Beverate: non ancora conclusa la conta dei danni nelle ditte di via Prada allagate. Produzione ferma e linea telefonica KO

Immagini scattate all'interno della Vavassori giovedì sera


"L'ammontare del disastro? Glielo faccio sapere tra qualche giorno"
. Non è ancora terminata la conta dei danni causati dalla "bomba d'acqua" abbattutasi anche su Brivio nel tardo pomeriggio di giovedì. Enrico Vavassori, primo dei non eletti tra le file dalla nuova compagine di maggioranza, pronto nella serata odierna a entrare ufficialmente in consiglio comunale in sostituzione del già dimissionario Dario Galbusera, questa mattina in via Prada a Beverate era ancora alle prese con il consultivo dei problemi arrecati alla sua azienda dall'acquazzone di quattro giorni fa a seguito del quale un vero e proprio fiume di fango e detriti, partito dai campi e dalla minuscola roggia posti alle spalle dell'insediamento produttivo, ha letteralmente attraversato il capannone e il piazzale di pertinenza dello stesso, non risparmiando chiaramente né il materiale già lavorato e pronto dunque ad essere commercializzato né tanto meno i macchinari, con le verifiche relative alle condizioni dei quadri elettrici ancora in corso. Facile immaginare, guardando anche il video registrato nell'immediatezza del nubifragio, che nel momento in cui verrà tirata la linea, il bilancio si chiuderà con migliaia di euro di danni.


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"Noi invece siamo stati abbastanza fortunati, con le dovute virgolette al termine fortunati" spiega Claudio Taramelli, titolare di un'altra azienda specializzata nella lavorazioni di reti e lamiere affacciata sempre su via Prada. "Già negli anni passati - 15 almeno - avevamo fatto presente il problema con il comune che si è sempre trincerato dietro la giustificazione "calamità naturale". A nostre spese abbiamo così istallato delle paratie che fortunatamente giovedì hanno tenuto: complessivamente ci si sono allagati solo 100 m2 di capannone, una piccola porzione rispetto al danno che avremmo potuto patire. Da giorni però siamo senza linea telefonica e internet, il che non è proprio il massimo per un'azienda" ha aggiunto, sottolineando un disagio patito anche da altre utenze della piccola arteria sulla quale, seguendo lo snodarsi del torrente Bevera, si affacciano dapprima abitazioni private per poi lasciare il passo ai capannoni. "Fatti gli scavi per la fognatura, circa quattro mesi fa, la strada non è più stata asfaltata e da quanto ci è stato riferito l'acqua è così penetrata nel terreno arrivano a danneggiare i cavi della Telecom".


"Io in azienda navigo con l'hot-spot del cellulare" ha confermato anche Marco Scaccabarozzi, anch'egli con attività in via Prada. "La produzione da venerdì è ferma. Fortunatamente il materiale pronto si trova su bancali rialzati, quindi non è stato danneggiato. Non posso dire lo stesso dei macchinari: stiamo aspettando che tutto si asciughi, anche per eliminare la "polvere" rimasta. Giovedì non sono nemmeno riuscito ad arrivare in azienda subito: lungo la via c'erano i camion con l'acqua alle ruote. Una volta aperto il portone, un'ora dopo l'acquazzone, è uscito un fiume di fango. Facciamo schermature antiradiazioni magnetiche e abbiamo commesse per Ansaldo: tutto è bloccato e con ogni probabilità a questo punto consegneremo in ritardo".

"Stiamo provando a chiedere lo stato di calamità naturale" ha spiegato il sindaco Federico Airoldi, recatosi personalmente in via Prada nelle ore immediatamente successive al disastro, ben consapevole di quanto si comunque difficile ottenere tale riconoscimento da Regione Lombardia.

Via Prada nelle foto inviate da un lettore


Ciò che è certo è che imprenditori e residenti dopo l'ennesimo nubifragio, chiedono ora degli interventi fattivi.  "La nostra è una zona del paese che le precedenti amministrazioni hanno sempre considerato di seconda classe" ha sostenuto infatti Taramelli. "Quando abbiamo chiesto di prendere in mano la situazione la risposta è stato il cartello "strada privata" messo all'inizio della via. In pratica ci hanno detto di arrangiarci, eppure siamo aziende che al comune portano soldi. Mi rendo conto che in questa occasione è caduta davvero tanta acqua in poco tempo, non ci si poteva fare gran che. Ma già mercoledì il torrente era uscito e 10-15 giorni prima c'era stata un'altra piena ancora: basta un temporale e la fogna non regge. Settimana scorsa, a fine lavoro, ho dovuto chiamare indietro i dipendenti per far chiudere loro tutto per paura di allagamenti. Ho vecchi documenti in cui Idrolario diceva che ci avrebbe fatto un parapetto in cambio della cessione di parte della strada per dei lavori. Parole rimaste anche queste sulla carta. Speriamo che la nuova amministrazione comunale, con persone giovani e fresche, faccia davvero qualcosa".

A. M.
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