Merate: L.R.H. e 'Price' presentano la multiutility del Nord Servirà ca.900mila abitanti tra Lecco, Como, Sondrio e Varese
È stato presentato giovedì 14 dicembre presso l'auditorium di Merate lo scacchiere della multiutility che coinvolgerebbe le due partecipate di Lario Reti Holding, Acel Service e Lario Reti Gas, in un processo di aggregazione. Lo studio preliminare è stato condotto dalla Price waterhouse Coopers Advisory.
Sulla base di esso, i sindaci dovranno deliberare l'atto di indirizzo. Poi con ulteriori elementi in mano passerà dai Consigli comunali la proposta completa per la nuova realtà aggregata. Gli altri protagonisti della fusione sono Acsm-Agam (Como e Monza), la Aevv (Sondrio), la Aspem (Varese). All'interno di queste tre società, A2A possiede quote importanti. In altri termini, significherebbe per Lecco gemellarsi al colosso milanese nel settore energetico. Marco Canzi, membro del CdA a 3 di LRH, ha esordito a Merate sottolineando l'opportunità del contesto in cui si inserisce l'operazione. Le novità normative da una parte, le gare pubbliche da cui attingere risorse dall'altra. Si aggiunga la fine del regime di maggior tutela nel 2019 e lo scenario competitivo soffocherebbe nel giro di pochi anni Acel Service e Lario Reti Gas.
Il progetto prevede perciò la costituzione di una multiutility della Lombardia settentrionale (circa 900 mila abitanti serviti) che abbia al centro del suo piano industriale lo sviluppo energetico, pur continuando le attività residuali legate all'idrico e al teleriscaldamento. Su questo punto Canzi ha precisato: «L'integrazione di Silea non è stata assolutamente considerata. La società erediterà i 3 impianti di teleriscaldamento, ma non se ne faranno di nuovi». L'aggregazione favorirebbe la formazione e qualificazione dei dipendenti, un piano di investimenti e una gestione ottimale, lo sviluppo della generazione di politiche commerciali e di acquisto di gas ed energia elettrica. Si occuperebbe della distribuzione e vendita di luce e gas. Ai timori degli amministratori locali sull'interesse pubblico di questa operazione Canzi ha rimarcato la politica di investimenti che si tradurrebbe in servizi per il cittadini e un incremento degli standard qualitativi dei paesi, avviandosi al modello di smart city. Ha poi aggiunto: «In A2A ci sono due anime non ancora completamente svolte. Da una parte viene sostenuto il principio di non colonizzare i territori, ma di collaborare. Dall'altro lato la linea è di stare più attenti alle logiche aziendali. Nell'ultimo periodo sta prevalendo la prima soluzione».
Parlando di governance, il modello non è ancora definitivo. È necessario aspettare i risultati dell'advisor nominato da Lario Reti Holding che corrobori o corregga lo studio di Pwc, e in ultima analisi le verifiche del perito nominato dal tribunale per valutare la congruità dei concambi. L'ipotesi presentata è di un player quotato in Borsa (con il flottante al 10%), A2A è stata stimata al 40 %, ma i soci pubblici (compreso LRH) insieme raggiungerebbero la maggioranza. Edoardo Scornajenghi, portavoce di Pwc, ha riconosciuto che la percentuale del flottante sia bassa, ma che da contatti non formali con Borsa Italiana e Consob pare sia stata reputata sostenibile. Alle indicazioni normative si sarebbe consolidata una certa prassi nel ricorrere alle deroghe. Tra i soci pubblici e privati si stabilirebbero dei patti parasociali della durata di tre anni e con rinnovo automatico. Qualora un socio pubblico volesse uscire dal patto per fare cassa, in base alla configurazione societaria, il patto non verrebbe meno in quanto basterebbe la decisione di LRH di proseguire per impedire ad A2A di salire oltre la quota inziale. A2A avrebbe 7 rappresentanti nel CdA su 13, quota necessaria per poter svolgere l'ordinaria amministrazione che le competerebbe. Il ruolo dei soci pubblici (2 per LRH) consiste nella nomina dei vertici e nella partecipazione alle decisioni importanti del gruppo. Le preoccupazioni di diversi amministratori locali si sono fatti sentire.
