William Shakespeare ed il teatro del mondo: una vicenda straordinaria  che compie 400 anni

La data del 23 aprile viene ufficialmente considerata sia la data di nascita (nel 1564) che di morte (nel 1616) di William Shakespeare, una delle figure di maggior rilievo della cultura europea di tutti i tempi.

La scelta di questo giorno, dedicato nel calendario cristiano a San Giorgio, patrono d'Inghilterra (dal 1969 "santo declassato"), risulta essere un particolare non casuale, ma solo il primo di una serie di curiosità che riguarda la figura semileggendaria del "Bardo dell'Avon".

Incredibilmente nello stesso giorno moriva in Spagna Miguel Cervantes, autore del Don Chisciotte.

Sulla vita di autore, attore ed impresario teatrale di Shakespeare, sono stati scritti fiumi di parole, su di lui  vengono ancora pubblicati circa 4000 titoli tra libri, recensioni ed articoli ogni anno, in tutto il mondo. Gran parte degli stessi biografi ammettono, però, che il loro contenuto è verificabile storicamente solo per il 5%: il restante 95% resta frutto di congetture ed ipotesi più o meno suggestive.


Frontespizio dei Sonetti e frontespizio del First Folio

Questo grande interesse ancora presente per l'opera  di Shakespeare si spiega probabilmente con due principali motivazioni: la prima è la straordinaria attualita' dei temi trattati e  della lingua utilizzata; la seconda è il mistero che ancora avvolge la vita di quest'uomo, di cui si è arrivati a dubitare addirittura della stessa esistenza, della reale identità e della paternità delle opere che gli vengono attribuite.

In un contesto così particolare, anche una breve e disimpegnata  riflessione  come questa potrebbe risultare superflua, a meno che non sappia stimolare l'interesse attraverso qualche dato curioso ed inusuale.

Riferendoci, per esempio, ai numeri  che riguardano l'universo shakespeariano, che sono, senza dubbio, sorprendenti.

Iniziamo questo breve viaggio partendo da un  paradosso: di questa leggendaria figura a cui  sono attribuite, in meno di  venti anni,  la produzione di  una quarantina di opere, tra commedie, tragedie, drammi storici e raccolte di poesie, per un totale di oltre 850.000 parole, con l'uso di 29.000 vocaboli (nel bagaglio linguistico di un inglese colto dell'epoca non ve ne erano più di 8000),  non resta nulla di autografo eccetto sei firme, tutte incomplete, ognuna diversa dall'altra, poste sul suo  testamento e su un atto giudiziario che lo vedeva coinvolto come testimone.

John Florio


Non è reperibile a tutt'oggi una sola pagina attribuibile direttamente a William Shakespeare e, prima della morte, erano pubblicate a stampa, a suo nome, solo un paio di opere minori e, non autorizzata, la raccolta  dei 154 Sonetti con una enigmatica  dedica, che fa pensare ad una celebrazione postuma.

Se a questo si aggiunge che, nel suo testamento, non compare il minimo accenno ad un solo libro degli innumerevoli che avrebbe dovuto possedere e leggere, per ispirarsi e scrivere le sue opere, è evidente che potremmo trovarci di fronte ad almeno due "Shakespeare".

Uno Shakespeare, giovane e brillante attore, calcante la scena dei teatri della  Londra elisabettiana, interprete di migliaia di rappresentazioni, forse la stessa persona nata a Stratford upon Avon e che potrebbe aver utilizzato uno pseudonimo (in seguito vedremo perché) ed un altro  Shakespeare , autore erudito delle opere teatrali e dei Sonetti, probabilmente di origine italiana, presente a Londra negli stessi anni, e che, per vari motivi, non poteva comparire in prima persona. 

William accusato di caccia di frodo


Per quest'ultima figura si è spesso fatto il nome di John Florio, un umanista proveniente da una colta famiglia italiana perseguitata dalla Inquisizione, vissuto in Svizzera, Germania, a Venezia  ed a Londra. Florio, amico di Giordano Bruno, era molto vicino alla corte elisabettiana, protetto dalla stessa regina e dai suoi più fidati collaboratori; egli svolse, per le sue doti personali e la conoscenza delle lingue, importanti compiti diplomatici e di "intelligence" in mezza Europa, allora attraversata da intolleranze e guerre di religione. 

John Florio è autore delle  traduzioni in inglese di alcune opere italiane , ma è sopratutto autore di due scritti: "Second Fruits" (1590), un saggio linguistico in cui sono raccolti oltre 6000 proverbi italiani, tradotti in inglese, da cui le opere di Shakespeare attingono a piene mani, e "A World of Words" (1598 e 1611), un dizionario in cui traduce circa 75.000 vocaboli italiani in oltre 140.000 termini  inglesi, di cui una gran parte neologismi. Un'opera che per sua stessa ammissione richiese circa 10 anni di lavoro e la lettura di oltre 250 libri. Con "Second Fruits" venivano introdotte nella lingua inglese i concetti di "parafrasi"  e "figura retorica", fino ad allora presenti solo nelle lingue neolatine e che saranno  ampiamente utilizzati  nelle opere attribuite a Shakespeare.

