Parco Rio Vallone: verso il processo di fusione con il Molgora con il coinvolgimento di altre aree. La ''lectio'' del dottor Merati

Il processo di fusione tra i Plis del Parco del Rio Vallone e del Parco del Molgora, con la possibilità sempre viva di un coinvolgimento anche dell'area Cavallera del Vimercatese, è praticamente arrivato al rush finale. Malgrado le ipotesi di questa fusione tra i consorzi che gestiscono i sopracitati Parchi locali di interesse sovracomunale siano almeno tre e ancora non è del tutto chiaro nemmeno ai vertici di questi enti quale di queste strade verrà percorsa, pare comunque che i nodi cruciali della fusione siano stati sciolti, tanto che il Parco del Rio Vallone ha chiesto in queste settimane ai Comuni aderenti di approvare lo statuto e la nuova convenzione di quell'ente che verrà rinominato P.A.N.E., ovvero Parco Agricolo Nord Est.

Da sinistra il consigliere di maggioranza Robertino Manega, il direttore del Parco dr. Massimo Merati e il presidente Andrea Pirovano

Al Consiglio comunale di Verderio, che si è riunito martedì 6 dicembre, hanno partecipato anche Andrea Pirovano e Massimo Merati, rispettivamente presidente e direttore del Parco del Rio Vallone, i quali hanno illustrato ai politici e ai pochi cittadini presenti tra il pubblico di che cosa si occupa attualmente il loro Parco e come sarà strutturato in futuro con la fusione.

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Quello della fusione è un processo che affonda le sue radici in una riunione tra i Comuni aderenti ai tre parchi che si era tenuta a Vimercate nel 2012 e che ora è messo alle strette da una recente legge regionale (la numero 28 del 17/11/2016) secondo la quale enti locali come il Rio Vallone, Molgora e Cavallera devono unire le forze sia per una questione di risparmio delle risorse che di allargamento dei loro orizzonti nel tentativo di creare un collegamento ambientale per la tutela di un'area a forte vocazione agricola che, nel caso del Rio Vallone e del Molgora, va dal fiume Lambro all'Adda.
Negli ultimi mesi, a prescindere dalle disposizioni della Regione, si era già mosso qualcosa: lo scorso 30 aprile le assemblee dei parchi avevano approvato la prima bozza del nuovo statuto di P.A.N.E. (che Massimo Merati ha spiegato essere molto simile a quella già in auge per il Parco del Rio Vallone), statuto che era poi stato approvato dall'assemblea dei sindaci a settembre. Quello che sta accadendo in queste settimane è invece la discussione e l'approvazione della fusione nei vari Consigli comunali (Verderio si è espresso, appunto, martedì sera) e entro dicembre era prevista la sottoscrizione dell'atto di costituzione di P.A.N.E.. In questo caso Merati ha spiegato che la data è solo rinviata di qualche mese.
Durante la presentazione nel Consiglio comunale di Verderio, il direttore Merati ha anche accennato un breve discorso riguardo alla storia del Parco del Rio Vallone: "Siamo nati nel 1992 e siamo stati uno dei primi Parchi locali ad interesse sovracomunale del territorio - ha spiegato - Inizialmente i Comuni che facevano parte del consorzio erano Bellusco, Cavenago, Masate e Basiano. La nascita del Parco del Rio Vallone è dovuta ad un contrappeso ambientale necessario per compensare alla presenza della discarica regionale di Cavenago, vi lascio immaginare che cosa poteva essere negli anni '90 una discarica della Regione quando ancora non c'era la raccolta differenziata".