L'assessore di Casatenovo Guido Pirovano le ha così manifestate: «La controparte politica sarebbe in grado di dare risposte coese? Il rischio è che si costituisca una governance di facciata ma non di sostanza. Non è che la macchina sarà talmente potente che andrà da sola?». Scenari orwelliani che non preoccupano Marco Canzi, che imputa eventuali responsabilità agli amministratori locali che individueranno i propri rappresentanti. Diversi sindaci e consiglieri hanno domandato se sia stata ipotizzata una terza via.
Tra il rimanere piccoli e la multiutility, il sindaco di Lomagna Stefano Fumagalli ha proposto di considerare la scissione da Lario Reti Holding dei Comuni interessati (per il peso che hanno sul riparto dei dividendi) alla costituzione della nuova società. LRH manterrebbe così la sua centralità nella gestione dell'idrico, l'unico vero servizio di valenza pubblica, secondo la visione di alcuni amministratori locali. La replica di Canzi: «Non abbiamo valutato questa ipotesi, ma la scissione non proporzionale sarebbe un'operazione complessa. Servirebbe l'approvazione da parte di tutti i soci».
Paolo Brivio di Osnago ha evidenziato diverse criticità o chiarimenti: il fronte pubblico non compatto a causa dei cambi degli schieramenti politici, le attese sul piano industriale, le tempistiche per disporre dei risultati del "contro-advisor" nominato da LRH, il futuro nel caso in cui si perdessero le gare pubbliche. Dal palco sono state espresse rassicurazioni, nessun rischio, i soldi rimarrebbero per altri investimenti: «Nulla di stravolgente». Immancabile l'intervento del consigliere di Colle Brianza Aldo Dal Lago, che ha ribadito l'assenza di trasparenza. Si è interrogato sull'assenza nel corso di questi incontri informativi dei presidenti di Acel Service e Lario Reti Gas, e se a firmare l'accordo saranno anche loro. Al termine ci sono state diverse domande per capire meglio la complessità del progetto mentre il sindaco di Merate Andrea Massironi ha rivendicato la lungimiranza sottesa al processo di aggregazione.
Andrea Massironi, Edoardo Scornajenghi di Pwc, Lelio Cavallier, presidente di LRH, Marco Canzi
Sulla base di esso, i sindaci dovranno deliberare l'atto di indirizzo. Poi con ulteriori elementi in mano passerà dai Consigli comunali la proposta completa per la nuova realtà aggregata. Gli altri protagonisti della fusione sono Acsm-Agam (Como e Monza), la Aevv (Sondrio), la Aspem (Varese). All'interno di queste tre società, A2A possiede quote importanti. In altri termini, significherebbe per Lecco gemellarsi al colosso milanese nel settore energetico. Marco Canzi, membro del CdA a 3 di LRH, ha esordito a Merate sottolineando l'opportunità del contesto in cui si inserisce l'operazione. Le novità normative da una parte, le gare pubbliche da cui attingere risorse dall'altra. Si aggiunga la fine del regime di maggior tutela nel 2019 e lo scenario competitivo soffocherebbe nel giro di pochi anni Acel Service e Lario Reti Gas.
Edoardo Scornajenghi di Pwc
Il progetto prevede perciò la costituzione di una multiutility della Lombardia settentrionale (circa 900 mila abitanti serviti) che abbia al centro del suo piano industriale lo sviluppo energetico, pur continuando le attività residuali legate all'idrico e al teleriscaldamento. Su questo punto Canzi ha precisato: «L'integrazione di Silea non è stata assolutamente considerata. La società erediterà i 3 impianti di teleriscaldamento, ma non se ne faranno di nuovi». L'aggregazione favorirebbe la formazione e qualificazione dei dipendenti, un piano di investimenti e una gestione ottimale, lo sviluppo della generazione di politiche commerciali e di acquisto di gas ed energia elettrica. Si occuperebbe della distribuzione e vendita di luce e gas. Ai timori degli amministratori locali sull'interesse pubblico di questa operazione Canzi ha rimarcato la politica di investimenti che si tradurrebbe in servizi per il cittadini e un incremento degli standard qualitativi dei paesi, avviandosi al modello di smart city. Ha poi aggiunto: «In A2A ci sono due anime non ancora completamente svolte. Da una parte viene sostenuto il principio di non colonizzare i territori, ma di collaborare. Dall'altro lato la linea è di stare più attenti alle logiche aziendali. Nell'ultimo periodo sta prevalendo la prima soluzione».