Ricostruzione di un teatro elisabettiano


L'ipotesi che Florio possa essere l'ispiratore, se non addirittura l'autore, di almeno alcune delle 16 opere ambientante in Italia  è suggestiva ed ha trovato negli anni molti sostenitori, anche se questo non è particolarmente gradito agli occhi della cultura ufficiale britannica che, attraverso una nutrita schiera di biografi, ha sempre tentato di costruire il mito di uno Shakespeare rigorosamente autoctono. Del resto, alcune  tra le più note tragedie e commedie (Giulietta e Romeo, Il Mercante di Venezia, Otello, La Tempesta, La bisbetica domata, Giulio Cesare) sono ispirate ad avvenimenti italiani riportati in cronache e racconti, talvolta poco conosciuti, ma certamente documentati come preesistenti. Vi è addirittura la commedia siciliana "Tantu trafficu pe' nnenti", che viene trasformata nella shakespeariana "Tanto rumore per nulla ".

Anche la conoscenza dei luoghi (e.g. Venezia) e dei costumi italiani che traspaiono nei drammi e nelle tragedie shakespeariane possono solo essere frutto di esperienza diretta o del possesso di una cultura specifica, fatto improbabile  per un attore, seppur brillante, nato nella provincia inglese di metà '500,  con studi approssimativi, di modeste origini e senza particolari esperienze di viaggio.

Anche sul versante dello Shakespeare attore vi sono, però, curiosità notevoli.

Innanzitutto sul nome che, come da noi conosciuto, non compare nelle firme  ritenute originali (Willm Skasksp, Wm Shakspe, William Shakspere etc...) e quando riportato a stampa, talvolta,  viene rappresentato con un punto tra Shake e Speare, quasi a voler rimarcare il carattere di pseudonimo. Le parole  Shake-Speare sono traducibili  in italiano come "agitascrolla-lancia": si parla talvolta di William anche come "shake-scene" (agita-scena). È documentata, peraltro, nell'Inghilterra di quegli anni, la presenza di una famiglia siciliana: i Crollalanza o Crollalancia, connessi con Stratford upon Avon e parenti di John Florio. Oppure, più dottamente, ci si può riferire al mito della nascita della dea Atena che fuoriesce dalla testa di Zeus agitando una lancia (shaking a speare).

Ricostruzione del Globe theatre a Londra (2009)


Le compagnie teatrali londinesi (The Lord Chamberlain's Men, The  King's Men) in cui Shakespeare fu attivo come attore, probabilmente  fino al 1613, erano strettamente legate alla corte di Elisabetta I e di Giacomo I, suo successore, come lo erano gli intellettuali italiani antipapisti rifugiatisi in Inghilterra dopo lo scisma anglicano e l'offensiva controriformista. Questo potrebbe spiegare la connessione tra opere di ispirazione italiana e teatro attraverso cui il regime elisabettiano tendeva a creare una nuova cultura civile alternativa a quella del cattolicesimo della Controriforma, ispirata al Neoplatonismo  e all' Ermetismo di cui Florio fu sicuramente un seguace.

Infine, un'ultima nota curiosa: in alcune biografie di Shakespeare, per spiegare la sua improvvisa scomparsa da Stratford upon Avon all'età  di  21 anni  e la ricomparsa  dopo sette anni a Londra come attore (periodo definito "gli anni persi") è stata anche favoleggiata una sua probabile fuga perché coinvolto nella caccia di frodo al cervo sulle terre di un nobile locale. In Inghilterra esiste una ballata popolare del XVI secolo, quella di Geordie (da cui F. de Andre' trasse nel 1966 una struggente canzone), in cui si parla, guarda caso, di una identica  vicenda con protagonisti un giovane nobile ed il futuro re d'Inghilterra Giacomo Stuart.

Ritratto di Chandos


Ora due parole sui  ritratti che identificano Shakespeare nell'immaginario collettivo. Essi derivano tutti da tre sole rappresentazioni, di cui due certamente posteriori alla sua morte. Quella più nota è l'incisione in bianco e nero, denominata Droeshout,  che compare sul frontespizio del First Folio, la raccolta di 36 opere pubblicata nel 1623. 

L'immagine è decisamente di scarsa qualità artistica, con sorprendenti asimmetrie del volto che fanno pensare ad una maschera.
Un'altra immagine, che si suppone rappresenti Shakespeare, è quella dell'enigmatico  ritratto Chandos (dal nome di uno dei proprietari) databile nei primi anni del 1600, in cui appare un uomo, ancora giovane, con caratteri somatici non certo anglosassoni che indossa un orecchino, con uno sguardo ammiccante ed abbigliamento  tipico di un attore o di un avventuriero. Non vi è alcuna certezza che rappresenti Shakespeare, ma da più parti viene considerata un'ipotesi molto suggestiva.

La terza è il modesto monumento funebre eretto nella chiesa di Stratford upon Avon, più volte rimaneggiato, che ci restituisce l'immagine di un uomo di mezza età non particolarmente prestante ed un anche po' buffo.

Dopo 400 anni la figura  di Shakespeare, chiunque egli sia stato,  riesce ancora ad attirare attenzione ed a suscitare discussioni e ricerche, in virtù della originalità con cui, nelle sue opere, sono stati trattati argomenti di valore universale quali l'amore in tutte le sue declinazioni, l'amicizia, il potere e quanto altro appassiona ed ossessiona  l'animo umano.

La formula vincente fu probabilmente riuscire a scrivere in inglese pensando in italiano, un modo particolarmente innovativo di occuparsi della vicenda umana.

 

 

"Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni... e la nostra piccola vita è circondata dal sonno"

                                                                                      La Tempesta  (Atto IV) 

 

 

Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?

Tu sei ben più raggiante e mite...

                                                     Sonetto 18

 

 

 

Cosa è un uomo, se del suo tempo fa mercato, e poi il guadagno è solo dormire e mangiare?

Una bestia, niente piu'...

                                          Amleto ( Atto IV)

 

 

"Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti"

 

                                                                                      Come vi piace (Atto  II, scena VII)

P.C.
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