Merate: il politecnico presenta lo studio sul Castello Prinetti. La storia, incerta, nei secoli e le prospettive, ignote, sul futuro
Si è svolta durante il tardo pomeriggio di lunedì 28 novembre la conferenza di presentazione dello studio fatto sul Castello Prinetti di Merate, oggetto di varie indagini effettuate dal Politecnico di Milano volte a constatare lo stato di conservazione del prestigioso edificio storico. In apertura di lavori, l'assessore con delega all'Istruzione Silvia Sesana ha ringraziato i professori Paolo Bossi ed Elisabetta Rosina, entrambi docenti presso il Politecnico di Milano che hanno coordinato l'intero lavoro svolto da più di cinquanta laureandi.
La parola è poi passata al Sindaco Andrea Massironi, che si è detto soddisfatto soprattutto per la proficua collaborazione degli enti interessati, quali il Comune, la Fondazione Castello Prinetti, il Politecnico di Milano e la Parrocchia di S. Ambrogio in Merate, attualmente proprietaria dell'edificio.
È della fine del diciassettesimo secolo che il Castello viene restaurato, grazie all'impegno di Ercole Visconti, fidato collaboratore di Papa Innocenzo XI: a testimonianza di ciò è presente una lapide, del 1702, che testimonia la chiusura del fossato presente prima intorno al castello, verosimilmente rimosso in seguito ai lavori commissionati dal Visconti stesso. Si giunge dunque alla seconda metà del 1700, durante la quale Maria Teresa abolisce l'ordine di San Dionigi.
Il castello viene venduto, dal Durini, attuale proprietario, alla famiglia Prinetti, a cui si deve il nome che l’edificio porta tutt’oggi. Famiglia Prinetti che, nel 1946, lo vende alla Parrocchia di S. Ambrogio in Merate, ancora proprietaria tutt’oggi. Da segnalare che, fino al 1950, nel grande prato che sovrasta l’oratorio, facente parte del parco del Castello, vi era un doppio filare di piante, che portavano sino all’ingresso del palazzo.
La parola è poi passata al prof. Paolo Bossi, docente di Storia dell'Architettura presso il Politecnico di Milano, che ha elencato alcune questioni ancora aperte in merito alla storia del Castello. "Esistono diverse questioni ancora aperte - dice il ricercatore - riguardanti sicuramente il reperimento di documenti che ripercorrano fedelmente la storia del castello. Sappiamo che Ercole Visconti, una volta eletto Papa Innocenzo XII, si sposti a vivere nel Castello di Merate, che nel frattempo è divenuto una commenda dell'Ordine di San Dionigi. Si può ipotizzare inoltre che il Visconti abbia affidato il compito del restauro a Carlo Fontana, già autore di numerose opere a Frascati e dintorni, dove Ercole aveva acquistato Villa Belpoggio, durante il periodo in cui egli era a servizio della Corte Papale. Si può ricostruire un precedente trasferimento del Fontana in Lombardia visionando alcuni progetti, alcuni rimasti sulla carta e alcuni rimaneggiati da altri, che lo stesso ha redatto, come ad esempio la Cupola del Duomo di Como e il ridisegno del filaretiano del Duomo di Bergamo Alta".
La chiusura dei lavori è toccata a Giacomo Ventrice, vicepresidente della Fondazione Castello Prinetti che ha lanciato un appello ai presenti: "Non spegniamo i riflettori sul castello Prinetti. È un bene privato, ma è il simbolo della città di Merate. Per questo auspico un tavolo di confronto con le istituzioni e con gli addetti ai lavori, per confrontarsi sul nostro simbolo". La serata è poi proseguita con un aperitivo all'esterno dell'Auditorium.
Alcuni tesisti con i docenti prof.ssa Elisabetta Rosina e prof. Paolo Bossi
La parola è poi passata al Sindaco Andrea Massironi, che si è detto soddisfatto soprattutto per la proficua collaborazione degli enti interessati, quali il Comune, la Fondazione Castello Prinetti, il Politecnico di Milano e la Parrocchia di S. Ambrogio in Merate, attualmente proprietaria dell'edificio.
Pietro Mercuriali
È della fine del diciassettesimo secolo che il Castello viene restaurato, grazie all'impegno di Ercole Visconti, fidato collaboratore di Papa Innocenzo XI: a testimonianza di ciò è presente una lapide, del 1702, che testimonia la chiusura del fossato presente prima intorno al castello, verosimilmente rimosso in seguito ai lavori commissionati dal Visconti stesso. Si giunge dunque alla seconda metà del 1700, durante la quale Maria Teresa abolisce l'ordine di San Dionigi.
Il castello viene venduto, dal Durini, attuale proprietario, alla famiglia Prinetti, a cui si deve il nome che l’edificio porta tutt’oggi. Famiglia Prinetti che, nel 1946, lo vende alla Parrocchia di S. Ambrogio in Merate, ancora proprietaria tutt’oggi. Da segnalare che, fino al 1950, nel grande prato che sovrasta l’oratorio, facente parte del parco del Castello, vi era un doppio filare di piante, che portavano sino all’ingresso del palazzo.
Il prof. Paolo Bossi
La parola è poi passata al prof. Paolo Bossi, docente di Storia dell'Architettura presso il Politecnico di Milano, che ha elencato alcune questioni ancora aperte in merito alla storia del Castello. "Esistono diverse questioni ancora aperte - dice il ricercatore - riguardanti sicuramente il reperimento di documenti che ripercorrano fedelmente la storia del castello. Sappiamo che Ercole Visconti, una volta eletto Papa Innocenzo XII, si sposti a vivere nel Castello di Merate, che nel frattempo è divenuto una commenda dell'Ordine di San Dionigi. Si può ipotizzare inoltre che il Visconti abbia affidato il compito del restauro a Carlo Fontana, già autore di numerose opere a Frascati e dintorni, dove Ercole aveva acquistato Villa Belpoggio, durante il periodo in cui egli era a servizio della Corte Papale. Si può ricostruire un precedente trasferimento del Fontana in Lombardia visionando alcuni progetti, alcuni rimasti sulla carta e alcuni rimaneggiati da altri, che lo stesso ha redatto, come ad esempio la Cupola del Duomo di Como e il ridisegno del filaretiano del Duomo di Bergamo Alta".
La chiusura dei lavori è toccata a Giacomo Ventrice, vicepresidente della Fondazione Castello Prinetti che ha lanciato un appello ai presenti: "Non spegniamo i riflettori sul castello Prinetti. È un bene privato, ma è il simbolo della città di Merate. Per questo auspico un tavolo di confronto con le istituzioni e con gli addetti ai lavori, per confrontarsi sul nostro simbolo". La serata è poi proseguita con un aperitivo all'esterno dell'Auditorium.
Stefano Riva