Calco:un incontro sulle violenze all'infanzia. 3 bimbi su 4 subiscono, in Italia si è indietro
Potrà suonare strano, esagerato, ma tre bambini su quattro al mondo hanno subito una violenza. A dirlo è uno studio che risale al 2015 ed è riportato all'attenzione dei - pochi - presenti all'incontro che si è svolto mercoledì sera, 15 novembre, nella sala civica della biblioteca di Calco, dalle dottoresse Elisabetta Biffi e Stefania Olivieri dell'Università Bicocca di Milano.
261 milioni di bimbe e bimbi in età scolare che hanno fatto esperienza di violenza fra pari, 100mila bambini vittime di omicidio, 18 milioni di adolescenti, tra i 15 e i 19 anni, che hanno subito violenza sessuale. Una vera e propria emergenza che, come ha spiegato anche la dottoressa Biffi, ha convinto le Nazioni Unite nel 2006 ad avviare un profondo lavoro di contrasto a questa situazione inaccettabile.
Da sinistra: le dottoresse Stefania Olivieri ed Elisabetta Biffi dell’Università Bicocca di Milano
Uno primo studio decennale, questo, servito a capire in che modo a livello giuridico ogni Stato del mondo possa applicare delle leggi che condannino ogni genere di violenza fatta ai minori. Potrà sembrare altrettanto strano, infatti, sapere che al mondo soltanto 53 Paesi vietano e puniscono l'utilizzo delle ''maniere forti'' per indirizzare bimbe e bimbi. L'Italia non è tra questi, vale a dire che ''a livello normativo - ha spiegato la dottoressa Biffi - non esiste una definizione specifica di violenza contro i minori, ma diversi comportamenti violenti sono punibili in base al codice penale''.
''Non esiste ancora la proibizione normativa delle punizioni fisiche nell'ambito familiare - ha proseguito - ma la Corte di Cassazione nel 1996 sostiene l'illegittimità delle punizioni corporali''. Questo comporta, oltretutto, che il ''ceffone'' dato nei limiti del contesto famigliare risulti ancora completamente legittimo, sebbene, come spiegato dalle dottoresse della Bicocca, questo implichi tutta una seria di conseguenze negative nella personalità del giovane o della giovane. Un'indagine sui metodi educativi e il ricorso alle punizioni fisiche promossa da Ipsos, nel 2012, illustrato mercoledì sera dalle dottoresse, ha mostrato che più di un quarto dei genitori schiaffeggia i propri figli, mentre solo il 25% dei genitori non ricorre a punizioni corporali, considerato un campione di ricerca di mille genitori con bimbi da 3 a 11 anni e 250 genitori con ragazzi dagli 11 ai 16.
Le dottoresse hanno esposto anche un altro tipo di indagine, svolta nel 2015 dall'autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, il Cismai. Un'indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia condotta su 1000 minorenni italiani, dalla quale è risultato che almeno otto di loro sono maltrattati. Risulta, inoltre, che 91.272 minorenni siano in carico per maltrattamento, per tutta una serie di motivi: trascuratezza materiale e o affettiva, violenza assistita, maltrattamento psicologico, discuria, percuria, maltrattamento fisico e abuso sessuale.
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L'incontro di mercoledì, che ha fatto seguito dello spettacolo teatrale che si era svolto sabato 11 novembre nell'auditorium di San Virgilio, intitolato ''Angeli'' e incentrato su di una storia di pedofilia e abuso molto celati, in una famiglia, ha preso inizio proprio con la differenziazione delle tipologie di violenza che possono riceve i bambini. Si parla, generalmente, di violenza agita quando proviene dagli adulti e da figure di riferimento, di violenza tra pari quando avviene tra gli stessi giovani (un esempio è appunto il bullismo), e di violenza assistita, cioè quando i minori sono costretti ad assistere a situazioni di violenza, in famiglia come a scuola.
La dottoressa Stefania Olivieri ha approfondito in modo particolare il ruolo genitoriale nei casi di violenza, sostenendo, tra le altre cose, che ''il genitore cattivo è spesso un genitore inadeguato, talmente sofferente i ricordi e i suoi drammi del passato da non riuscire a gestire contemporaneamente la propria emozionalità e la sua esperienza, e il modo migliore che trova per poter risolvere o in qualche modo espellere il proprio dramma è di farlo ricadere sul proprio figlio''.
Questo aspetto legato alle violenze in ambito famigliare ha scaturito un ampio dibattito in sala, dove sono uscite parecchie considerazioni interessanti. La dottoressa Elisabetta Biffi, ad esempio, ha suggerito che una soluzione al problema potrebbe essere quella di incominciare a considerare i bambini come dei veri e propri cittadini, ''vorrebbe dire tutelarli di più e riportare le bimbe e i bimbi allo stesso livello degli adulti''.
A.S.