Filippo Galbiati: meratese e casatese hanno buoni servizi ma manca la partecipazione. Ai giovani dico, impegnatevi anche se costa fatica e sacrifici e lavoriamo per una ''Brianza unita''
Come faccia ad assolvere tutti i compiti - compresi quelli familiari - mantenendo sempre estrema lucidità e cortesia, resta un mistero. Di sicuro c'è che il casatese ha di nuovo partorito un leader politico-amministrativo confermandosi così come il circondario più fertile di tutto il lecchese. Presidente della conferenza dei sindaci, non a caso, Filippo Galbiati, 43 anni, sposato, tre figli, dirigente medico di 1° livello presso l'Unità Operativa Medicina d'emergenza e Pronto soccorso dell'azienda ospedaliera Ca' granda Niguarda di Milano, è l'uomo di riferimento soprattutto quando sul tavolo ci sono problematiche socio-sanitarie. Laureatosi all'università degli studi di Milano nel luglio 1999 con 110/110 e lode, specializzatosi in Medicina Interna all'università di Pavia nel 2004 con 50/50 è dal 26 maggio 2014 sindaco di Casatenovo, dopo aver rivestito la carica di vice sindaco e assessore all'urbanistica dal 2009 al 2014 con Antonio Colombo. Area centrosinistra, Galbiati coltiva ottimi rapporti con tutti i colleghi, in particolare con Andrea Massironi di Merate, che pure è espressione di una maggioranza di centrodestra.
Dottor Galbiati, partiamo proprio dalla politica che sicuramente le sottrare tantissimo tempo al lavoro e alla famiglia. Cos'è la politica per lei?
"La politica è un demone ma prende solo alcuni, chissà perché. Mio fratello se ne è andato presto negli USA, a Princeton, non gliene è mai fregato nulla del locale e del "meratese-casatese". Io invece sono stato ahimè affascinato dalla politica locale, ho messo forse troppe radici. Non so se sia un bene, anche per i miei figli, per il mio lavoro. Vedo i miei colleghi che hanno più tempo da investire nella carriera. Vedo i miei nipoti che frequentano i licei negli Stati Uniti. Ma poi penso a mia figlia che ha cominciato l'Agnesi a Merate, vedo che l'Agnesi è una delle scuole migliori d'Italia, leggo che una ragazza dell'Agnesi si è classificata prima nel test nazionale di accesso a Medicina tra migliaia di ragazzi. E penso che i servizi nel territorio non sono così male e che in fondo spendere un po' del proprio tempo a sostenere questo territorio, per restituire qualcosa del tanto che ci dà, vale la pena" .
Suo padre, Domenico, è stato un punto di riferimento per la Dc lecchese. Lei come ha vissuto da giovane la politica degli anni 80?
"Della DC negli anni '80 la cosa che ricordo di più sono le liti interne. C'erano però personaggi di grande spessore in quella corrente di sinistra di Base di Marcora. I più simpatici erano Omati e Cesana. Quando arrivava Sandro Cesana era sempre allegro, in un clima di conflitti lui era quello che mi dava l'impressione di unire di più. Ha fatto un gran lavoro all'Ospedale con Gino Sala, Giacomo Molteni e Giliola Sironi".
Chi erano i "capi" dello Scudocrociato in quegli anni?
"I due capi erano Giovanni Maldini localmente e Cesare Golfari. Il dottor Maldini non l'ho conosciuto personalmente. Ricordo solo l'ansia di quando dovevo entrare nel suo ambulatorio a Rogoredo. Mia nonna, sarta del paese, mi mandava per le ricette della pressione e prima di mandarmi mi diceva: "fa minga ul stupid, che ul Dutur l'è ul Sindich". C'era un gran rispetto del Dr. Maldini a Casatenovo. Nella DC si davano del tu e se le davano di santa ragione. Ma al Dr. Maldini tutti si sono rivolti sempre con il lei. Solo Golfari, emiliano come lui, poteva dargli del tu".
