Merate: accordo preventivo in corso per ''affittare'' rami della Beton Villa, oltre 100 lavoratori in ''esubero'', azienda a rischio
"Siamo in attesa di sentire il responso del commissario in merito al piano che abbiamo presentato unitamente alla richiesta di concordato" ha spiegato Bonomi. "Il tutto dovrebbe avvenire entro fine mese, ci è stato concesso l'esercizio provvisorio dell'attività aziendale ma non è semplice gestire la continuità in questa situazione". Il piano proposto dall'azienda consiste nel suddividere l'attività in 3 "settori", da "affittare" in attesa dell'acquisto a due realtà associate al gruppo che dal 2008 detiene il 100% della quote aziendali, la bergamasca Sa.fi Spa (costituita da Sangalli Spa e Fimet Brescia Spa).
Nel dettaglio:
Costruzione di infrastrutture, opere edili, civili e industriali (settore grandi opere): concessione in affitto per 40 mesi a Fimet Grandi Lavori S.r.l, limitatamente a 41 dipendenti. Il contratto prevede un corrispettivo mensile di 15.000 euro, con l'obbligo di formulare una proposta irrevocabile d'acquisto entro 120 giorni dal termine del contratto di affitto e con una previsione di corrispettivo per la cessione del ramo Grandi Opere pari a 1.800.000 euro.
Ramo Salerno - Reggio Calabria (realizzazione di opere edili stradali lungo una tratta dell'autostrada): anche per questa sezione dell'attività è previsto l'affitto alla Fimet Grandi Lavori S.r.l con le stesse clausole, ma in questo caso sarebbero 52 i lavoratori dell'azienda meratese ricollocati. Il corrispettivo simbolico mensile ammonta a 1.200 euro e l'acquisto si avrebbe alla cifra, anch'essa simbolica, di 70.000 euro.
Ramo Calcestruzzi: la produzione e commercializzazione di conglomerati cementizi e bituminosi, che costituisce insieme alle infrastrutture l'attività portante della BetonVilla, sarebbe affittata per 24 mesi alla Nord Calcestruzzi s.r.l, comprendendo il ricollocamento di 45 dipendenti, il pagamento di un corrispettivo mensile di 15.000 euro e di 1.800.000 euro per l'acquisto.
Da questi dati si evince che i conti, per quanto riguarda i dipendenti, non tornano gli "esuberi" sarebbero oltre 110. "Parte del nostro impegno sarà quello di trovare ammortizzatori sociali adeguati a superare il periodo di grave crisi che l'azienda, e tutto il settore, stanno vivendo" ha spiegato Massimo Bonomi. "Soluzioni possibili potrebbero essere quelli di un accompagnamento alla pensione o di trovare forme di mobilità che rendano i lavoratori appetibili ad altre aziende del settore. Questo sarà oggetto di accordi con le maestranze sindacali. Dall'altra parte attendiamo l'autorizzazione per procedere a quella che vuole essere la soluzione a gravi problemi dovuti anche alla gestione precedente, presa per salvare l'azienda dal fallimento e 254 dipendenti, di cui molti con famiglia, dalla perdita del lavoro".
Da parte loro le sigle sindacali coinvolte, che avevano fatto richiesta per l'apertura di una cassa integrazione straordinaria per 110 dipendenti nel novembre 2010, si trovano ora a gestire la nuova, delicata situazione con la proprietà aziendale e i lavoratori. "Pensavamo che la cassa integrazione fosse una misura idonea a superare la grave situazione in cui si trova l'azienda, ma l'indebitamento eccessivo ha spinto la società a optare per la richiesta di concordato preventivo, di cui ci è stata data comunicazione in forma scritta" ha spiegato il delegato Cisl Cogliati, che segue la vicenda insieme a Cgil e Uil. "Il problema principale è che le due società nate per la suddivisione dell'azienda non assorbiranno tutti i lavoratori, saranno in tanti a "rimanere fuori" e nei prossimi incontri con la direzione aziendale e i lavoratori cercheremo di analizzare nello specifico questa problematica. Contatteremo anche il commissario per ottenere un incontro formale sui contenuti dell'accordo. La situazione non interessa solo i lavoratori, che costituiscono la priorità, ma anche il territorio che, se la trattativa non dovesse andare a buon fine, subirebbe gravi conseguenze a seguito del fallimento di una realtà industriale così importante". La BetonVilla vanta infatti l'iscrizione Soa per ben tre categorie per importi illimitati, concernenti la realizzazione di strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, linee tranviarie, metropolitane, piste aeroportuali, opere strutturali speciali e opere d'arte nel sottosuolo. Dall'azienda dipendono altre centinaia di lavoratori coinvolti in opere complementari.
Il piano consentirebbe di "sanare" una esposizione debitoria complessiva che ammonta a circa 67.000.000 euro.
Operativa fin dal 1961 come ditta individuale a base familiare di proprietà di Arialdo Villa, la BetonVilla, assunse forma giuridica di società di persone nel 1965 e divenne società di capitali nel 1973. Dopo aver conseguito utili per tutto il quinquennio 2002-2006, la perdita netta dell'esercizio 2007 è stata di 1.961.000 euro. Tra settembre e novembre 2008 l'intero pacchetto azionario dell'azienda è stato acquisito dalla Sa.fi Spa, che si è posta come obiettivi la ristrutturazione operativa dell'attività e l'aumento della redditività. L'esercizio 2009 ha visto una chiusura in positivo dell'attività, che però non è bastato per ottenere un consolidamento soddisfacente. I primi mesi del 2010 hanno visto una contrazione dell'attività e dei volumi di fatturato del 25% circa rispetto al 2009, cui si aggiunge la sospensione di una commessa in corso di esecuzione presso il comune di Segrate del valore di circa 18 milioni di euro. Cinque grandi commesse sono state completate ma non sono arrivati nuovi lavori, le gare d'appalto sono in riduzione e i pagamenti arrivano in costante ritardo.
Sulla scorta delle variazioni apportate e tenuto conto degli effetti patrimoniali dei contratti di affitto di rami aziendali, l'attivo patrimoniale della BetonVilla può così riepilogarsi:
Il passivo concordatario è riassunto nella seguente tabella:
Il piano promosso dall'azienda prevede una ristrutturazione aziendale basato su una "cessio bonorum", cioè nella messa a disposizione a favore dei creditori del patrimonio sociale in funzione della successiva liquidazione, con la copertura del 44.16% dei debiti spettanti ai creditori.
Nel corso delle prossime settimane si saprà se il concordato preventivo andrà in porto. Nel frattempo i 254 dipendenti continuano a lavorare in un clima di incertezza e preoccupazione.