Merate: con Cambiamenti Diego Cajelli parla dell'essere digitali.''Serve una mobilitazione''


La distinzione tra verità e bugia ai tempi del digitale è stata fin dalle prime battute ribaltata e osservata da un punto di vista differente durante l'evento organizzato dall'associazione Cambiamenti. All'incontro è intervenuto Diego Cajelli, sceneggiatore di fumetti, blogger e docente alla Cattolica di Milano. A condurre l'incontro è stato il prof. Claudio Scaccabarozzi, che insegna all'Agnesi di Merate ed è appassionato di comunicazione digitale e fumetti.

Diego Cajelli e Claudio Scaccabarozzi


Focalizzarsi sulla contrapposizione tra ciò che è vero e ciò che non lo è risulta essere ormai superfluo, ha sostenuto Cajelli. Si può parlare invece di uno scontro tra diverse realtà, perché chiunque è convinto di ciò che la propria comunità online sostiene e non cambierà mai posizione. Una delle ragioni del radicamento delle proprie teorie sta negli algoritmi creati dai colossi come Google e Facebook che suggeriscono tra i risultati delle ricerche o fra le notizie che appaiono automaticamente nelle bacheche quelli che il cervello elettronico ritiene suscitino maggiormente l'interesse dell'utente. In altri termini a partire da qualche clic col mouse o da qualche impronta sugli schermi luminosi vengono generati dei contenuti simili tra loro. L'effetto è che il confronto viene limitato. Confronto che invece ha caratterizzato l'iniziativa di Cambiamenti con numerosi interventi dal pubblico.

Diego Cajelli


La maggior parte dei quali si riferivano alle possibili soluzioni: se da una parte l'etica avrebbe bisogno di instaurarsi nel marketing commerciale, dall'altra non può essere applicata la censura perché sarebbe intesa come limite alla libertà e perché non sarebbe facile trovare una formula matematica che restituisca come valore di un'incognita la verità o la falsità. La condizione odierna è che la possibilità di presentare un'altra realtà che per esempio smentisca le bufale è ancora più difficile. «Le leggi non cambierebbero lo stato dei fatti, sarebbe più utile una minaccia sui profitti delle grandi aziende - ha dichiarato lo sceneggiatore - Se alcuni influencer del web si mettessero d'accordo e sospendessero per qualche giorno la propria attività, i titoli in borsa crollerebbero. Facebook ha un fatturato annuo di 37 miliardi di dollari. Siamo noi che lavoriamo per loro». Della stessa idea anche Claudio Scaccabarozzi: «Serve una consapevolezza politica, una mobilitazione, uno sciopero». Il professore del liceo meratese ha individuato le fasi dell'approccio a internet da parte degli utenti. Dalla diffidenza o timidezza iniziale, si è passati alla fase dei profili virtuali con nickname. L'avvento dei social network ha imposto di apparire con il proprio vero nome generando dei meccanismi di protagonismo ed egocentrismo che ancora oggi sono presenti. Il passaggio ulteriore, che è l'attuale, è stata la distribuzione di massa dei dispositivi mobili.


Con gli smartphone tutti hanno in qualsiasi momento la possibilità di accesso ad una rete internet, ma la maggior parte delle persone non sono in grado di gestire il rapporto con la tecnologia. «Il telefono non è solo uno status symbol, entra nella vita reale. Ma chi lo usa non possiede la consapevolezza di essere digitali, non è pronto a vivere questo genere di esperienza». Il pessimismo di Cajelli è giunto ad una secca conclusione: «Questa generazione di utenti è ormai persa». Il lavoro che si può attuare è sui più giovani, anche se lo sforzo educativo scolastico non può bastare di per sé. «In un mondo utopico - ha immaginato Diego Cajelli - dovrebbero essere gli stessi colossi a collaborare, restituendo parte degli utili all'istruzione per progetti educativi». Si tratta anche di una corsa contro il tempo, perché la tecnologia si evolve. Se non siamo stati pronti a recepire questi passaggi, lo sarà ancora più difficile quando l'interfaccia sarà eliminata. Già Google sta sperimentando dei dispositivi collegati alla rete neurale. Non è il film "Strange Days". Non è fantascienza.
Marco Pessina
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