Merate: l'esperienza di Cinzia Vodret chiude il ciclo di incontri sul metodo Montessori
L'ultimo incontro di tre sul metodo Montessori proposti da un gruppo di mamme della zona ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, delle quali 80 hanno prenotato con largo anticipo per l'organizzazione della sala e dell'area bambini. E' stato tenuto da Cinzia Vodret, insegnante Montessori oggi in pensione ma comunque attiva formatrice presso l'Opera Nazionale Montessori riconosciuta dal MIUR. "Mi sono formata nella nostra capitale" ci ha raccontato "dove ancora oggi il metodo è molto diffuso, poi mi sono trasferita a Milano dove ho iniziato a insegnare in via Quarenghi, zona Gallaratese, nel primo istituto Montessori pubblico. Ho lavorato per quarant'anni e avrei voluto poter continuare ma purtroppo mi hanno "spedita" in pensione. Partecipo con entusiasmo agli incontri delle mamme di questa zona che reputo un vero polmone. A prescindere da quelle che saranno le decisioni dei dirigenti scolastici Maria Montessori va ricordata perché ovunque sia andata ha seminato, persino in India ha saputo entrare in relazione profonda con l'essenza del bambino, è riuscita a tramutare le sue esigenze traducendone i bisogni".
È proprio dalla scelta del bambino che Montessori ha potuto comprenderne i bisogni psichici. Per quanto riguarda la prova invalsi, problema sorto allo scorso appuntamento Cinzia ha risposto che "le insegnanti che propongono il metodo Montessori non dovrebbero preoccuparsi per il test proposto alle classi seconde e quinte ma affrontare con i bambini i quiz facendo un lavoro di gruppo" circa i dubbi sull'utilizzo di un metodo "spurio" ha infine aggiunto "anche se negli anni '70 non era previsto l'utilizzo del computer sappiamo che si non voleva nemmeno limitare l'apprendimento a un programma basato sullo studio di un unico sussidiario ma aprirlo all'acquisizione di competenze (note come abilità) in vari campi, motivo per cui l'uso del computer diventa utile. L'inizio per i bambini che non sono stati alla scuola dell'infanzia può essere complicato i primi mesi soprattutto perché si attaccano molto al giudizio delle insegnanti (mostrano sempre quello che fanno) ma se il bambino non viene obbligato e solo invitato, grazie alla curiosità inizia a sperimentare il gioco come un lavoro, e man mano diventa indipendente sentendo che può fare quello che vuole confrontandosi con i compagni. In aula non c'è quasi mai totale silenzio perché la classe è una piccola società di coesione, il bambino deve poter parlare senza per questo disturbare il lavoro degli altri".
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La cultura è assorbita attraverso esperienze in una palestra ricca di emozioni e conoscenze. Per questo l'ambiente deve essere: curato e accogliente, per stimolare il desiderio di esplorarlo, conoscerlo, e viverlo; ordinato, ogni cosa deve avere il suo posto e ci deve essere il posto per ogni cosa, per rispondere al bisogno interiore di ordine che è funzionale di una mente ordinatrice; stimolante, ricco di percezioni sensoriali che attraggono la curiosità e catturano l'attenzione; polifunzionale, l'organizzazione dello spazio deve consentire più attività, individuali o di gruppo, manuali o intellettive. I materiali svolgono il ruolo fondamentale di tramite attraverso cui passano la maggior parte degli apprendimenti.
Non si tratta di semplici materiali didattici bensì di materiali: scientifici, in quanto progettati e progressivamente perfezionati grazie all'attenta osservazione del loro utilizzo da parte dei bambini; strutturati, in quanto ogni oggetto ha una precisa finalità; auto-educativi, in quanto, partendo dalla percezione sensoriale, attivano il processo di scoperta e di apprendimento; auto-correttivi, in quanto ogni materiale è costruito in modo tale che abbia il controllo dell'errore già insito in sé, così il bambino potrà correggersi autonomamente. L'insegnante è colui che veicola conoscenza e metodo di lavoro, cura gli spazi e gli organizza con gli strumenti necessari alle attività auto educative del bambino. L'educatore montessoriano non svolge la funzione tradizionale di chi istruisce trasmettendo cultura, ma perde di centralità e assume un ruolo di aiuto e facilitazione, organizzazione e osservazione della vita psichica e sociale del bambino. È un corollario importante, non banale ma non deve essere autoreferenziale, non è suo compito dare tutto al bambino, deve stimolare la sua curiosità e dargli gli strumenti per cercare da soli.
