Calusco: marcia per dire no ai 5 inceneritori Cittadini, sindaci, attivisti scendono in strada

Nella mattinata di sabato 1 luglio 2017 si è radunato in Via Marconi, il gruppo partecipanti alla "Marcia dei 5 camini". L'evento, promosso dalle associazioni Rete Rifiuti Zero Lombardia e dal comitato La Nostra Aria di Solza in collaborazione con il coordinamento lecchese Rifiuti Zero, 5R Zero Sprechi e Medicina Democratica Onlus, aveva l'obiettivo primario di ripresentare ai cittadini, attraverso un percorso a tappe che si è svolto per le vie di Calusco d'Adda, i 4 impianti di incenerimento e il cementificio che, presenti nel raggio di pochi chilometri, bruciano costantemente rifiuti.

Raffaella Zigon di Rete Rifiuti Zero, per la prima tappa con l’inceneritore di Calusco

lla prima postazione, avente come sfondo l'Italcementi, Raffaella Zigon, di Rete Rifiuti Zero, ha spiegato che dal 2014, il cementificio di Calusco ha avanzato la richiesta di poter quadruplicare il quantitativo di rifiuti bruciati all'anno come combustibile per i propri processi produttivi da 30 mila tonnellate a 110 mila. Questo potrebbe comportare pesanti ripercussioni sulla salute - secondo la tesi di alcuni medici e specialisti - per le persone abitanti le zone limitrofe poiché un cementificio «ha limiti emissivi fino a nove volte superiori di quello degli inceneritori». Il paragone proposto al pubblico è a dir poco eloquente: «È stato calcolato che una sola ora di emissioni di un cementificio equivale circa ad un milione di automobili che percorrono 1 chilometro».

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La seconda tappa del percorso ha riguardato l'inceneritore di Filago (Ecolombardia 4), che ha ottenuto l'autorizzazione dalla Provincia di Bergamo ad aumentare il quantitativo di rifiuti bruciati da 80 mila tonnellate l'anno a 100 mila, tuttavia il sindaco di Madone, Luigi Ferreri, e i suoi concittadini si sono sempre opposti a questo ulteriore carico.

Luigi Ferreri, sindaco di Madone, alla seconda tappa dell’inceneritore di Filago

Sulla destra Carlo Fumagalli, Rete Rifiuti Zero, alla terza tappa dell’inceneritore di Valmadrera

Continuando a sfilare con un coro di fischietti e slogan per le vie di Calusco d'Adda, la manifestazione è giunta alla terza postazione proprio nel centro del paese, dove Carlo Fumagalli, del coordinamento lecchese di Rete Rifiuti Zero, ha mostrato come, anche a livello locale, una raccolta differenziata più attenta sia fondamentale per l'economia circolare. Il forno di Valmadrera produce 20 mila tonnellate di rifiuti solidi tossici, 130 mila tonnellate di CO2 e altre sostanze come PM2 e PM2.5, ma grazie alla riduzione degli elementi di scarto da portare allo smaltimento ci sarà un eccesso di capacità impiantistica: «dei 13 forni, dei quali solo 5 sono nella nostra zona, 9 potrebbero non essere necessari, come quello di Valmadrera».

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Un sogno perseguito anche con l'arrivo alla quarta postazione - e con l'aggiunta del camino di Dalmine - dove Giorgio Elitropi di Rete Rifiuti Zero ha spiegato come a Boltiere, con l'introduzione di un semplice bidoncino dotato di microchip, si sia passati da una produzione di circa 180 kg di secco residuo a meno di 60 kg l'anno per ciascun abitante, con una riduzione della TARI di 120mila euro.

 

 Al megafono Giorgio Elitropi, attivista Rete Rifiuti Zero, per la quarta tappa dell’inceneritore di Dalmine

«Questo è un piccolo passo per ottenere aria più pulita. [...] Se vogliamo spegnere gli inceneritori vi è solo una strada da percorrere, quella di Rifiuti Zero». Infine, anche il sindaco di Grezzago, Vittorio Mapelli, ha ribadito la sua contrarietà agli inceneritori, in particolare quello di Trezzo che brucia oltre 169 mila tonnellate l'anno di rifiuti urbani producendo ceneri e scorie che vengono immesse nell'atmosfera in tutta la zona poiché «i fumi non hanno confini».

Il sindaco di Grezzago Vittorio Mapelli, alla quinta e ultima tappa dell’inceneritore di Trezzo


Il capogruppo della minoranza consigliare, Fabio Colleoni

 

La manifestazione si è conclusa davanti al comune di Calusco d'Adda, in piazza San Fedele, dove i 5 camini simbolici si sono radunati dietro la scritta «No inceneritore. Non bruciate il nostro futuro».
D.R.
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