Verderio che non c'è più/7: a Inferiore osterie e trattorie dove gustare pietanze tradizionali, vedere la tv e giocare a calcetto
Il nostro viaggio attraverso attività e botteghe di Verderio si avvia alla conclusione con le ultime due puntate (una per Inferiore e una per Superiore) che abbiamo deciso di dedicare alle osterie e trattorie, particolarmente fiorenti e attive in entrambi i paesi.
Al "bianchino" e alla partitella a carte, la clientela poteva banchettare con i sapori del posto, dalla selvaggina appena cacciata alla trippa fino agli asparagi di Mezzago. Le trattorie erano anche i primi posti dove vennero installati televisioni e jukebox, vere e proprie novità per quegli anni.
VERDERIO INFERIORE
BARELL
Sulla via Tre Re, il nome della quale pare sia dovuto al transito delle reliquie dei Re Magi che da Milano erano dirette al duomo di Colonia in Germania, c'era l'osteria-trattoria di Pietro Barelli, Peder. Pietro aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale e negli anni successivi, lasciato il lavoro di tuleta, magnano, aveva tentato la fortuna aprendo un'osteria con trattoria dove si poteva bere, tra i tanti vini che lui stesso andava a prendere, il manduria, un vino pugliese piuttosto dolce, ma di alta gradazione, gustare la trippa, büseca, e, nel mese di maggio, gli asparagi di Mezzago, intinti nelle uova.
Pietro, in negozio era aiutato dalla moglie Bambina Villa e dalle tre figlie, Stella, Giuseppina e, in particolare, Giovanna, Giuanina. Al ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale, Luigi Origo sposò la figlia Giovanna e con lei continuò l'attività gestendo anche la licenza del servizio telefonico pubblico e quella di autonoleggio di rimessa, compresi i matrimoni. Luigi aveva acquistato la prima automobile nel 1948, una 1100 Fiat e negli anni successivi l'aveva cambiata con altri modelli di rappresentanza.
A mezzogiorno la trattoria serviva il pranzo anche ad alcuni operai che lavoravano in zona, come pure organizzava banchetti per matrimoni, feste ed altre cerimonie. Nell'osteria si trovavano anche i cacciatori per consumare lauti banchetti a base di selvaggina: quaglie, lepri e fagiani. In inverno, con l'uccisione di un paio di maiali, si poteva mangiare la casoeula, il tradizionale piatto brianzolo con costine, cotiche e verze.
L'osteria era anche un locale molto seguito dagli sportivi ed in esso si potevano ammirare diversi poster di campioni di ciclismo, calcio e altri sport. Quella del Barelli è stata un'osteria tra le prime a vendere gli abbonamenti ferroviari e a gestire le prime schedine del Totocalcio, il sogno di vincita di ogni italiano. Anche in questa osteria si giocava a carte e alla morra. L'attività venne chiusa nel 1972.
CANTINÓN
In fondo al paese si trovava l'osteria-trattoria San Giuseppe, ma da tutti conosciuta come il Cantinón. La sua storia è molto curiosa e parte da lontano e cioè da quando, Carlo Consonni, originario di Lentate sul Seveso, con la numerosa famiglia immigrò nella cascina Fornacetta. Faceva l'operaio in una fabbrica di mattoni e a Verderio aprì una mescita di vino nella corte della Palasina, in centro paese.
Nel 1926 si fece prestare dei soldi per tentare il grande passo: costruire la sua casa in via Piave al numero 1, proprio sull'angolo, concepita soprattutto per ospitare la Trattoria San Giuseppe. Il nome dialettale di Cantinón, era dovuto alla grande cantina faticosamente scavata nel ceppo e nella quale metteva al fresco il vino. Quando Carlo morì di pleurite nel 1941, il figlio Agostino, con il consenso della moglie Bianca, lasciò il lavoro di camionista alla Gondrand, con la quale aveva percorso in lungo e in largo l'Italia e il Corno d'Africa, e si dedicò alla trattoria con l'intento di estinguere i debiti contratti dal padre. Bianca era una cuoca sopraffina e, con l'aiuto di un paio di ragazze, organizzava banchetti per le cerimonie e incontri di lavoro.
