Violenza contro le donne: ''L'altra metà del cielo'' si racconta a Calco, 120 casi nel '16

Dall’inizio del 2016 ad oggi 120 donne si sono rivolte agli sportelli dell'associazione "L'altra metà del cielo - Telefono donna" attivi sul territorio del meratese e casatese, vittime di forme di violenza fisica e psicologica spesso subite tra le mura di casa. 12 di loro, con 14 minori al seguito, sono letteralmente “scappate” da una situazione che metteva a repentaglio la loro sicurezza, accolte dalle volontarie in case di prima accoglienza (sono due quelle presenti sul territorio) istituite proprio per far fronte temporaneamente a situazioni di emergenza, cui si aggiungono tre abitazioni di seconda accoglienza in cui attualmente sono presenti 6 donne e 6 bambini.

Da sinistra l'avvocato Alessandra Colombo, Amalia Bonfanti, la dottoressa Paola Nicolini, Maria Suraci

I numeri comunicati da Amalia Bonfanti, presidente dell’associazione, in occasione della serata promossa presso la sala civica di Calco mercoledì sera, esprimono meglio di tante parole la diffusione del fenomeno sul nostro territorio, o almeno di quelle situazioni in cui le vittime – anche grazie all’impegno della realtà attiva da 15 anni – hanno avuto il coraggio di parlare.
La dottoressa Paola Nicolini e l’avvocato Alessandra Colombo, che collaborano con l’associazione, hanno affrontato alcuni aspetti giuridici e psicologici legati ai maltrattamenti e violenze subiti dalle donne, in occasione dell’ultimo dei tre incontri “a tema” promossi dall’assessorato alla cultura di Calco in collaborazione con l’omonima Commissione, seguito ad alcune letture e uno spettacolo teatrale.
La violenza – una “brutta bestia”, un “serpente” subdolo che si insinua nella vita delle donne distruggendola dall’interno – è trasversale e colpisce persone di ogni ceto e livello di istruzione, mentre chi la mette in atto spesso è insospettabile, ben inserito nella società e con un’ottima posizione lavorativa.

I femminicidi sono in calo in Italia (sono passati dai 152 del 2014 ai 30 dall’inizio del 2016), un dato invece in crescita in Lombardia. Nel 12% dei casi le donne uccise non hanno mai denunciato di avere subito violenza, e spesso sono anche i bambini ad essere coinvolti nelle situazioni che si vengono a creare tra le mura domestiche. “La violenza è anche deprivazione, perché toglie la libertà. Nella nostra zona abbiamo visto casi di persone apparentemente tranquille o benestanti, ma che per anni hanno vissuto all’ombra del compagno, impossibilitate ad utilizzare denaro per sé o addirittura ad accedere alla dispensa o al frigo di casa. La violenza psicologica, che è alla base di ogni altra forma, porta alla svalutazione di chi la subisce, alla distruzione della propria autostima. Anche se non ci sono segni visibili della sua presenza, si ripercuote sull’esistenza causando difficoltà a dormire, ansia, problematiche sul lavoro” ha spiegato la dottoressa Nicolini. Uscire dall’isolamento e chiedere aiuto non è semplice, e spesso anche quando questo accade la vittima torna poi da chi le ha fatto del male, illusa da promesse e buoni propositi che spesso, purtroppo, si rivelano infondati.

Alessandra Colombo, Amalia Bonfanti, Paola Nicolini

Le donne che subiscono maltrattamenti sono spezzate, ridotte in cocci internamente. Ma ricostruire la loro autostima si può, affiancandole e rispettando i loro tempi, offrendo loro un aiuto concreto e il giusto supporto” è stato il messaggio positivo lanciato dalla dottoressa.
A tutelare maggiormente le vittime di quello che il consigliere comunale Maria Suraci ha definito “un crimine contro l’umanità” è la legge n. 93 del 2013, che oggi consente alle donne di presentare un esposto che può dare origine ad un ammonimento da parte del Questore, e ad un allontanamento fin da subito della persona maltrattante. “Prima era la vittima che doveva andarsene, oggi è il contrario. La querela inoltre non è rimettibile prima che venga avviato il processo. Quando la donna arriva di fronte al giudice per raccontare cosa le è accaduto, c’è stato tutto il tempo perché venga aiutata e riconosca il suo problema”. Un grande passo avanti negli ultimi anni è stato fatto anche coinvolgendo le persone che, a diverso titolo, vengono a contatto con le donne maltrattate. “Arrivare a denunciare l’uomo che si ama, che si è scelto per la vita, il padre dei nostri figli, non è facile. Una donna è disarmata di fronte a certi comportamenti, fatica a credere alla realtà, soprattutto quando gli uomini in questione sono insospettabili, ben inseriti nel contesto sociale e lavorativo, benestanti e senza alcun particolare problema di tipo psicologico o altri, come le dipendenze. Oggi a Merate i medici del Pronto soccorso e i Carabinieri sono preparati a raccogliere determinate denunce, e tenuti ad informare sui diritti e la possibilità di ricevere un aiuto, anche immediato”.
Grazie all’associazione, è in corso un confronto per allestire un locale presso l’ospedale e la caserma meratese, in cui sia possibile trattare con l’adeguata riservatezza e tranquilltà certe situazioni.
Il contesto normativo è cambiato anche per i maltrattanti. “Se accettano di partecipare ad un progetto di recupero hanno la possibilità di vedersi ridotta la pena. Anche per loro è previsto un percorso, servirebbero però centri dedicati sul territorio, attualmente assenti” ha spiegato l’avvocato.

Il motto dell’associazione è “la donna al centro”, come ha spiegato Amalia Bonfanti. “Le aiutiamo solo se lo vogliono e sono pronte a ricevere il nostro supporto. Siamo pronte ad ascoltarle 24 ore su 24, offrendo (gratuitamentea) la possibilità di un colloquio psicologico e un consulto legale, ma anche – in caso di necessità – l’incontro con un educatore a sostegno dei figli. Spesso un bisogno sentito è quello dell’autonomia, grazie al Fondo Zanetti abbiamo potuto attivare alcune borse lavoro. Alcune donne le incontriamo per la prima volta quando fuggono da chi ha fatto loro del male, rifugiandosi in ospedale o dalle forze dell’ordine. Arrivano così come sono, in pigiama o senza documenti, e cerchiamo di farle sentire a casa, insieme ai loro bambini”. Altri interventi riguardano l’apertura del centro anti violenza a Olgiate Molgora (uno sportello di ascolto) e l’attività di formazione svolta in alcune scuole superiori. “Oggi siamo circa 16 volontarie, sarebbe bello creare un gruppo destinato a questo settore, che parli a ragazzi e bambini fin da piccoli del rispetto nei confronti del prossimo, alla base di un sano comportamento verso l’altro sesso” ha spiegato Amalia.
Il prossimo 25 novembre ricorrerà la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e l’associazione ha in programma un incontro a Merate che punterà l’attenzione su chi, e perché, mette in atto maltrattamenti e violenze.
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