Renzi preferisce l’azienda privata alla piazza. E i pendolari protestano ma solo sui ''social''

In una delle sue più azzeccate parodie, quella di Luca Cordero di Montezemolo, Maurizio Crozza fa dire al suo personaggio: "... come mi ha detto quel pezzo grosso di Confindustria", e Andrea Zalone, "chi?" "Renzi" "Ma Renzi è il presidente del Consiglio..." "Ma cosa dice, ha fatto il Jobs Act, ha abolito l'art.18, è culo e camicia con J.P. Morgan, viene sempre a Cernobbio a sfondarsi di salatini......"



Alle volte la satira - se veramente intelligente - è più efficace di un discorso politico infuocato. Matteo Renzi quest'oggi si è comportato proprio come lo descrive Montezemolo-Crozza: è giunto a Cernusco (non a Merate, attenzione amici), si è fermato per qualche battuta evitando di rispondere alle domande concrete (perché i treni ritardano? Perché non si allenta il patto di stabilità?) poi è salito in macchina e si è fatto portare alla Technoprobe Spa di Cernusco, azienda specializzata nella produzione di attrezzature per test su microchip. Secondo Il Sole 24 Ore è l'unica azienda italiana e la terza nel mondo a produrre dispositivi per i test dei circuiti integrati. Un'azienda indubbiamente di prima grandezza che dà lustro al territorio e a tutto il Paese. Ma pur sempre una società privata circoscritta in un perimetro aziendale.



E la piazza? E la gente? L'arringatore delle folle, l'uomo che ha incantato con la sua dialettica svincolata dal politichese ha preferito l'ambiente chiuso nonostante gli sforzi di Gino Del Boca e compagni per convincerlo prima a prendere un caffè in piazza Prinetti e poi a visitare "Casa Amica". Niente da fare. Matteo ha fatto tappa in azienda poi è tornato sul treno per la successiva fermata a Lissone.

Libero di fare quello che crede, ovviamente. Ma evitiamo di dire che la visita è avvenuta a Merate e che ad attenderlo c'era una folla festante. C'erano per lo più volti già noti. Tutti gli altri, Renzi ha evitato di incontrarli. Ed è un brutto segnale - per il suo partito s'intende - se il leader evita  la piazza.



Una breve nota anche sul presidio organizzato sempre dal PD per protestare contro i ritardi cronici dei treni. Quattro persone alle 7 del mattino a Cernusco, cinque o sei a Osnago. Signori pendolari pensate che basti affidare la vostra protesta a quella cloaca neuronale a cielo aperto - per dirla con Scanzi - che è il social network, per aver assolto al compito democratico di partecipare, anche protestando duramente? Eh no, così non funziona, a Trenord ma anche in regione se ne fregano della valanga di liquami scaricati sui social, mentre cento persone a presidiare le stazioni per pretendere che i treni viaggino in orario, siano puliti, le porte si aprano e si chiudano tutte e l'impianto di climatizzazione funzioni, avrebbero mandato un messaggio ben più robusto. All'incontro pubblico di Calco organizzato dal Comitato c'era una ventina di persone delle 514 registrate sul profilo FB del Comitato meratese. Persone che assieme ad un altro migliaio ogni giorno prendono il treno e puntualmente sacramentano per una ragione o per l'altra. Evidentemente gli iscritti pensano di aver partecipato alla lotta con un post o un like sulla pagina del noto social. E allora, stando così le cose, Trenord può dormire sonni tranquilli e andare avanti con ritardi e disservizi. La battaglia con i pendolari è già vinta. Anche su Facebook.
Claudio Brambilla
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