Cesare Golfari, emiliano di origine, appunto, come Maldini, Omati e Fiamminghi, è stato il leader indiscusso del partito per molti anni. Era davvero un talento della politica?
"Rileggo i suoi scritti di politica e pedagogia e penso a certi leader nazionali di oggi... Golfari era di un altro pianeta, un intellettuale, profondo, con grandi visioni. La mattina di Santo Stefano, quando un improvviso infarto se l'è portato via, mi trovavo in macchina con mio padre, era il tempo dei primi cellulari, quelli che pesavano 2 Kg. Ha chiamato il comandante dei Carabinieri di Lecco, sapeva che erano molto amici, avvisandolo e chiedendogli di recarsi a Galbiate dalla moglie e dai figli per dare la notizia. Quando poi siamo andati all'obitorio di Lecco con i parenti ricordo lo sguardo di mio padre di fronte al corpo di Golfari, lì ho capito che per lui era finita un'avventura di decenni".
Un'avventura sicuramente entusiasmante ma che spesso vedeva amici uno contro l'altro, pur se con rispetto.
"Sì, litigavano spesso all'interno della DC, più che con PCI e PSI e io questo non lo capivo. L'ho capito dopo. La gestione continua del potere, il sistema ipertrofico dei partiti, le devianze che questo ha generato, l'assenza di alternanza sono stati la loro condanna. Io ho conosciuto solo il livello locale e tuttavia posso dire che erano veramente animati da una passione profonda, a volte fin troppo totalizzante. Mio padre la sera in casa fino ai vent'anni non l'ho mai visto. Avevano anche un sistema di selezione, la gavetta la dovevi fare, le mezze tacche non avevano spazio. E loro, con un pizzico di autoreferenzialità, sono ancora oggi convinti che il dopo sia stato consegnato a mezze tacche. Ma allora godevano di coinvolgimento popolare, sedi di partito piene, feste di partito, discussioni. Oggi non c'è più nulla di tutta questa intensità".
E oggi come vanno le cose?
"Il vero problema oggi è quello che emerge dalle vostre foto: le sedie vuote del pubblico nei Consigli comunali. E' un bel reportage, un messaggio forte. La gente non crede più che la politica possa risolvere in concreto i problemi. Una grande responsabilità ce l'ha la politica: usa spesso male, con autoreferenzialità e scarso tenore etico, la delega dei cittadini. Ma è anche avvenuta una rivoluzione storica: il web ha spostato il luogo della rappresentanza. La gente non va a votare perché ha percezione di esprimere un potere superiore con un post aggressivo su Facebook, piuttosto che attraverso il voto e la partecipazione. Internet con l'illusione della democrazia diretta tende a smontare la delega della democrazia rappresentativa. I politici la smontano a loro volta. Questo, la crisi della delega, è il punto centrale che Grillo ha colto in pieno. E su questo aspetto ha innestato un consenso enorme, secondo me più ampio dei voti che prende".
Le sedie drammaticamente vuote sono il segno inequivocabile della sfiducia della gente verso la politica.......
"Sì, ma attenzione: il potere diretto è in realtà solo illusorio e frammenta la comunità, salta i corpi intermedi e di aggregazione. L' "iper-comunicazione" sta diventando incomprensione, insulto e non c'è profondità nelle cose. Ma se smontiamo del tutto la politica, i sindacati ecc ... non saranno certo i cittadini con i loro post a decidere, ma il potere decisionale si sposterà sempre di più in luoghi non democratici, oligarchici e non rappresentativi. Ricorda il tema di Occupy Wall Street (a decidere è l'1%) ? siamo ancora li. Ma alternative alla politica per allargare quell'1% non ce ne sono. Del welfare europeo, del sistema sanitario universalistico l'1% ne farebbe probabilmente a meno, non ci fossero la politica e la democrazia rappresentativa. Ma dopo la pur necessaria rottamazione, non bastano le newsletter settimanali piccate per costruire una comunità politica che ambisce a rappresentare un paese".
