Per le rapine in farmacia a Montevecchia e a Paderno, 3 anni e 2 mesi ad un ucraino

Tre anni e due mesi di reclusione. E' la condanna inflitta stamani dal giudice per le udienze preliminari Massimo Mercaldo, al 35enne Petro Gaydarzhy.
Origine ucraina, il nome dell'uomo risultava l'unico iscritto - dal sostituto procuratore Silvia Zannini - nel fascicolo d'indagine relativo alle rapine consumate nei mesi scorsi ai danni delle farmacie di Paderno d'Adda e Montevecchia.
Un colpo, quest'ultimo, perpetrato nel tardo pomeriggio del 27 dicembre, con l'irruzione di un uomo dal volto parzialmente travisato da un berretto ed armato di coltello, nella farmacia Fantoni che sia affaccia sulla trafficata strada provinciale 54 a Montevecchia. Dopo essersi fatto consegnare dalla titolare il denaro custodito in cassa, il 35enne si era dato alla fuga. Non aveva fatto i conti però, con i carabinieri che - raccolta la segnalazione della vittima - lo avevano intercettato poco più tardi, mentre si allontanava a piedi verso un'autovettura posteggiata nei pressi della farmacia. Bloccato e identificato, Gaydarzhy era stato tratto in arresto dai militari della stazione di Brivio e tradotto in carcere a Pescarenico, con il fermo convalidato nei giorni successivi dal tribunale di Lecco.
Nella stessa aula il 35enne ha fatto ritorno questa mattina, per sottoporsi al procedimento in rito abbreviato al cospetto del giudice Massimo Mercaldo. Oltre alla rapina di Montevecchia, Petro Gaydarzhy doveva rispondere anche del colpo messo a segno qualche giorno prima ai danni della farmacia di Paderno d'Adda. Era il 19 dicembre scorso quando l'ucraino era entrato nell'esercizio: coltello da cucina alla mano, aveva intimato la proprietaria di consegnargli il denaro contante presente in cassa, per poi dileguarsi in fretta e furia. Le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Merate sulla base dei filmati di videosorveglianza e delle testimonianze della vittima, hanno infatti portato anche in questo caso, all'ucraino, già gravato peraltro da precedenti per il medesimo reato.
Reo confesso, il detenuto ha scelto tramite il suo legale di avvalersi del rito abbreviato. Nonostante la pesante richiesta di sei anni - in continuazione con precedenti episodi - proposta dal sostituto procuratore Silvia Zannini, dopo essersi ritirato in camera di consiglio il giudice Mercaldo ha condannato Petro Gaydarzhy alla pena di tre anni e due mesi di reclusione. Al termine dell'udienza, il 35enne ha fatto ritorno in carcere a Lecco, scortato dagli agenti di polizia penitenziaria, definendo la propria posizione giudiziaria a soli tre mesi dai fatti contestatigli.

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G.C.
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