Stefano Fumagalli di Lomagna
Parlando di governance, il modello non è ancora definitivo. È necessario aspettare i risultati dell'advisor nominato da Lario Reti Holding che corrobori o corregga lo studio di Pwc, e in ultima analisi le verifiche del perito nominato dal tribunale per valutare la congruità dei concambi. L'ipotesi presentata è di un player quotato in Borsa (con il flottante al 10%), A2A è stata stimata al 40 %, ma i soci pubblici (compreso LRH) insieme raggiungerebbero la maggioranza. Edoardo Scornajenghi, portavoce di Pwc, ha riconosciuto che la percentuale del flottante sia bassa, ma che da contatti non formali con Borsa Italiana e Consob pare sia stata reputata sostenibile. Alle indicazioni normative si sarebbe consolidata una certa prassi nel ricorrere alle deroghe. Tra i soci pubblici e privati si stabilirebbero dei patti parasociali della durata di tre anni e con rinnovo automatico. Qualora un socio pubblico volesse uscire dal patto per fare cassa, in base alla configurazione societaria, il patto non verrebbe meno in quanto basterebbe la decisione di LRH di proseguire per impedire ad A2A di salire oltre la quota inziale. A2A avrebbe 7 rappresentanti nel CdA su 13, quota necessaria per poter svolgere l'ordinaria amministrazione che le competerebbe. Il ruolo dei soci pubblici (2 per LRH) consiste nella nomina dei vertici e nella partecipazione alle decisioni importanti del gruppo. Le preoccupazioni di diversi amministratori locali si sono fatti sentire.
Paolo Brivio sindaco di Osnago
L'assessore di Casatenovo Guido Pirovano le ha così manifestate: «La controparte politica sarebbe in grado di dare risposte coese? Il rischio è che si costituisca una governance di facciata ma non di sostanza. Non è che la macchina sarà talmente potente che andrà da sola?». Scenari orwelliani che non preoccupano Marco Canzi, che imputa eventuali responsabilità agli amministratori locali che individueranno i propri rappresentanti. Diversi sindaci e consiglieri hanno domandato se sia stata ipotizzata una terza via.
L'assessore Guido Pirovano di Casatenovo
Tra il rimanere piccoli e la multiutility, il sindaco di Lomagna Stefano Fumagalli ha proposto di considerare la scissione da Lario Reti Holding dei Comuni interessati (per il peso che hanno sul riparto dei dividendi) alla costituzione della nuova società. LRH manterrebbe così la sua centralità nella gestione dell'idrico, l'unico vero servizio di valenza pubblica, secondo la visione di alcuni amministratori locali. La replica di Canzi: «Non abbiamo valutato questa ipotesi, ma la scissione non proporzionale sarebbe un'operazione complessa. Servirebbe l'approvazione da parte di tutti i soci».
Efrem Brambilla sindaco di Santa Maria Hoé
Paolo Brivio di Osnago ha evidenziato diverse criticità o chiarimenti: il fronte pubblico non compatto a causa dei cambi degli schieramenti politici, le attese sul piano industriale, le tempistiche per disporre dei risultati del "contro-advisor" nominato da LRH, il futuro nel caso in cui si perdessero le gare pubbliche. Dal palco sono state espresse rassicurazioni, nessun rischio, i soldi rimarrebbero per altri investimenti: «Nulla di stravolgente». Immancabile l'intervento del consigliere di Colle Brianza Aldo Dal Lago, che ha ribadito l'assenza di trasparenza. Si è interrogato sull'assenza nel corso di questi incontri informativi dei presidenti di Acel Service e Lario Reti Gas, e se a firmare l'accordo saranno anche loro. Al termine ci sono state diverse domande per capire meglio la complessità del progetto mentre il sindaco di Merate Andrea Massironi ha rivendicato la lungimiranza sottesa al processo di aggregazione.
Marco Pessina