Ma vale la pena fare politica oggi?
"Vale se della politica si sa narrare anche la parte nobile, difficile e rischiosa. Nella politica non ci sono solo potere e soldi, se uno la fa onestamente la politica è fatica, impegno, disponibilità ad esporsi alle critiche. Sere e sere fuori casa. Rino Formica diceva che la politica è "sangue e merda". E oggi è così comune e facile investire di schizzi del secondo ingrediente chi fa politica, che fra poco non troveremo nemmeno più chi ci mette il sangue e la passione. Mentre invece avremmo bisogno di giovani che si appassionano: ma chi glielo fa fare ? E' troppo rischioso prendere schizzi".
Veniamo un po' alle vicende di Casatenovo
"La crisi della Giunta a Casatenovo nei primi anni 2000 è stata la coda di un mondo che si sfaldava, DC-PPI-Margherita. In quella fase sono stati gli eredi PCI e DS ad avere la forza di riunire il centrosinistra e avviare una nuova compagine, con equilibrio. Enrico Fumagalli ed Antonio Colombo in particolare hanno saputo aggregare ed andare oltre i conflitti, con un rinnovamento di persone. I socialisti avevano singoli bravi amministratori (Biffi, Ghezzi, Viscardi, Molteni, Cogliati), ma il ruolo di ricomposizione è stato gestito dai DS che avevano più forza. Io, per come sono fatto, mi sono trovato bene con questo stile e con Antonio, anche umanamente. Ha fatto un grande lavoro. Poi lui ed altri mi hanno chiesto di traghettare la squadra in questa fase. Il gruppo è unito, un'idea di come sviluppare progressivamente l'amministrazione c'è, nella consapevolezza della complessità e dei problemi del tempo della crisi. E al nostro interno ci sono persone che possono andare oltre questo mio traghettamento. Io, per ora, arrivo sempre molto più trafelato di Antonio che aveva più tempo, ma ci sono sempre".
E del meratese che cosa dice?
"Sono convinto da tempo che il futuro è la costruzione amministrativa di una "zona omogenea" della Brianza collinare. Dico spesso dall'Adda al Lambro. Forse Città Brianza è un nome superato; ma quell'intuizione di una comunità che fa sistema è attualissimo. E' ciò di cui hanno bisogno più che i Comuni i nostri cittadini, il sistema produttivo, gli studenti, i pazienti. E' un territorio omogeneo, per il paesaggio, la struttura sociale, il tessuto imprenditoriale, il sistema scolastico, i servizi sanitari e sociali".
Quali sono i punti di forza di quest'area?
"Abbiamo punti di riferimento forti su cui innestare un sistema amministrativo innovativo, più integrato tra i Comuni: il Parco del Curone per i temi ambientali, il Mandic per la sanità, Retesalute per il sociale e sociosanitario, Villa Greppi per la cultura. Nella prima fase del mandato ho spesso sottoposto la questione, ma poi mi sono fermato, ho capito di non avere l'autorevolezza, lo spessore, i rapporti opportuni. Allora ho capito che ha ragione un caro amico, Marco Panzeri, quando mi dice che queste cose sono difficili e di certo non le puoi fare nel primo mandato, prima bisogna costruirsi un ruolo, relazioni efficaci, fiducia. Tuttavia, rispondo a Marco provocatoriamente nelle nostre colazioni, non so se avrò la voglia ancora nel 2019 di rimettermi in ballo in prima persona, spero lo faccia lui in qualche sede ... Spero però anche che la prossima campagna elettorale a Merate, a Casatenovo e in tutto il territorio possa essere l'occasione in cui si mette a tema la costruzione di un'azione di sistema locale. Io voterò e sosterrò chi vuole andare in questa direzione, superando la frammentazione, ed anche oltre l'appartenenza partitica".
