Merate: amministratori a confronto con Silea sul Teleriscaldamento. Perplessità

Teleriscaldamento. Che cos'è e perché ci riguarda da vicino? In generale consiste in un sistema di produzione e trasposto a distanza di calore al fine di garantire il riscaldamento urbano e dell'acqua sanitaria. Nei Consigli comunali della provincia di Lecco sarà oggetto con ogni probabilità di un vivo dibattito, data la necessità da parte delle amministrazioni di concedere il via libera agli investimenti. L'intenzione di Silea, la società a partecipazione pubblica che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti nel lecchese, e' quella di muoversi in questa direzione. Il progetto definitivo (non comprendente del quadro economico) è in Regione Lombardia dallo scorso aprile. I prossimi mesi saranno decisivi. Secondo il cronoprogramma, dopo la pubblicazione del bando di gara (per il lotta A) e della manifestazione di interesse (per il lotto C) tra febbraio e marzo, si procederà già ad aprile con l'autorizzazione dell'Assemblea dei Soci, costituita cioè dai Comuni, alla procedura di affidamento.


Tra dicembre e gennaio si sono tenuti diversi incontri tra gli amministratori locali e i vertici di Silea con l'obiettivo di conoscere i dettagli di un progetto che, a detta di alcuni sindaci e consiglieri comunali, ancora rimane chiuso negli uffici della società con sede a Valmadrera. L'ultima conferenza è avvenuta martedì 10 gennaio a Merate, presso la sala consiliare di piazza degli Eroi. Prima che la riunione iniziasse, una manciata di cittadini ha animato un piccolo sit-in di protesta per chiedere la chiusura totale dell'impianto. Non sono solo membri di associazioni ambientaliste.


"Sono di Valmadrera, abito a 200 metri dal forno inceneritore. Ho due bambini piccoli e il mio dovere di padre mi impone di proteggere la loro salute. Qualsiasi scritto scientifico - ha poi motivato uno di loro - afferma che i forni inceneritori fanno male. Perché investire in un progetto che prolungherà la vita di questo impianto?». Di tutt'altra opinione si è dimostrato il presidente di Silea Mauro Colombo, il quale al contrario ha sottolineato i benefici ambientali. "Il teleriscaldamento garantisce un utilizzo efficiente e centralizzato del calore, dunque la massima sostenibilità, in particolare riducendo le emissioni inquinanti complessive in atmosfera». In merito ha poi fornito dei dati del 2012 di Arpa Lombardia, dai quali emerge come le emissioni maggiori di PM10 non sono dovute alla produzione e distribuzione industriale di energia quanto alla combustione non industriale e al trasporto su strada. Infatti nei Comuni di Valmadrera e Civate le polveri sottili presenti sono inferiori a quelle respirate a Cernusco Lombardone.

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Per rinfrancare la bontà del progetto è partito dalle grandi capitali in Europa che adottano sistemi similari o che li stanno costruendo: Parigi, Copenaghen e Amsterdam. Per rimanere entro i confini nazionali, anzi regionali, ha citato i casi di Milano, Como, Desio, Tirano, Madesimo e Brescia, che già negli anni '70 partì con la sperimentazione. In particolare ha definito «un modello energetico ottimale» il progetto "Stratego" che trova tra i 16 partner europei anche "A2A Calore e Servizi", la società del "Gruppo A2A" che gestisce i sistemi di teleriscaldamento di Milano, Brescia e Bergamo. Mauro Colombo si è poi soffermato sul caso di Lecco. La volumetria teleriscaldabile preventivata sarebbe di un paio di milioni di metri cubi, briciole se paragonati agli oltre 180 di Milano, ma che ridurrebbero di 16 mila tonnellate le emissioni di anidride carbonica. La produzione di energia termica all'anno sarebbe pari a circa 70 mila Megawatt orari. Altri benefici riguardano la sicurezza e l'affidabilità. «Il teleriscaldamento - ha così sintetizzato Mauro Colombo - garantisce massima sicurezza ed alto livello di affidabilità». Ma ciò su cui verrà fatto leva per giustificare un parere eventualmente positivo al progetto sono i benefici economici. Silea promette «una tariffa più competitiva rispetto al gas metano».

L'ingegner Francesco Pezzagno e il presidente di Silea Mauro Colombo


Inoltre non ci saranno i costi di manutenzione della caldaia. I vantaggi economici sono relativi anche alla certificazione energetica migliore degli edifici allacciati al teleriscaldamento. Di contro i numeri che intimoriscono gli amministratori locali riguardano soprattutto i costi del progetto: 13 milioni e 200 mila euro per la centrale di cogenerazione e 35 milioni e 500 mila euro per la rete di teleriscaldamento, comprensiva di scambiatori presso le utenze. Quest'ultima cifra potrà lievitare negli anni, proporzionalmente al numero di edifici che si allacceranno in seguito. Escludendo gli investimenti di 8 milioni e mezzo per il turbogruppo, i tempi di rientro economico si aggirano intorno ai 10 anni. Ad ogni modo la spesa per acquistare una nuova turbina si è detta necessaria. "È una strumentazione del 1969 - ha affermato Paride Rovera di Tbf Partner - ed è ormai giunta a fine vita. Non spilla abbastanza vapore. Bisognerà acquistarne una nuova che preveda anche le funzioni per il teleriscaldamento». Il turbogruppo attuale tuttavia dovrà essere a regime almeno fino al 2018, pena la perdita dei certificati verdi in scadenza proprio quell'anno. Con il sistema previsto da Silea la nuova turbina in assetto cogenerativo (attivo solo nel periodo invernale) riuscirebbe a diminuire drasticamente le perdite per condensazione che si dissipano nell'aria in seguito alla combustione, riuscendo a trasferirle in potenza termica nel circuito del riscaldamento. Con il teleriscaldamento quindi oltre alla produzione elettrica, verrebbe generato e trasportato a distanza il calore. Sulle possibili fonti per l'impianto, nel progetto attuale si parla solo di termovalorizzazione dei rifiuti e di gas, ma in futuro si potrebbe optare per la biomassa o per un sistema di pompaggio di calore dell'acqua del lago. Su questo punto però Mauro Colombo è stato cauto: «Per i prossimi anni non sarà conveniente da un punto di vista economico, ma col tempo le spese per rendere possibile il meccanismo potrebbero calare».