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Lo sviluppo del Parco del Rio Vallone, in questi anni, è stato costante e piuttosto consistente. "Dopo dieci anni dalla nascita del nostro ente - ha proseguito Merati - ci siamo allargati verso Nord coinvolgendo anche i Comuni di Mezzago, Sulbiate e Aicurzio. Qualche anno più tardi anche verso Sud con l'entrata di Gessate, Cambiago, poi ancora verso Nord con Verderio Inferiore, Roncello e Busnago. Di recente si è aggiunto anche Ornago. Oggi, con i nostri mille e 300 ettari di territorio e quasi 60mila abitanti, stando ai dati raccolti dal censimento del 2014, siamo uno dei più grandi Plis della Lombardia e l'unico che si sviluppa su tre Provincie". Fino ad oggi, dunque, la tendenza del Rio Vallone è stata quella di allungarsi, più che allargarsi, cioè sviluppando i propri confini da Nord a Sud. "Siamo un grande corridoio ecologico che, a ben vedere, coincide con quello che in gergo viene chiamato stepping stone, ovvero una porzione naturalistica che si crea quando finisce un vasto territorio omogeneo e ne incomincia un altro, nel nostro caso sono a Sud le grandi aree verdi di Milano e a Nord tutta l'area Prealpina", ha anche aggiunto Merati. Con il progetto P.A.N.E., però, il Plis del Rio Vallone intende fondersi con quei Parchi che gli consentirebbero, con la fusione del Parco Molgora (che comprende le aree verdi di Vimercate, Carnate, Usmate e Ronco Briantino), quasi di toccare il Parco del Curone, sviluppandosi verso Est, avvicinandosi anche per quanto riguarda i numeri, come ad esempio l'ampiezza del territorio, che oggi giocano a favore del Curone. Con l'ampliamento anche sul territorio del Parco della Cavaliera, che si trova sul territorio di Vimercate, Arcore e Concorezzo, il Rio Vallone sfrutterebbe quei corridoi ambientali per arrivare fino al Parco Regionale del Lambro.


Quanto alle previsioni economiche che i Comuni dei Plis devono fare con l'avvento della fusione tutto dipenderà da come avverrà il matrimonio tra i Parchi.
"Il primo step per avvicinarci alla fusione è stato quello di stabilire in che modo vogliamo farla - ha spiegato il direttore Massimo Merati - I Plis, o meglio i Comuni che formano un Plis, possono scegliere due modalità per costituirli: uno è quello del consorzio, come lo siamo noi e come lo è il Parco del Molgora, e l'altro, molto più complicato, è quello della convenzione tra Comuni. Per una questione di semplificazione abbiamo scelto di affidarci al consorzio, così da mantenere in vita gran parte del nostro statuto e non dover perdere tempo nel attivare altre forme di fusione".


Le ipotesi di fusione che Merati ha illustrato durante il Consiglio comunale di Verderio sono tre in tutto. L'ipotesi "zero" è anche quella meno tangibile, e più improbabile, e cioè quella che tutto rimanga così com'è: nel caso del Rio Vallone, il numero dei Comuni rimarrà a 11 (anche se Cambiago ha di recente espresso la volontà di uscire dai giochi), e il numero di abitanti rimarrà ancora intorno a 55mila. Con la "ipotesi 1", invece, i Plis di Rio Vallone e del Molgora convolerebbero a nozze portando P.A.N.E. ad avere un'area pari a 3mila e 300 metri quadri e con un bacino di persone che arriverebbe a 169mila, ovvero gli abitanti dei 22 Comuni che farebbero parte del nuovo progetto. Nella "ipotesi 2" viene coinvolto anche l'area del Cavallera, i Comuni sarebbero 25, le persone 216mila e gli ettari del nuovo territorio 3mila e 500. Nel caso delle ipotesi 1 e 2 si dovrebbe considerare anche Bernareggio che però ancora non ha espresso la sua volontà di entrare a far parte né del Rio Vallone nè del Molgora, essendo confinante con entrambi i territori. E' chiaro, però, che se i due Plis dovessero fondersi il Comune di Bernareggio allora, a partire dall'anno prossimo, avrebbe un Parco locale ad interesse sovracomunale al quale aggregarsi, e cioè il neonato P.A.N.E..

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Dalla scelta delle tre ipotesi, anche se le più plausibili sono le ultime due, dipenderanno, come detto, i calcoli dei Comuni in fatto di economie che verranno impiegate per sostenere i parchi. Ad oggi il Parco del Rio Vallone percepisce dai Comuni una quota di 193mila euro, che consiste nel 22% delle entrate a bilancio del consorzio. Ogni Comune versa ad oggi 2,90 euro per ogni suo abitante. Il caso di Verderio, da quando non esiste più Inferiore e Superiore, è diverso: l'anno scorso, dopo l'Unione dei due paesi, Verderio avrebbe dovuto pagare 23mila euro, e cioè il compenso che Verderio Inferiore avrebbe dovuto al Parco del Rio Vallone (con la quota di 2,90 euro) sommato a quello che Verderio Superiore doveva al Parco Adda Nord. Il Comune fece però richiesta al Rio Vallone per poter avere uno sconto, che arrivò al 50%, e Verderio pagò "appena" 16mila euro. Ad ogni modo, la volontà espressa dal presidente Pirovano e dal direttore Merati è quella di portare queste quote, a partire dal 2020, al pari di quelle che ora pagano i Comuni del Parco del Molgora, e cioè decurtando il 30% arrivando alla quota di 1 euro e 80 centesimi.
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