Calco: ''fuga'' dei medici, al via il confronto Comune/Ats
Una valutazione specifica riguardante la presenza dei medici “di base” sul territorio di Calco, a seguito della decisione da parte di tre di loro (i dottori Enrico Messina, Roberto Mantica e Filomena Rampello, che si aggiungono alla collega Wilma Brancaleone assente da fine novembre 2016) di non ricevere più i propri assistiti presso gli ambulatori situati in paese e ad Arlate dal 1° gennaio 2017. La promuoverà l’Ats Brianza (ex Asl lecchese) che si è confrontata con l’amministrazione calchese sulla questione, oggetto di un’interrogazione da parte delle minoranze consiliari.
“Abbiamo effettuato un primo confronto con il dottor Valsecchi, referente del servizio dei medici di medicina generale” ha spiegato il sindaco Stefano Motta. “Avevamo prospettato ai dottori di sottoscrivere un’apposita convenzione con il Comune che avrebbe consentito di mantenere le stesse tariffe in vigore ormai dagli anni Novanta, trasformate in euro ma rimaste invariate nel 2002. Loro hanno effettuato una scelta, mantenendo comunque l’ambulatorio nei paesi vicini. Ma a Calco restano ora solo tre medici, una situazione che va risolta”.
Il confronto sul tema prosegue.
“Abbiamo effettuato un primo confronto con il dottor Valsecchi, referente del servizio dei medici di medicina generale” ha spiegato il sindaco Stefano Motta. “Avevamo prospettato ai dottori di sottoscrivere un’apposita convenzione con il Comune che avrebbe consentito di mantenere le stesse tariffe in vigore ormai dagli anni Novanta, trasformate in euro ma rimaste invariate nel 2002. Loro hanno effettuato una scelta, mantenendo comunque l’ambulatorio nei paesi vicini. Ma a Calco restano ora solo tre medici, una situazione che va risolta”.
Lo stabile che ospita gli ambulatori a Calco
Si tratta della dottoressa Maria Pia Ciappetta, il dottor Claudio Felice Vercelloni e il dottor Maurizio Maggioni, che non usufruisce degli spazi comunali ma riceve in uno spazio privato affacciato su Via Italia. Il servizio fornito da quest’ultimo va però a “sommarsi” a quello dei colleghi. Se è vero che ogni singolo medico non è costretto a mantenere un ambulatorio in ognuno dei paesi del proprio distretto sanitario di riferimento, esistono però indicazioni regionali che stabiliscono precisi criteri riguardanti il “monte ore” da assicurare in relazione al numero dei residenti. “L’Ats effettuerà opportune verifiche, per ora a rimetterci in questa situazione sono i cittadini appartenenti alle fasce più deboli come gli anziani, costretti a spostarsi nei paesi vicini per andare del medico” ha concluso Stefano Motta.Il confronto sul tema prosegue.