Merate: il CDD apre a settembre. 30 posti, solo 15 rimborsati dalla Regione. Per una norma demenziale gli altri sono incerti

La nuova struttura del centro diurno disabili del distretto di Merate è ormai pronta e, questione di settimane, aprirà le porte.
Si tratta di una realtà unica nel territorio con una capienza di 30 persone, con ambienti dedicati, fatti su misura e con tutti gli accessori  necessari alla mobilità e alle diverse attività che vi si svolgono.
Attualmente nel distretto sono tre i CDD - Cassago (30 posti), Barzanò (20), Merate (15) - e tutti sono saturi, tanto che già gli anni scorsi 4 residenti erano stai mandati in strutture fuori distretto.

Il nuovo immobile, ubicato in Via Fratelli Cernuschi dove c'era la vecchia scuola elementare, completamente ristrutturato a spese del comune di Merate, con un progetto iniziato con l'amministrazione di Andrea Robbiani, assessore Emilio Zanmarchi, e portato a compimento da Andrea Massironi, ha un accreditamento per una trentina di posti. Di questi, 15 (gli attuali) sono già contrattualizzati (hanno cioè il riconoscimento e il rimborso economico dalla Regione) gli altri ... sono in forse.
Con una legge (la 4702 del 29/12/2015) che il sindaco di Merate Andrea Massironi non ha esitato a definire "demenziale", la Regione ha bloccato la contrattualizzazione per quegli enti che hanno provveduto in proprio a finanziare la ristrutturazione di strutture finalizzate a questo tipo di assistenza. In pratica la DGR prevede il rimborso solamente per i posti collocati all'interno di strutture finanziate da enti pubblici, Stato o Regione ma non i comuni. Merate, che paradossalmente si è accollata la spesa per il centro senza gravare sulle casse statali o regionali, non avrà l'automatica contrattualizzazione che avrebbe avuto se avesse chiesto a uno di questi enti di finanziarne la stessa ristrutturazione. E, dunque, (diciamo noi) per l'ennesima volta l'ente virtuoso e attento si vede penalizzato.

Guglielmo Giussani, Emilio Zanmarchi, Alessandro Salvioni, Andrea Massironi, il direttore di Retesalute Simona Milani e Anna Ronchi

Per ovviare a questa incognita, Retesalute ha avanzato all'assemblea distrettuale la proposta di creare un modulo con progetti fatti su misura per la persona che possa così godere di un certo numero di ore di assistenza all'interno del Cdd, in base alla sua patologia e alle risorse a disposizione. In questo modo si potrà consentire anche gli utenti, per i quali non c'è ancora la contrattualizzazione, di usufruire del servizio che sarà pagato tramite le rette corrisposte da comune, famiglie e voucher di 800€. Tutto questo nella speranza che nel 2017 la regione conceda i finanziamenti.
Per il futuro, infatti, l'ufficio ha già calcolato 5 iscrizioni in più nel 2018 al CDD, 8 nel 2019 e 7 nel 2020.
Con questi numeri si comprende dunque la necessità impellente di una struttura capiente e attrezzata, salvo voler scaricare totalmente sulle famiglie la gestione di queste situazioni non facili.


Unanime la richiesta degli amministratori di fare pressione a livello politico affinché si ottenga certezza del sostegno economico da parte della Regione, se necessario, come ha ribadito più volte Renato Ghezzi, anche con azioni forti.
"Merate ha messo a disposizione una struttura e si è fatta carico di un milione di spesa, pur avendo attualmente solo due ospiti" ha affermato Andrea Massironi "avremmo potuto investire in opere di immagine e invece abbiamo creduto e crediamo fortemente in questo progetto perché riteniamo che il CDD debba diventare un modello virtuoso. Ora dobbiamo impegnarci per ottenere il risultato politico".
Il progetto, come ricordato dal presidente di Retesalute Alessandro Salvioni, è stato pensato una quindicina di anni fa e ora si avvia alla conclusione con spazi che passano dagli attuali 275 mq del Frisia ai 613 della nuova struttura, che dimostrano la lungimiranza del territorio e la sua capacità di investire con coraggio dove altri si limitano a tagliare.
S.V.
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