Nella grande cucina si giocava a carte, mentre in altri locali si tenevano anche le riunioni politiche del Partito Socialista. Nel cortile di casa, nel 1948, venne organizzata anche la Festa dell'Avanti e la Festa dell'Unità, con tanto di bandiere e addobbi. In inverno, in alcuni locali delle stalle, venivano ospitati anche i bergamini, ovvero i pastori che scendevano dalla Valle Imagna con le pecore. In estate, sempre in cortile si poteva giocare alle bocce, mentre uno sfollato di guerra venuto da Milano, proiettava anche il cinema all'aperto: erano i primi film, naturalmente in bianco e nero. L'osteria, nel 1953, fu una delle prime ad installare la televisione e al giovedì si riempiva di gente che voleva vedere Lascia o raddoppia di Mike Bongiorno. Nel 1982, Agostino venne a mancare, ma Bianca, con l'aiuto dei figli, continuò l'attività fino al 1996, quando si spense.
L'OSTERIA DEI TRE RE
Si chiamava proprio così: Osteria Tre Re perché si trovava all'inizio dell'omonima via al numero civico 20-22. Ad aprirla, dopo la Seconda Guerra Mondiale, furono i fratelli Luigi e Umberto Carozzi, quest'ultimo di ritorno dalla prigionia in Germania. Luigi, a Verderio, già negli anni di guerra, gestiva un dopolavoro con bocciodromo all'inizio della via Tre Re, dove ora si trovano i giochi del parco comunale.
Umberto, dopo le nozze con Eugenia Dosso nel 1952, rilevò interamente la gestione. Ogni giorno Eugenia apriva le porte del bar al mattino presto per accogliere i primi avventori. Il grigioverde, grappa e menta, costituiva l'imperdibile appuntamento mattutino per i lavoratori che facevano tappa al bar per recarsi al lavoro in bicicletta alla stazione ferroviaria o in campagna.
L'osteria aveva anche un angolo adibito a trattoria e a mezzogiorno Eugenia cucinava per alcuni operai che lavoravano in zona, mentre alla sera l'osteria era la meta dei più scalmanati giocatori di carte e della morra I locali erano abbastanza grandi anche per ospitare pranzi di nozze con il fisarmonicista. Ad allietare i giovani che frequentavano l'osteria era stato installato un jukebox, invenzione arrivata in Italia dall'America dopo gli anni '60. In inverno, Eugenia preparava una gustosa trippa che la gente veniva a prendere per portare a casa.
Anche in questo bar venne installata la televisione. C'era anche un calciobalilla e venivano organizzati diversi tornei tra i giovani. Negli anni '50 la trattoria ospitò anche la prima sede dell'Associazione Alpini e, all'inizio degli anni '70, l'Associazione "A. S. Verderio" di ciclismo. Ha chiuso i battenti all'inizio degli anni '80.
Infine chiudiamo con un'ultima attività legata al mondo contadino.
IL BÜSCINATT
Attraverso un arco della seconda corte posta sulla destra di via Tre Re, si entra in una corte caratteristica che aveva tre nomi: Büscinatt, Tulét e Paléta. Della prima famiglia, detta appunto Büscinatt, si conosce molto poco. Si sa solo che era addetta al commercio degli animali della stalla, molto fiorente in quegli anni, e in particolare dei vitelli. Il capofamiglia si chiamava Franco Parolini
A testimonianza dell'attività è rimasta una foto dove si vede il commerciante mentre tiene un vitello e sullo sfondo, sotto il porticato, alcune donne della famiglia che lo stanno a guardare. Anche a Verderio Inferiore esisteva un sensale, cioè un mediatore che, con maestria e sempre aggiornato sui prezzi di mercato, trovava l'intesa tra il contadino e l'acquirente: si chiamava Giovanni Mapelli.
Sempre all'inizio di via Roma, sulla destra e subito dopo il Monumento ai Caduti, c'era un negozio, dapprima di scampoli, tessuti e merceria, di proprietà di Luigia Sala, poi trasformata dal nuovo acquirente, di serramenti e, successivamente di calzature, sempre con gestioni diverse. L'attività ultima è stata chiusa diversi anni fa e non esistono più gli eredi che possano raccontare la storia dei loro negozi. Oltre a questi sopracitati, c'erano altri negozi a Verderio Inferiore, ma anche per questi non esistono più documentazioni e testimonianze per cui è impossibile riportarli.