Anche se un po' abusato, si torna al sogno di Maldini della Città Brianza, ma occorrono persone che ci credono davvero. Come Lei, Molteni, Panzeri, Marco Canzi e, dall'altra parte Dario Perego, Massimiliano Vivenzio...
"Assieme stiamo facendo un lavoro importante in Retesalute, l'allargamento al caratese-besanese è una vera azione di costruzione della zona omogenea della Brianza nei servizi alla persona. E' forse il pezzo più importante della Città Brianza. Spero vada bene. Villa Greppi è riuscita a stringere rapporti e convenzioni con Comuni del monzese come Lesmo, Usmate ... Villa Greppi a mio avviso è una risorsa anche per il meratese e si dovrebbe, a partire da qui, anche sulla cultura come per il sociale, aprire una discussione per un distretto culturale integrato attorno a Villa Greppi, che farebbe veramente concorrenza alla Villa Reale ed alle realtà metropolitane. Io sono molto contento anche della soluzione Pneumologia dall'Inrca al Mandic. E' merito di ATS, Regione e ASST, è merito anche delle vostre campagne di stampa, ma consentitemi di rivendicare il fatto di aver favorito una visione non campanilistica "casatese", che fa bene a tutti, al Mandic, all'INRCA ed al casatese stesso. Ora si tratta di avviare la Pneumologia a Merate: nei giorni scorsi ho parlato con Giupponi, Manfredi e i Dirigenti di INRCA. Mi dicono che ci siamo, li vedo impegnati, mi dicono che è una questione di pochi mesi. Ma su questa cosa io non mollo la mia vigilanza".
Si va verso il besanese, dunque, un ritorno al perimetro del Consorzio Sanitario di Zona
"Con Missaglia e Monticello stiamo lavorando ad alcuni temi assieme a Besana e Triuggio: la pianificazione territoriale condivisa, la centralizzazione delle competenze informatiche per l'amministrazione digitale, la condivisione di un rapporto con ANCI Lombardia per i processi di integrazione amministrativa. Non so se si è capito ma io considero per tanti versi gli attuali confini provinciali superati. Il rapporto con meratese e casatese è nella nostra storia e nel futuro. La Brianza monzese al di qua del Lambro ha stretti rapporti con noi (pensiamo alle scuole, Il Gandhi, l'Istituto Villa Greppi, il G. Fumagalli; il Consorzio Villa Greppi; ora Retesalute; nel passato i CSZ). Le nuove aggregazioni devono avere un senso, anche oltre le Provincie".
La grande Brianza collinare......
"Se guardiamo con Google Maps la Brianza dall'alto: dal Lambro all'Adda c'è un triangolo più verde con base a nord (i laghi nell'oggionese) e la punta a sud (il Parco di Monza). Al centro c'è il Curone. Villa Greppi è la porta di questo territorio. Il Mandic il suo ospedale. E' la nostra "zona omogenea", un tessuto sociale particolare, è diverso rispetto alla Brianza ovest, pianeggiante, più urbanizzata, con il distretto del mobile, dove hanno risentito fortemente dell'influenza metropolitana anche nel tessuto sociale per i fenomeni migratori più intensi dalla città. Il nostro distretto, la nostra zona omogenea sono li da vedere. Se qualcuno vorrà lavorarci, io darò il mio contributo, anche senza candidarmi alle amministrative".
E il rapporto con il lecchese?
