Brivio: la storia di Giorgio Perlasca, giusto che salvò oltre 5mila ebrei dallo sterminio

Una serata per ricordare Giorgio Perlasca, eroe contemporaneo che con le sue gesta è riuscito a salvare la vita di oltre cinquemila persone ebree dall'assedio nazista prima e comunista poi. È iniziato così il ciclo di appuntamenti "Caffè con le stelle", promosso dall'amministrazione comunale di Brivio in collaborazione con l'associazione "Passione e Futuro", che continuerà per tutta l'estate.

Franco Ziliani dell'associazione Passioni e Futuro, Franco Perlasca, l'assessore alla cultura Tamara Mandelli,
il sindaco Federico Airoldi e il dr. Marco Vannucci


Una storia, quella di Giorgio Perlasca, raccontata dal figlio Franco, incalzato dalle domande del moderatore della serata, il dottor Marco Vannucci. «La storia di mio padre - ha esordito Franco - è una storia molto particolare. Non aveva nessun incarico, né civile né militare, era solamente un importatore di bestiame. Senza nessun obbligo, spinto solamente dalla volontà di salvare delle vite umane, si finse console generale spagnolo in Ungheria per poter trarre in salvo queste persone».

Italiano DOC, amante della patria, Giorgio Perlasca l'otto settembre del 1943, giorno dell'armistizio dichiarato da Pietro Badoglio, si trovava in Ungheria, come combattente. Decise di rimanere fedele alle promesse fatte al Regno, e quindi di non entrare nella Repubblica Sociale Italiana. Tornato in Italia, la sua storia non uscì subito, complice anche la cosiddetta "Amnistia Togliatti", che troncava sul nascere i racconti di storie "non politicamente corretti". Un ritorno in Italia non degno di una persona come Giorgio, che per poter sfamare per più di due mesi le oltre cinquemila persone tratte in salvo, arrivò a finire tutti i suoi risparmi, trovandosi al contempo senza lavoro a 35 anni, un'età, all'epoca, in cui era molto difficile reinserirsi in un contesto lavorativo. E nemmeno le persone da lui tratte in salvo potettero raccontare subito la storia di questo grande uomo: solamente verso la fine degli anni ottanta, quando il muro di Berlino era in procinto di cadere, iniziarono a cercare Jorge Perlasca, finto nome a lui concesso dalle autorità spagnole, per poter divulgare la loro e la sua storia che, diffusasi, ha dato modo a Giorgio di essere insignito di vari premi e riconoscimenti. Gli venne conferita la medaglia d'oro al merito civile, oltre al titolo di "Uomo giusto tra le nazioni", attribuitogli da Israele il 23 settembre 1989.

 

Il rapporto del figlio Franco con la storia del padre, però, non è stato subito semplice. «La storia di mio padre l'ho scoperta nel 1987 - ha detto - ed è stato un po' traumatico. Per circa sette, otto anni, non mi sono interessato alla storia. Dopo l'uscita pubblica del diario di mio papà, iniziava il ciclo di presentazione del libro. Fui presente a due incontri, uno a Roma e uno in provincia di Padova, nel quale, a inizio conferenza, si avvicinò al tavolo dei relatori un signore, che chiese la parola. Era Giorgio Pressburger, uno degli oltre cinquemila ebrei che mio padre aveva salvato. È stato in quel momento che ho capito che questa storia non poteva restarmi estranea. Ora sono molto orgoglioso di essere qui a portare il ricordo di mio padre».

A destra Luciana Perlasca

Un ricordo che è vivo ancora oggi, grazie alla fondazione "Giorgio Perlasca", di cui Franco è presidente e di cui fa parte, tra gli altri, anche sua moglie Luciana. Il tutto con uno sguardo particolare verso le nuove generazioni perché, come affermava Giorgio, «tali follie non abbiano mai più a ripetersi».

Stefano Riva
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