamme con i figli malati ricoverati all'ospedale Bambin Gesù di Roma che attendevano di essere accolte. Io avevo il compito di informare il Papa e gli feci presente che aveva molti impegni in agenda, ma lui mi rimproverò dicendomi "Ricordati Alfred, saranno questi un giorno ad aprirci la porta del Paradiso. Amando i poveri e i deboli ed essendo stati generosi con loro, ci ricambieranno accogliendoci nella casa del Padre".
L'ecclesiastico porterà i saluti di tutti a Papa Francesco, nonché la richiesta, se possibile, di venire in visita e si è congedato lasciando a ciascun partecipante un'immaginetta della statua della Pietà con la preghiera del Cardinale Arciprete di San Pietro, il Cardinal Comastri. Il pontefice poi, tramite Monsignor Alfred, ha voluto rendere omaggio all'intera struttura con un piccolo presente. "Voglio ringraziare tutti voi per avermi dato un momento di spiritualità intenso" ha concluso il sacerdote "Qui non ho trovato una struttura di assistenza sanitaria, ma una comunità di persone sensibili. Voglio benedire le vostre famiglie e il vostro cuore in particolare, siate sempre generosi e trasmettetelo agli altri".
Monsignor Alfred Xuereb, accanto Don Marino Rossi e alle spalle il direttore della struttura Marco Arosio
Hanno presenziato alla funzione gli ospiti della R.S.A. Villa dei Cedri, il Presidente Aldo Gandini, il direttore della struttura Marco Arosio, l'assessore Giuseppina Spezzaferri, Alma Troisi Raccosta,il personale sanitario e i volontari.
Don Alfred ha rievocato il ruolo assistenziale della chiesa cattolica nei confronti dei malati e bisognosi e ha rivolto parole di gratitudine a tutti coloro che si adoperano per assistere i più deboli. "Voglio fare i complimenti a tutti quelli che portano avanti questa realtà" ha detto il prelato "al Signor Gandini e alla sua famiglia, ai tanti collaboratori, ai volontari che vengono generosamente per prestare questo loro servizio e agli impiegati. Ricordatevi sempre della frase di Gesù: "ogni cosa che fate al più piccolo e bisognoso, lo fate a me". Nel giorno in cui il Signore ci accoglierà nella sua casa, vi ringrazierà per i vostri gesti caritatevoli nei confronti dei malati."
Da sinistra Marco Arosio, il presidente Aldo Gandini, il maggiore Roberto De Paoli, Alma Troisi Raccosta, Giuseppina Spezzaferri
Durante la celebrazione 8 ospiti di Villa dei Cedri hanno ricevuto l'unzione degli infermi, un sacramento speciale per le persone malate da vivere come segno di aiuto e sostegno nella sofferenza, affinché essi possano ritrovare la loro forza interiore.
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Sua Eccellenza ha anche raccontato un aneddoto relativo a Papa Francesco: "una domenica dopo l'Angelus, pronti per il ritorno a Santa Marta, la gendarmeria ha avvertito che c'era un gruppo di mamme con i figli malati ricoverati all'ospedale Bambin Gesù di Roma che attendevano di essere accolte. Io avevo il compito di informare il Papa e gli feci presente che aveva molti impegni in agenda, ma lui mi rimproverò dicendomi "Ricordati Alfred, saranno questi un giorno ad aprirci la porta del Paradiso. Amando i poveri e i deboli ed essendo stati generosi con loro, ci ricambieranno accogliendoci nella casa del Padre".
L'ecclesiastico porterà i saluti di tutti a Papa Francesco, nonché la richiesta, se possibile, di venire in visita e si è congedato lasciando a ciascun partecipante un'immaginetta della statua della Pietà con la preghiera del Cardinale Arciprete di San Pietro, il Cardinal Comastri. Il pontefice poi, tramite Monsignor Alfred, ha voluto rendere omaggio all'intera struttura con un piccolo presente. "Voglio ringraziare tutti voi per avermi dato un momento di spiritualità intenso" ha concluso il sacerdote "Qui non ho trovato una struttura di assistenza sanitaria, ma una comunità di persone sensibili. Voglio benedire le vostre famiglie e il vostro cuore in particolare, siate sempre generosi e trasmettetelo agli altri".