"Per fare processi aggregativi locali, bisogna anche superare un dualismo con Lecco ed il lecchese, tema che io non amo, tema mal posto, che è riemerso ora sul sociale. La Provincia di Lecco è giovane, ha il limite di essere nata nella fase pre-agonica delle Provincie, è stata forse troppo identificata con Lecco e la cintura del lago. Allora ripartiamo da una riflessione diversa. Lecco ed il distretto lecchese hanno caratteristiche "analoghe ma anche diverse". I processi di aggregazione qui come lì possono fare bene, non in senso competitivo, ma di contaminazione positiva. Lo vedo in questi mesi: il tema della Grande Lecco e della cintura del lago è interessante, il riferimento naturale che Lecco costituisce per la Valsassina e la montagna pure. Lecchese e Brianza possono costruire due distretti che si parlano, collaborano, si stimolano ma hanno peculiarità diverse e specificità proprie. Superare il dualismo è condizione necessaria per processi di aggregazione attorno a due poli. Per il ruolo sovracomunale che ho (Presidente del Distretto per i temi sociali) cerco di fare questo lavoro: aggregare territori omogenei non in competizione ma che si possano contaminare e condizionare positivamente, senza pretendere che vengano omogeneizzati del tutto (vedi il tema gestione servizi sociali ...), ma nel rispetto delle autonomie e delle storie reciproche".
Il dr. Filippo Galbiati
Dottor Galbiati, partiamo proprio dalla politica che sicuramente le sottrare tantissimo tempo al lavoro e alla famiglia. Cos'è la politica per lei?
"La politica è un demone ma prende solo alcuni, chissà perché. Mio fratello se ne è andato presto negli USA, a Princeton, non gliene è mai fregato nulla del locale e del "meratese-casatese". Io invece sono stato ahimè affascinato dalla politica locale, ho messo forse troppe radici. Non so se sia un bene, anche per i miei figli, per il mio lavoro. Vedo i miei colleghi che hanno più tempo da investire nella carriera. Vedo i miei nipoti che frequentano i licei negli Stati Uniti. Ma poi penso a mia figlia che ha cominciato l'Agnesi a Merate, vedo che l'Agnesi è una delle scuole migliori d'Italia, leggo che una ragazza dell'Agnesi si è classificata prima nel test nazionale di accesso a Medicina tra migliaia di ragazzi. E penso che i servizi nel territorio non sono così male e che in fondo spendere un po' del proprio tempo a sostenere questo territorio, per restituire qualcosa del tanto che ci dà, vale la pena" .
Suo padre, Domenico, è stato un punto di riferimento per la Dc lecchese. Lei come ha vissuto da giovane la politica degli anni 80?
"Della DC negli anni '80 la cosa che ricordo di più sono le liti interne. C'erano però personaggi di grande spessore in quella corrente di sinistra di Base di Marcora. I più simpatici erano Omati e Cesana. Quando arrivava Sandro Cesana era sempre allegro, in un clima di conflitti lui era quello che mi dava l'impressione di unire di più. Ha fatto un gran lavoro all'Ospedale con Gino Sala, Giacomo Molteni e Giliola Sironi".
Chi erano i "capi" dello Scudocrociato in quegli anni?
"I due capi erano Giovanni Maldini localmente e Cesare Golfari. Il dottor Maldini non l'ho conosciuto personalmente. Ricordo solo l'ansia di quando dovevo entrare nel suo ambulatorio a Rogoredo. Mia nonna, sarta del paese, mi mandava per le ricette della pressione e prima di mandarmi mi diceva: "fa minga ul stupid, che ul Dutur l'è ul Sindich". C'era un gran rispetto del Dr. Maldini a Casatenovo. Nella DC si davano del tu e se le davano di santa ragione. Ma al Dr. Maldini tutti si sono rivolti sempre con il lei. Solo Golfari, emiliano come lui, poteva dargli del tu".
Cesare Golfari, emiliano di origine, appunto, come Maldini, Omati e Fiamminghi, è stato il leader indiscusso del partito per molti anni. Era davvero un talento della politica?
"Rileggo i suoi scritti di politica e pedagogia e penso a certi leader nazionali di oggi... Golfari era di un altro pianeta, un intellettuale, profondo, con grandi visioni. La mattina di Santo Stefano, quando un improvviso infarto se l'è portato via, mi trovavo in macchina con mio padre, era il tempo dei primi cellulari, quelli che pesavano 2 Kg. Ha chiamato il comandante dei Carabinieri di Lecco, sapeva che erano molto amici, avvisandolo e chiedendogli di recarsi a Galbiate dalla moglie e dai figli per dare la notizia. Quando poi siamo andati all'obitorio di Lecco con i parenti ricordo lo sguardo di mio padre di fronte al corpo di Golfari, lì ho capito che per lui era finita un'avventura di decenni".