Per quanto riguarda l'attività di verifica e valutazione è fondamentale che prenda in considerazione diversi aspetti, quali: la capacità di scegliere autonomamente un'attività; il tempo di concentrazione; la ripetizione dell'esercizio; la capacità di svolgere organicamente l'attività; la capacità di portare a termine in modo autonomo il lavoro intrapreso; il livello di autostima; il rapporto con gli altri; il rispetto delle regole; la disponibilità e la partecipazione. Per registrare tutto questo spesso vengono adottate griglie di osservazione che partono dall'anamnesi personale e socio famigliare di ogni bambino costituendo la descrizione e la rappresentazione del suo processo evolutivo, psicologico e culturale. Per quanto riguarda la selezione d'ingresso nelle classi Montessori tra i bambini i cui genitori fanno richiesta, a differenza di quanto sostenuto dall'insegnante dello scorso appuntamento, Daniela Pellicioli, che sanciva la decisione da parte del collegio, secondo Cinzia dovrebbe avvenire per estrazione. Spetterà a ciascun dirigente scolastico che acquisirà il metodo nel proprio istituto decidere quale modalità sia la migliore.
Beatrice Sala, Anna Pellicioli, Cinzia Vodret, Patrizia Pedretti
È proprio dalla scelta del bambino che Montessori ha potuto comprenderne i bisogni psichici. Per quanto riguarda la prova invalsi, problema sorto allo scorso appuntamento Cinzia ha risposto che "le insegnanti che propongono il metodo Montessori non dovrebbero preoccuparsi per il test proposto alle classi seconde e quinte ma affrontare con i bambini i quiz facendo un lavoro di gruppo" circa i dubbi sull'utilizzo di un metodo "spurio" ha infine aggiunto "anche se negli anni '70 non era previsto l'utilizzo del computer sappiamo che si non voleva nemmeno limitare l'apprendimento a un programma basato sullo studio di un unico sussidiario ma aprirlo all'acquisizione di competenze (note come abilità) in vari campi, motivo per cui l'uso del computer diventa utile. L'inizio per i bambini che non sono stati alla scuola dell'infanzia può essere complicato i primi mesi soprattutto perché si attaccano molto al giudizio delle insegnanti (mostrano sempre quello che fanno) ma se il bambino non viene obbligato e solo invitato, grazie alla curiosità inizia a sperimentare il gioco come un lavoro, e man mano diventa indipendente sentendo che può fare quello che vuole confrontandosi con i compagni. In aula non c'è quasi mai totale silenzio perché la classe è una piccola società di coesione, il bambino deve poter parlare senza per questo disturbare il lavoro degli altri".
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La cultura è assorbita attraverso esperienze in una palestra ricca di emozioni e conoscenze. Per questo l'ambiente deve essere: curato e accogliente, per stimolare il desiderio di esplorarlo, conoscerlo, e viverlo; ordinato, ogni cosa deve avere il suo posto e ci deve essere il posto per ogni cosa, per rispondere al bisogno interiore di ordine che è funzionale di una mente ordinatrice; stimolante, ricco di percezioni sensoriali che attraggono la curiosità e catturano l'attenzione; polifunzionale, l'organizzazione dello spazio deve consentire più attività, individuali o di gruppo, manuali o intellettive. I materiali svolgono il ruolo fondamentale di tramite attraverso cui passano la maggior parte degli apprendimenti.
Non si tratta di semplici materiali didattici bensì di materiali: scientifici, in quanto progettati e progressivamente perfezionati grazie all'attenta osservazione del loro utilizzo da parte dei bambini; strutturati, in quanto ogni oggetto ha una precisa finalità; auto-educativi, in quanto, partendo dalla percezione sensoriale, attivano il processo di scoperta e di apprendimento; auto-correttivi, in quanto ogni materiale è costruito in modo tale che abbia il controllo dell'errore già insito in sé, così il bambino potrà correggersi autonomamente. L'insegnante è colui che veicola conoscenza e metodo di lavoro, cura gli spazi e gli organizza con gli strumenti necessari alle attività auto educative del bambino. L'educatore montessoriano non svolge la funzione tradizionale di chi istruisce trasmettendo cultura, ma perde di centralità e assume un ruolo di aiuto e facilitazione, organizzazione e osservazione della vita psichica e sociale del bambino. È un corollario importante, non banale ma non deve essere autoreferenziale, non è suo compito dare tutto al bambino, deve stimolare la sua curiosità e dargli gli strumenti per cercare da soli.
Per quanto riguarda l'attività di verifica e valutazione è fondamentale che prenda in considerazione diversi aspetti, quali: la capacità di scegliere autonomamente un'attività; il tempo di concentrazione; la ripetizione dell'esercizio; la capacità di svolgere organicamente l'attività; la capacità di portare a termine in modo autonomo il lavoro intrapreso; il livello di autostima; il rapporto con gli altri; il rispetto delle regole; la disponibilità e la partecipazione. Per registrare tutto questo spesso vengono adottate griglie di osservazione che partono dall'anamnesi personale e socio famigliare di ogni bambino costituendo la descrizione e la rappresentazione del suo processo evolutivo, psicologico e culturale. Per quanto riguarda la selezione d'ingresso nelle classi Montessori tra i bambini i cui genitori fanno richiesta, a differenza di quanto sostenuto dall'insegnante dello scorso appuntamento, Daniela Pellicioli, che sanciva la decisione da parte del collegio, secondo Cinzia dovrebbe avvenire per estrazione. Spetterà a ciascun dirigente scolastico che acquisirà il metodo nel proprio istituto decidere quale modalità sia la migliore.
