Operazione antiterrorismo: contatti tra Mohamed Koraichi e il pugile lecchese e la moglie, per attentati terroristici in Italia
La fotografia di 4 bambini (i suoi tre figli, e quello dell'amico fuggito in Siria e morto nel 2015 mentre combatteva per l'Isis) che puntano il dito verso l’alto, a simboleggiare il martirio. Questa l’immagine del profilo WhatsApp di Mohamed Koraichi, marocchino che nel 2015 ha lasciato Bulciago per raggiungere la Siria con la moglie Alice Brignoli per raggiungere la Siria.
IL VIDEO DELL'OPERAZIONE
Proprio in “onore” di questa perdita, in base ad uno dei filoni di indagine illustrati stamane in occasione della conferenza stampa promossa presso la Procura di Milano, il fratello si era avvicinato alla causa della Jihad.
IL VIDEO CON IL PUGILE LECCHESE
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In base a quanto emerso nel corso delle indagini, condotte congiuntamente dalle DIGOS di Lecco, Varese e Milano - supportate dal Servizio Centrale Antiterrorismo della DCPP/UCIGOS e dal ROS dei Carabinieri, coadiuvato dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti, il pugile lecchese e la moglie avrebbero voluto seguire le “orme” del bulciaghese Mohamed Koraichi, lasciando l’Italia con i loro due figli di 2 e 4 anni. Ma dalla Siria, attraverso messaggi WhatsApp, sarebbero arrivate indicazioni diverse. Quelle cioè di agire in Italia, nell'ambito di attacchi terroristici che sarebbero stati destinati in particolare alla città di Roma.
Ad illustrare le risultanze delle indagini, che hanno evidenziato la presenza della coppia di estremisti islamici a Lecco, sono stati nella mattinata di oggi il comandante dei Ros Giuseppe Governale, Lamberto Giannini (Servizio centrale antiterrorismo), i sostituti procuratori della Procura milanese Enrico Pavone e Francesco Cajani, il procuratore della repubblica facente funzione Pietro Forno, il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Sono loro quattro dei sei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP di Milano per il reato di “Partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale” (articolo 270 bis, 2° comma del codice penale), nell’ambito di una vasta operazione di antiterrorismo in diverse Province della Lombardia e del Piemonte.
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Le altre due riguardano la sorella di Mohamed, Wafa Koraichi residente a Baveno, e Abderrahmane Khachia, 23enne marocchino residente in Provincia di Varese, fratello di un combattente morto.Proprio in “onore” di questa perdita, in base ad uno dei filoni di indagine illustrati stamane in occasione della conferenza stampa promossa presso la Procura di Milano, il fratello si era avvicinato alla causa della Jihad.
IL VIDEO CON IL PUGILE LECCHESE
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In base a quanto emerso nel corso delle indagini, condotte congiuntamente dalle DIGOS di Lecco, Varese e Milano - supportate dal Servizio Centrale Antiterrorismo della DCPP/UCIGOS e dal ROS dei Carabinieri, coadiuvato dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti, il pugile lecchese e la moglie avrebbero voluto seguire le “orme” del bulciaghese Mohamed Koraichi, lasciando l’Italia con i loro due figli di 2 e 4 anni. Ma dalla Siria, attraverso messaggi WhatsApp, sarebbero arrivate indicazioni diverse. Quelle cioè di agire in Italia, nell'ambito di attacchi terroristici che sarebbero stati destinati in particolare alla città di Roma.
Ad illustrare le risultanze delle indagini, che hanno evidenziato la presenza della coppia di estremisti islamici a Lecco, sono stati nella mattinata di oggi il comandante dei Ros Giuseppe Governale, Lamberto Giannini (Servizio centrale antiterrorismo), i sostituti procuratori della Procura milanese Enrico Pavone e Francesco Cajani, il procuratore della repubblica facente funzione Pietro Forno, il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