Un'avventura sicuramente entusiasmante ma che spesso vedeva amici uno contro l'altro, pur se con rispetto.
"Sì, litigavano spesso all'interno della DC, più che con PCI e PSI e io questo non lo capivo. L'ho capito dopo. La gestione continua del potere, il sistema ipertrofico dei partiti, le devianze che questo ha generato, l'assenza di alternanza sono stati la loro condanna. Io ho conosciuto solo il livello locale e tuttavia posso dire che erano veramente animati da una passione profonda, a volte fin troppo totalizzante. Mio padre la sera in casa fino ai vent'anni non l'ho mai visto. Avevano anche un sistema di selezione, la gavetta la dovevi fare, le mezze tacche non avevano spazio. E loro, con un pizzico di autoreferenzialità, sono ancora oggi convinti che il dopo sia stato consegnato a mezze tacche. Ma allora godevano di coinvolgimento popolare, sedi di partito piene, feste di partito, discussioni. Oggi non c'è più nulla di tutta questa intensità".
E oggi come vanno le cose?
"Il vero problema oggi è quello che emerge dalle vostre foto: le sedie vuote del pubblico nei Consigli comunali. E' un bel reportage, un messaggio forte. La gente non crede più che la politica possa risolvere in concreto i problemi. Una grande responsabilità ce l'ha la politica: usa spesso male, con autoreferenzialità e scarso tenore etico, la delega dei cittadini. Ma è anche avvenuta una rivoluzione storica: il web ha spostato il luogo della rappresentanza. La gente non va a votare perché ha percezione di esprimere un potere superiore con un post aggressivo su Facebook, piuttosto che attraverso il voto e la partecipazione. Internet con l'illusione della democrazia diretta tende a smontare la delega della democrazia rappresentativa. I politici la smontano a loro volta. Questo, la crisi della delega, è il punto centrale che Grillo ha colto in pieno. E su questo aspetto ha innestato un consenso enorme, secondo me più ampio dei voti che prende".
Le sedie drammaticamente vuote sono il segno inequivocabile della sfiducia della gente verso la politica.......
"Sì, ma attenzione: il potere diretto è in realtà solo illusorio e frammenta la comunità, salta i corpi intermedi e di aggregazione. L' "iper-comunicazione" sta diventando incomprensione, insulto e non c'è profondità nelle cose. Ma se smontiamo del tutto la politica, i sindacati ecc ... non saranno certo i cittadini con i loro post a decidere, ma il potere decisionale si sposterà sempre di più in luoghi non democratici, oligarchici e non rappresentativi. Ricorda il tema di Occupy Wall Street (a decidere è l'1%) ? siamo ancora li. Ma alternative alla politica per allargare quell'1% non ce ne sono. Del welfare europeo, del sistema sanitario universalistico l'1% ne farebbe probabilmente a meno, non ci fossero la politica e la democrazia rappresentativa. Ma dopo la pur necessaria rottamazione, non bastano le newsletter settimanali piccate per costruire una comunità politica che ambisce a rappresentare un paese".
Ma vale la pena fare politica oggi?
"Vale se della politica si sa narrare anche la parte nobile, difficile e rischiosa. Nella politica non ci sono solo potere e soldi, se uno la fa onestamente la politica è fatica, impegno, disponibilità ad esporsi alle critiche. Sere e sere fuori casa. Rino Formica diceva che la politica è "sangue e merda". E oggi è così comune e facile investire di schizzi del secondo ingrediente chi fa politica, che fra poco non troveremo nemmeno più chi ci mette il sangue e la passione. Mentre invece avremmo bisogno di giovani che si appassionano: ma chi glielo fa fare ? E' troppo rischioso prendere schizzi".