Paride Rovera di Tbf Partner e Andrea Eboli (Silea)

Altre due fonti potrebbero essere il solare termico e i cascami energetici delle industrie che sono interessate a cedere quell'energia che altrimenti andrebbe dispersa nell'atmosfera. Ci sarebbero già dei contatti con alcuni impianti lecchesi. In ogni modo il termovalorizzatore potrebbe funzionare con i rifiuti e con le altre fonti di combustione contemporaneamente. È poi intervenuto l'ingegner Francesco Pezzagno, incaricato di verificare la conformità degli elaborati alla normativa vigente e ha espresso parere positivo. Ha affermato che, nonostante il progetto definitivo presenti delle variazioni rispetto a quello preliminare, il cronoprogramma verrà rispettato. La parola è poi passata agli amministratori locali presenti in sala consiliare per esprimere i propri dubbi o dissensi. Il primo è stato il consigliere del gruppo di minoranza "Uniti per Olgiate" Pierantonio Galbusera. "Sono d'accordo sul teleriscaldamento. Come abbiamo visto, in molte città europee è presente. Quello che mi domando è come sia possibile che l'andamento della raccolta differenziata non migliori più ormai da anni. È una questione di scarsa comunicazione oppure di una volontà precisa di Silea ad avere rifiuti residuali utili per l'inceneritore?».


Il presidente di Silea ha ammesso che la situazione è stazionaria da tempo, ma ha respinto ogni responsabilità, facendo notare che nel lecchese ci sono Comuni virtuosi che riciclano al 70 per cento e altri che si fermano al 20 per cento. Su richiesta del consigliere meratese Massimo Panzeri invece è stato asserito che il quadro economico elaborato considera come unico combustibile i rifiuti e non le altre fonti. In netto e totale dissenso è intervenuto il capogruppo di "Cernusco Lombardone Bene Comune" Salvatore Krassowski. «Pensavo che quella di questa sera fosse un'occasione di approfondimento, invece è stata fornita una relazione parziale. Chiedo se ai Comuni è stato consegnato il progetto definitivo giunto in Regione nell'aprile scorso. Non capisco perché i sindaci e le giunte sono stati così scarsamente coinvolti in questi anni. Bisogna considerare che l'inceneritore è già vetusto secondo alcuni e ha delle ripercussioni sulla salute». Proprio su questo pericolo si è focalizzato in conclusione del suo discorso: «perche' non si attendono i risultati delle indagini epidemiologiche prima di prendere una decisione? I Consigli comunali si vogliono assumere questa responsabilità?».

Il consigliere di Cernusco Lombardone Salvatore Krassowski e il consigliere di Colle Brianza Aldo Dal Lago


Sulla stessa linea si è posto il consigliere di Colle Brianza Aldo Dal Lago che ha sottolineato che il progetto definitivo è arrivato solo ai Camuni di Lecco e Valmadrera. Inoltre ha richiesto i dati completi del piano economico. La "confusione" tra gli amministratori sulle cifre dei finanziamenti è stata chiaramente deducibile dalle numerose richieste di chiarimento, in particolare dai sindaci di Merate e Osnago. Il consigliere meratese Alessandro Pozzi e il sindaco Paolo Brivio hanno voluto capire i vantaggi degli investimenti per le singole municipalità, per una rete che si estenderà solo su tre paesi (Valmadrera, Malgrate e Lecco). Aldo Dal Lago ha insistito sulla possibilità di intraprendere percorsi differenti dall'incenerimento: «Esperienze virtuose in Italia non parlano di forno, ma di raccolta differenziata. Un progetto potrebbe essere la "fabbrica dei materiali", che prevede lo smistamento di tutti i rifiuti per il recupero delle materie prime, con conseguente notevole riduzione dei rifiuti». Sulla questione trasparenza ha replicato Massimiliano Vivenzio, vicesindaco di Merate e vicepresidente del Comitato ristretto di Silea, promettendo che i documenti verranno forniti in tempi brevi [ma non certi, ndr], giustificando il ritardo per le difficoltà sia a stampare in formato cartaceo sia a trasmettere per via elettronica. Alle altre critiche ha risposto il presidente della società Mauro Colombo: «Con il teleriscaldamento migliorerà l'atmosfera. Le analisi epidemiologiche sono state affidate a chi ne ha la competenza, ovvero l'Ats di Monza Brianza. L'inceneritore non è anacronistico, sono gli altri sistemi ad esserlo. La "fabbrica dei materiali" su 100 recupererebbe 20, non è conveniente». Indignati dalla risposta si sono dimostrati sia i dimostranti sia i consiglieri Krassowski e Dal Lago, che in coda hanno citato l'esempio virtuoso del Consorzio Contarina, in provincia di Treviso, che dimostra l'esatto opposto.
Questioni ambientaliste, economiche e politiche, sulle cui sorti si dovranno esprimere, e ne risponderanno, gli amministratori locali.
M.P.
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