Merate: lo scienziato Covino racconta la scoperta dei pianeti e la ricerca della vita

Si è svolta nella serata di giovedì 9 marzo la conferenza proposta dall'associazione "La semina" tenuta dall'astrofisico dell'osservatorio astronomico di Brera Stefano Covino dal titolo "Alla ricerca di un'altra Terra". Alla luce della scoperta di Trappist 1, lo scienziato ha analizzato le varie fasi che portano prima alla scoperta di un pianeta e dopo alla ricerca della vita in esso. «Fino a pochi anni fa - ha esordito - non esistevano evidenze sperimentali in merito all'esistenza di stelle e pianeti in un sistema simile al nostro. Nel 1995, poi, due astronomi svizzeri in un congresso a Firenze mostrarono le evidenze sperimentali dell'esistenza di un pianeta extrasolare attorno alla stella 51 Peg. Dopo questa scoperta, ci fu un'esplosione dell'attività di ricerca in questo senso. Si stima, attualmente, che circa una stella su due abbia un sistema planetario simile al nostro».

Pierangelo Marucco presidente della Semina e Stefano Covino


La nostra galassia, la Via Lattea, ospita circa cento miliardi di stelle, e il nostro Sole ne rappresenta solamente una: se dunque una stella su due ospita un sistema di diversi pianeti, dobbiamo aspettarci diverse centinaia di miliardi di pianeti solamente nella Via Lattea. Il focus si è dunque spostato sulle varie modalità di ricerca dei nuovi corpi celesti. «Esistono quattro metodi per la ricerca di nuovi pianeti - ha continuato - il primo, come si può intuire, è l'osservazione diretta. Tecnica però scarsamente efficace, in quanto la luce del pianeta è dominata da quella della stella, circa un miliardo di volte superiore a quella del pianeta stesso. Ci sono poi altre tecniche, come l'analisi del moto che stella e pianeti hanno verso il comune centro di massa, oppure la misura delle velocità radiali, che si basa sull'effetto doppler applicato alle onde luminose. Il metodo più efficace, infine, è quello dell'analisi dei transiti planetari: può accadere infatti che il pianeta si trovi a passare davanti alla stella. In questo modo, se la posizione dell'osservatore è allineata, si possono avere grandi informazioni fisiche grazie alla misurazione dell'affievolimento della luce emessa dalla stella».

Trappist 1 è stato scoperto proprio con quest'ultima tecnica, ma pur trattandosi di una scoperta sensazionale, non dobbiamo meravigliarci. Attualmente sono stati scoperti infatti 3.458 pianeti: Trappist è solamente uno di questi. «La sua scoperta però - ha continuato l'astrofisico - è importante perché, come la Terra, è un pianeta roccioso e si trova vicino alla stella. Degli oltre tremila pianeti scoperti, solamente quindici possono essere potenzialmente abitabili. L'abitabilità del pianeta dipende da diversi fattori, come ad esempio la posizione dello stesso all'interno della zona di abitabilità, ovvero in una zona tale dove la temperatura permetta di mantenere l'acqua allo stato liquido. La posizione, però, non è necessaria a determinare la temperatura del pianeta: anche la presenza di un'atmosfera è importante per mantenere la temperatura a livelli adeguati: se la Terra non ce l'avesse, la temperatura media sarebbe di -19°C anziché +14°C».

 

 

Un pianeta, la Terra, speciale: è infatti abitabile non solamente per la temperatura, ma anche per la sua orbita attorno al Sole, sufficientemente stabile per mantenere le condizioni ideali allo sviluppo della chimica organica, essenziale per la vita. Vita che si ricerca, nei vari pianeti, attraverso i biomarcatori. «Nei pianeti che vengono scoperti - ha continuato Covino - si cercano i biomarcatori, attraverso la tecnica della spettroscopia. Si analizzano dunque segnali spettrali legati, in maniera chiara, alla presenza di attività biologica».

Trappist 1 è dunque solo l'ultimo dei pianeti potenzialmente abitabili scoperti: non potremo mai raggiungerlo, ma lo potremo osservare, come si osservano gli altri, per cercare ed eventualmente trovare tracce di vita.
Stefano Riva

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