Veniamo un po' alle vicende di Casatenovo
"La crisi della Giunta a Casatenovo nei primi anni 2000 è stata la coda di un mondo che si sfaldava, DC-PPI-Margherita. In quella fase sono stati gli eredi PCI e DS ad avere la forza di riunire il centrosinistra e avviare una nuova compagine, con equilibrio. Enrico Fumagalli ed Antonio Colombo in particolare hanno saputo aggregare ed andare oltre i conflitti, con un rinnovamento di persone. I socialisti avevano singoli bravi amministratori (Biffi, Ghezzi, Viscardi, Molteni, Cogliati), ma il ruolo di ricomposizione è stato gestito dai DS che avevano più forza. Io, per come sono fatto, mi sono trovato bene con questo stile e con Antonio, anche umanamente. Ha fatto un grande lavoro. Poi lui ed altri mi hanno chiesto di traghettare la squadra in questa fase. Il gruppo è unito, un'idea di come sviluppare progressivamente l'amministrazione c'è, nella consapevolezza della complessità e dei problemi del tempo della crisi. E al nostro interno ci sono persone che possono andare oltre questo mio traghettamento. Io, per ora, arrivo sempre molto più trafelato di Antonio che aveva più tempo, ma ci sono sempre".
E del meratese che cosa dice?
"Sono convinto da tempo che il futuro è la costruzione amministrativa di una "zona omogenea" della Brianza collinare. Dico spesso dall'Adda al Lambro. Forse Città Brianza è un nome superato; ma quell'intuizione di una comunità che fa sistema è attualissimo. E' ciò di cui hanno bisogno più che i Comuni i nostri cittadini, il sistema produttivo, gli studenti, i pazienti. E' un territorio omogeneo, per il paesaggio, la struttura sociale, il tessuto imprenditoriale, il sistema scolastico, i servizi sanitari e sociali".
Quali sono i punti di forza di quest'area?
"Abbiamo punti di riferimento forti su cui innestare un sistema amministrativo innovativo, più integrato tra i Comuni: il Parco del Curone per i temi ambientali, il Mandic per la sanità, Retesalute per il sociale e sociosanitario, Villa Greppi per la cultura. Nella prima fase del mandato ho spesso sottoposto la questione, ma poi mi sono fermato, ho capito di non avere l'autorevolezza, lo spessore, i rapporti opportuni. Allora ho capito che ha ragione un caro amico, Marco Panzeri, quando mi dice che queste cose sono difficili e di certo non le puoi fare nel primo mandato, prima bisogna costruirsi un ruolo, relazioni efficaci, fiducia. Tuttavia, rispondo a Marco provocatoriamente nelle nostre colazioni, non so se avrò la voglia ancora nel 2019 di rimettermi in ballo in prima persona, spero lo faccia lui in qualche sede ... Spero però anche che la prossima campagna elettorale a Merate, a Casatenovo e in tutto il territorio possa essere l'occasione in cui si mette a tema la costruzione di un'azione di sistema locale. Io voterò e sosterrò chi vuole andare in questa direzione, superando la frammentazione, ed anche oltre l'appartenenza partitica".
Anche se un po' abusato, si torna al sogno di Maldini della Città Brianza, ma occorrono persone che ci credono davvero. Come Lei, Molteni, Panzeri, Marco Canzi e, dall'altra parte Dario Perego, Massimiliano Vivenzio...
