Olgiate: nessun colpevole per la lettera con minaccia di morte recapitata nel 2011 a Ambrogio Sala. Risultanze nulle dal RIS

Ambrogio Sala
Per risalire all'identità dell'autore della missiva minatoria era stato scomodato anche il "RIS" (reparto investigazioni scientifiche) di Parma dei carabinieri che aveva eseguito accertamenti biologici, dattilografici e grafologici sul contenuto della busta inviata all'allora assessore ai servizi sociali e vicesindaco Ambrogio Sala.

Accertamenti che, però, non hanno portato a identificare l'autore delle minacce e hanno scagionato il principale imputato, Abushunar Nedal.

Primo a riferire in aula della vicenda risalente all'ottobre 2011 è stato il maresciallo dei carabinieri di Brivio Christian Cuccinello, comandante all'epoca dei fatti della stazione di Brivio, ora prossimo al trasferimento a Casatenovo.

"In comune era arrivata una busta manoscritta" ha raccontato al giudice Enrico Manzi "all'interno c'erano dei ritagli di giornale, delle scritte a pennarello, dei fogli di block notes con contenuti polemici contro l'amministrazione nonché una fotografia del signor Sala con una croce sulla fronte e la scritta "Era da ammazzare". Abbiamo subito sequestrato la busta e raccolto la denuncia: non era stata formalizzata una querela perchè il signor Sala aveva voluto procedere solo a titolo cautelativo. Gli abbiamo così chiesto se avesse un'idea di chi potesse avere fatto un gesto simile e ci aveva indicato l'imputato che aveva avuto dei problemi con la casa e per lui si era attuata una procedura di sfratto. In comune erano anche arrivate delle mail e tramite accertamenti informatici eravamo riusciti a risalire alla compagna del signor Abushunar. Una decina di giorni prima, infatti, era stato sfrattato dalla casa Aler che occupava e l'ufficiale giudiziario ci aveva chiamato tanto che avevamo dovuto procedere per danneggiamenti e occupazione abusiva. Stessa cosa alla fine del mese di settembre quando però Abushunar era stato denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale per avere sputato al signor Sala. A seguito della lettera abbiamo chiesto al pubblico ministero dr. Del Grosso di procedere con la perquisizione presso l'alloggio di Osnago in Via San Carlo dove aveva trovato ospitalità. Qui abbiamo sequestrato dei manoscritti per fare le comparazioni sulla grafia, nonché i pennarelli per comparare la scritta blu sulla busta e gli spazzoli per estrarre il DNA, inviando successivamente tutto al RIS".

Ed è stato proprio un maresciallo del reparto, Giuseppe Massimiliano Aprea, a dare contezza dei risultati scientifici sul materiale. "Abbiamo trattato i reparti con la ninidrina per refertare le impronte digitali. Sulla busta abbiamo trovato un segno palmare e uno digitale che, controllati con il database AFIS (Automated Fingerprint Identification System - Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte), non hanno dato riscontri e nemmeno sono state riconducibili all'imputato".

La parola è poi passata allo stesso Ambrogio Sala che ha ripercorso con ordine i fatti. "Abushunar era un profugo libanese che aveva ottenuto la cittadinanza italiana, avendo così diritto a una casa Aler. Non corrispondeva però il canone di locazione e al tempo stesso non voleva essere aiutato economicamente dal comune. A questo punto stava per essere sfrattato e con l'assessore ai servizi sociali ci eravamo interessati per evitare ciò. Lui però si è alterato e ha iniziato a urlare contro di me e contro la dipendente del comune. Poi è arrivata la lettera, l'abbiamo aperta con il sindaco e si è deciso per la denuncia. Dopo lo sfratto il signor Abushunar aveva trovato alloggio presso la locanda gestita dall'associazione "Il pellicano" di Osnago. Per nove mesi il comune di Olgiate si è accollato l'affitto ma la situazione non è migliorata tanto che so di un problema con il presidente del Pellicano a cui ha rotto gli occhiali".

Terminata la deposizione e vista l'assenza di risultanze sulla colpevolezza dell'imputato, al di là del suo comportamento, la pubblica accusa non ha potuto fare altro che chiederne l'assoluzione ai sensi del secondo comma dell'articolo 530 del codice di procedura penale "per non avere commesso il fatto". Richiesta a cui si è conformato il giudice Enrico Manzi.
S.V.
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