XXVI Giornata Mondiale del Malato
Santa Messa per gli ammalati
Villa dei Cedri, Merate, 11 febbraio 2017
Santa Messa per gli ammalati
Villa dei Cedri, Merate, 11 febbraio 2017
Il mio nome è Alfred, sono nato su una piccola isola di nome Malta e vivo a Roma da più di 33 anni. Ho avuto il privilegio di essere secondo segretario per cinque anni e mezzo di papa Benedetto XVI. Proprio cinque anni fa come oggi Benedetto ha annunciato pubblicamente la sua grande decisione di abdicare, di non essere più colui che guida la chiesa universale. Io ero in lacrime perché non capivo questa sua scelta, ma lui era molto sereno perché aveva capito che Dio gli aveva chiesto questo.
Ormai da quattro anni sono segretario generale di Papa Francesco per una nuova segreteria che prima non esisteva, la segreteria per l’Economia, per aiutare tutti gli uffici della Santa Sede e del Governato per un’amministrazione oculata, prudente e ordinata, evitando gli sprechi con controlli efficienti.
Sono molto lieto oggi di essere con voi proprio nel giorno dedicato ai malati; sono 60 anni che la Chiesa ha scelto l’11 febbraio come giorno per sensibilizzare il mondo alle necessità dei malati. Oggi inoltre, non a caso, ricorrono 160 anni dall’apparizione della Madonna nella grotta di Lourdes a una fanciulla di nome Bernadette, rivelatasi ad essa come l’Immacolata Concezione. Questo ci ricollega all’apparizione dell’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria nella sua casa a Nazareth, annunciandole la sua gravidanza, affinchè l’opera di salvezza raggiungesse il suo culmine e il verbo di Dio diventasse in lei carne. Non appena ricevuta la notizia, Maria corre verso la casa dell’anziana cugina Elisabetta, a cui il Signore ha concesso la grazia di aspettare un figlio, Giovanni Battista.
Maria dunque, invece che chiudersi in sé dopo l’annuncio della gravidanza, decide di servire una sua cugina avanzata in età e di assisterla sino al parto del suo bambino.
Ecco perché Gesù sulla croce si rivolgerà poi dinanzi alla madre a Giovanni Battista dicendo “questa è tua madre”: Maria è diventata segno della Chiesa, la quale ha il compito mariano di assistere specialmente coloro che sono in necessità, o perché avanzati in età o perché vivono una condizione di sofferenza. Attraverso questo compito la chiesa trasmette Gesù stesso (…) ogni volta che si avvicina al malato, all’anziano o al sofferente, ed è di questa sofferenza che il mondo ha bisogno (…). Finché il nostro cuore non assaggia questa presenza, rimane sempre in difficoltà e alla ricerca, come Sant’Agostino ci insegna.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo come Gesù passa per le strade della Palestina e guarisce ogni infermità, addirittura un lebbroso, emarginato dalla società e dalla vita religiosa. Con la guarigione il lebbroso è riconciliato non solo con la società, ma anche con la comunità religiosa e con Dio: la lebbra è infatti segno di un peccato grave. Quando pecchiamo siamo come un tralcio che decide che non ha bisogno del tronco, fa le sue scelte e capricciosamente si taglia dall’albero (…), e non solo non riesce più a produrre i frutti per cui è stato chiamato in vita, ma nemmeno riesce a vivere, morendo solo. Il Signore è stato dunque mandato nel mondo proprio per rinnestare tutti quei tralci, uomini e donne, allontanatisi da Dio per peccati gravi, per essere rinnestati all’albero della vita che è Gesù Cristo. (…)
Come dice Papa Francesco, “Dio ci aspetta sempre”, rispettando i nostri tempi. Delle volte noi abbiamo concrete difficoltà a fare i nostri passi, lui lo sa ma continua ad aspettare. Ci aiuterà ad appianare le nostre difficoltà affinché il nostro reinserimento nella Chiesa e nella comunione con Dio possa tornare rigoglioso.