Al "bianchino" e alla partitella a carte, la clientela poteva banchettare con i sapori del posto, dalla selvaggina appena cacciata alla trippa fino agli asparagi di Mezzago. Le trattorie erano anche i primi posti dove vennero installati televisioni e jukebox, vere e proprie novità per quegli anni.
VERDERIO INFERIORE
BARELL
Sulla via Tre Re, il nome della quale pare sia dovuto al transito delle reliquie dei Re Magi che da Milano erano dirette al duomo di Colonia in Germania, c'era l'osteria-trattoria di Pietro Barelli, Peder. Pietro aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale e negli anni successivi, lasciato il lavoro di tuleta, magnano, aveva tentato la fortuna aprendo un'osteria con trattoria dove si poteva bere, tra i tanti vini che lui stesso andava a prendere, il manduria, un vino pugliese piuttosto dolce, ma di alta gradazione, gustare la trippa, büseca, e, nel mese di maggio, gli asparagi di Mezzago, intinti nelle uova.
Luigi, il figlio Walter, la moglie Giovanna, la cognata e la suocera
Pietro, in negozio era aiutato dalla moglie Bambina Villa e dalle tre figlie, Stella, Giuseppina e, in particolare, Giovanna, Giuanina. Al ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale, Luigi Origo sposò la figlia Giovanna e con lei continuò l'attività gestendo anche la licenza del servizio telefonico pubblico e quella di autonoleggio di rimessa, compresi i matrimoni. Luigi aveva acquistato la prima automobile nel 1948, una 1100 Fiat e negli anni successivi l'aveva cambiata con altri modelli di rappresentanza.
Luigi e la moglie Giovanna
A mezzogiorno la trattoria serviva il pranzo anche ad alcuni operai che lavoravano in zona, come pure organizzava banchetti per matrimoni, feste ed altre cerimonie. Nell'osteria si trovavano anche i cacciatori per consumare lauti banchetti a base di selvaggina: quaglie, lepri e fagiani. In inverno, con l'uccisione di un paio di maiali, si poteva mangiare la casoeula, il tradizionale piatto brianzolo con costine, cotiche e verze.
Giovanna e Luigi
Giovanna e le donne che andavano a bere al bar
L'osteria era anche un locale molto seguito dagli sportivi ed in esso si potevano ammirare diversi poster di campioni di ciclismo, calcio e altri sport. Quella del Barelli è stata un'osteria tra le prime a vendere gli abbonamenti ferroviari e a gestire le prime schedine del Totocalcio, il sogno di vincita di ogni italiano. Anche in questa osteria si giocava a carte e alla morra. L'attività venne chiusa nel 1972.
CANTINÓN
In fondo al paese si trovava l'osteria-trattoria San Giuseppe, ma da tutti conosciuta come il Cantinón. La sua storia è molto curiosa e parte da lontano e cioè da quando, Carlo Consonni, originario di Lentate sul Seveso, con la numerosa famiglia immigrò nella cascina Fornacetta. Faceva l'operaio in una fabbrica di mattoni e a Verderio aprì una mescita di vino nella corte della Palasina, in centro paese.
L'insegna del Cantinon
Nel 1926 si fece prestare dei soldi per tentare il grande passo: costruire la sua casa in via Piave al numero 1, proprio sull'angolo, concepita soprattutto per ospitare la Trattoria San Giuseppe. Il nome dialettale di Cantinón, era dovuto alla grande cantina faticosamente scavata nel ceppo e nella quale metteva al fresco il vino. Quando Carlo morì di pleurite nel 1941, il figlio Agostino, con il consenso della moglie Bianca, lasciò il lavoro di camionista alla Gondrand, con la quale aveva percorso in lungo e in largo l'Italia e il Corno d'Africa, e si dedicò alla trattoria con l'intento di estinguere i debiti contratti dal padre. Bianca era una cuoca sopraffina e, con l'aiuto di un paio di ragazze, organizzava banchetti per le cerimonie e incontri di lavoro.