"Assieme stiamo facendo un lavoro importante in Retesalute, l'allargamento al caratese-besanese è una vera azione di costruzione della zona omogenea della Brianza nei servizi alla persona. E' forse il pezzo più importante della Città Brianza. Spero vada bene. Villa Greppi è riuscita a stringere rapporti e convenzioni con Comuni del monzese come Lesmo, Usmate ... Villa Greppi a mio avviso è una risorsa anche per il meratese e si dovrebbe, a partire da qui, anche sulla cultura come per il sociale, aprire una discussione per un distretto culturale integrato attorno a Villa Greppi, che farebbe veramente concorrenza alla Villa Reale ed alle realtà metropolitane. Io sono molto contento anche della soluzione Pneumologia dall'Inrca al Mandic. E' merito di ATS, Regione e ASST, è merito anche delle vostre campagne di stampa, ma consentitemi di rivendicare il fatto di aver favorito una visione non campanilistica "casatese", che fa bene a tutti, al Mandic, all'INRCA ed al casatese stesso. Ora si tratta di avviare la Pneumologia a Merate: nei giorni scorsi ho parlato con Giupponi, Manfredi e i Dirigenti di INRCA. Mi dicono che ci siamo, li vedo impegnati, mi dicono che è una questione di pochi mesi. Ma su questa cosa io non mollo la mia vigilanza".
Si va verso il besanese, dunque, un ritorno al perimetro del Consorzio Sanitario di Zona
"Con Missaglia e Monticello stiamo lavorando ad alcuni temi assieme a Besana e Triuggio: la pianificazione territoriale condivisa, la centralizzazione delle competenze informatiche per l'amministrazione digitale, la condivisione di un rapporto con ANCI Lombardia per i processi di integrazione amministrativa. Non so se si è capito ma io considero per tanti versi gli attuali confini provinciali superati. Il rapporto con meratese e casatese è nella nostra storia e nel futuro. La Brianza monzese al di qua del Lambro ha stretti rapporti con noi (pensiamo alle scuole, Il Gandhi, l'Istituto Villa Greppi, il G. Fumagalli; il Consorzio Villa Greppi; ora Retesalute; nel passato i CSZ). Le nuove aggregazioni devono avere un senso, anche oltre le Provincie".
La grande Brianza collinare......
"Se guardiamo con Google Maps la Brianza dall'alto: dal Lambro all'Adda c'è un triangolo più verde con base a nord (i laghi nell'oggionese) e la punta a sud (il Parco di Monza). Al centro c'è il Curone. Villa Greppi è la porta di questo territorio. Il Mandic il suo ospedale. E' la nostra "zona omogenea", un tessuto sociale particolare, è diverso rispetto alla Brianza ovest, pianeggiante, più urbanizzata, con il distretto del mobile, dove hanno risentito fortemente dell'influenza metropolitana anche nel tessuto sociale per i fenomeni migratori più intensi dalla città. Il nostro distretto, la nostra zona omogenea sono li da vedere. Se qualcuno vorrà lavorarci, io darò il mio contributo, anche senza candidarmi alle amministrative".
E il rapporto con il lecchese?
"Per fare processi aggregativi locali, bisogna anche superare un dualismo con Lecco ed il lecchese, tema che io non amo, tema mal posto, che è riemerso ora sul sociale. La Provincia di Lecco è giovane, ha il limite di essere nata nella fase pre-agonica delle Provincie, è stata forse troppo identificata con Lecco e la cintura del lago. Allora ripartiamo da una riflessione diversa. Lecco ed il distretto lecchese hanno caratteristiche "analoghe ma anche diverse". I processi di aggregazione qui come lì possono fare bene, non in senso competitivo, ma di contaminazione positiva. Lo vedo in questi mesi: il tema della Grande Lecco e della cintura del lago è interessante, il riferimento naturale che Lecco costituisce per la Valsassina e la montagna pure. Lecchese e Brianza possono costruire due distretti che si parlano, collaborano, si stimolano ma hanno peculiarità diverse e specificità proprie. Superare il dualismo è condizione necessaria per processi di aggregazione attorno a due poli. Per il ruolo sovracomunale che ho (Presidente del Distretto per i temi sociali) cerco di fare questo lavoro: aggregare territori omogenei non in competizione ma che si possano contaminare e condizionare positivamente, senza pretendere che vengano omogeneizzati del tutto (vedi il tema gestione servizi sociali ...), ma nel rispetto delle autonomie e delle storie reciproche".
Claudio Brambilla