Chiediamo al Signore di darci questa grazia, offrendo i disagi della nostra anzianità o malattia in favore di coloro che sono travagliati, aspettando il momento che possano decidersi di tornare al Signore.
Ormai da quattro anni sono segretario generale di Papa Francesco per una nuova segreteria che prima non esisteva, la segreteria per l’Economia, per aiutare tutti gli uffici della Santa Sede e del Governato per un’amministrazione oculata, prudente e ordinata, evitando gli sprechi con controlli efficienti.
Sono molto lieto oggi di essere con voi proprio nel giorno dedicato ai malati; sono 60 anni che la Chiesa ha scelto l’11 febbraio come giorno per sensibilizzare il mondo alle necessità dei malati. Oggi inoltre, non a caso, ricorrono 160 anni dall’apparizione della Madonna nella grotta di Lourdes a una fanciulla di nome Bernadette, rivelatasi ad essa come l’Immacolata Concezione. Questo ci ricollega all’apparizione dell’arcangelo Gabriele alla Vergine Maria nella sua casa a Nazareth, annunciandole la sua gravidanza, affinchè l’opera di salvezza raggiungesse il suo culmine e il verbo di Dio diventasse in lei carne. Non appena ricevuta la notizia, Maria corre verso la casa dell’anziana cugina Elisabetta, a cui il Signore ha concesso la grazia di aspettare un figlio, Giovanni Battista.
Maria dunque, invece che chiudersi in sé dopo l’annuncio della gravidanza, decide di servire una sua cugina avanzata in età e di assisterla sino al parto del suo bambino.
Ecco perché Gesù sulla croce si rivolgerà poi dinanzi alla madre a Giovanni Battista dicendo “questa è tua madre”: Maria è diventata segno della Chiesa, la quale ha il compito mariano di assistere specialmente coloro che sono in necessità, o perché avanzati in età o perché vivono una condizione di sofferenza. Attraverso questo compito la chiesa trasmette Gesù stesso (…) ogni volta che si avvicina al malato, all’anziano o al sofferente, ed è di questa sofferenza che il mondo ha bisogno (…). Finché il nostro cuore non assaggia questa presenza, rimane sempre in difficoltà e alla ricerca, come Sant’Agostino ci insegna.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo come Gesù passa per le strade della Palestina e guarisce ogni infermità, addirittura un lebbroso, emarginato dalla società e dalla vita religiosa. Con la guarigione il lebbroso è riconciliato non solo con la società, ma anche con la comunità religiosa e con Dio: la lebbra è infatti segno di un peccato grave. Quando pecchiamo siamo come un tralcio che decide che non ha bisogno del tronco, fa le sue scelte e capricciosamente si taglia dall’albero (…), e non solo non riesce più a produrre i frutti per cui è stato chiamato in vita, ma nemmeno riesce a vivere, morendo solo. Il Signore è stato dunque mandato nel mondo proprio per rinnestare tutti quei tralci, uomini e donne, allontanatisi da Dio per peccati gravi, per essere rinnestati all’albero della vita che è Gesù Cristo. (…)
Come dice Papa Francesco, “Dio ci aspetta sempre”, rispettando i nostri tempi. Delle volte noi abbiamo concrete difficoltà a fare i nostri passi, lui lo sa ma continua ad aspettare. Ci aiuterà ad appianare le nostre difficoltà affinché il nostro reinserimento nella Chiesa e nella comunione con Dio possa tornare rigoglioso.
Chiediamo al Signore di darci questa grazia, offrendo i disagi della nostra anzianità o malattia in favore di coloro che sono travagliati, aspettando il momento che possano decidersi di tornare al Signore.
Giulia Melotti Garibaldi