L'osteria san Giuseppe dopo la chiusura all’angolo con via Piave
Nella grande cucina si giocava a carte, mentre in altri locali si tenevano anche le riunioni politiche del Partito Socialista. Nel cortile di casa, nel 1948, venne organizzata anche la Festa dell'Avanti e la Festa dell'Unità, con tanto di bandiere e addobbi. In inverno, in alcuni locali delle stalle, venivano ospitati anche i bergamini, ovvero i pastori che scendevano dalla Valle Imagna con le pecore. In estate, sempre in cortile si poteva giocare alle bocce, mentre uno sfollato di guerra venuto da Milano, proiettava anche il cinema all'aperto: erano i primi film, naturalmente in bianco e nero. L'osteria, nel 1953, fu una delle prime ad installare la televisione e al giovedì si riempiva di gente che voleva vedere Lascia o raddoppia di Mike Bongiorno. Nel 1982, Agostino venne a mancare, ma Bianca, con l'aiuto dei figli, continuò l'attività fino al 1996, quando si spense.
L'OSTERIA DEI TRE RE
Si chiamava proprio così: Osteria Tre Re perché si trovava all'inizio dell'omonima via al numero civico 20-22. Ad aprirla, dopo la Seconda Guerra Mondiale, furono i fratelli Luigi e Umberto Carozzi, quest'ultimo di ritorno dalla prigionia in Germania. Luigi, a Verderio, già negli anni di guerra, gestiva un dopolavoro con bocciodromo all'inizio della via Tre Re, dove ora si trovano i giochi del parco comunale.
Gioco a carte
Matrimonio con fisarmonicista (CLICCA SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRE)
Umberto, dopo le nozze con Eugenia Dosso nel 1952, rilevò interamente la gestione. Ogni giorno Eugenia apriva le porte del bar al mattino presto per accogliere i primi avventori. Il grigioverde, grappa e menta, costituiva l'imperdibile appuntamento mattutino per i lavoratori che facevano tappa al bar per recarsi al lavoro in bicicletta alla stazione ferroviaria o in campagna.
All’osteria si facevano i contratti per la vendita degli animali
L'osteria aveva anche un angolo adibito a trattoria e a mezzogiorno Eugenia cucinava per alcuni operai che lavoravano in zona, mentre alla sera l'osteria era la meta dei più scalmanati giocatori di carte e della morra I locali erano abbastanza grandi anche per ospitare pranzi di nozze con il fisarmonicista. Ad allietare i giovani che frequentavano l'osteria era stato installato un jukebox, invenzione arrivata in Italia dall'America dopo gli anni '60. In inverno, Eugenia preparava una gustosa trippa che la gente veniva a prendere per portare a casa.
Via tre re dove c’erano due bar; la strada di acciottolato
Anche in questo bar venne installata la televisione. C'era anche un calciobalilla e venivano organizzati diversi tornei tra i giovani. Negli anni '50 la trattoria ospitò anche la prima sede dell'Associazione Alpini e, all'inizio degli anni '70, l'Associazione "A. S. Verderio" di ciclismo. Ha chiuso i battenti all'inizio degli anni '80.
Infine chiudiamo con un'ultima attività legata al mondo contadino.
IL BÜSCINATT
Attraverso un arco della seconda corte posta sulla destra di via Tre Re, si entra in una corte caratteristica che aveva tre nomi: Büscinatt, Tulét e Paléta. Della prima famiglia, detta appunto Büscinatt, si conosce molto poco. Si sa solo che era addetta al commercio degli animali della stalla, molto fiorente in quegli anni, e in particolare dei vitelli. Il capofamiglia si chiamava Franco Parolini
Buscinatt, Franco Parolini, con vitello
A testimonianza dell'attività è rimasta una foto dove si vede il commerciante mentre tiene un vitello e sullo sfondo, sotto il porticato, alcune donne della famiglia che lo stanno a guardare. Anche a Verderio Inferiore esisteva un sensale, cioè un mediatore che, con maestria e sempre aggiornato sui prezzi di mercato, trovava l'intesa tra il contadino e l'acquirente: si chiamava Giovanni Mapelli.
Via Roma una volta
Sempre all'inizio di via Roma, sulla destra e subito dopo il Monumento ai Caduti, c'era un negozio, dapprima di scampoli, tessuti e merceria, di proprietà di Luigia Sala, poi trasformata dal nuovo acquirente, di serramenti e, successivamente di calzature, sempre con gestioni diverse. L'attività ultima è stata chiusa diversi anni fa e non esistono più gli eredi che possano raccontare la storia dei loro negozi. Oltre a questi sopracitati, c'erano altri negozi a Verderio Inferiore, ma anche per questi non esistono più documentazioni e testimonianze per cui è impossibile riportarli.
S.V.