Beton Villa: avanti con lo ''spezzatino'' Intanto si discute sul futuro dell’area

Il futuro di 256 dipendenti della Beton Villa, storica azienda meratese che opera nel campo della produzione e commercializzazione di conglomerati cementizi e bituminosi di proprietà della bergamasca Sa.Fi S.p.a, è appeso ad un filo in bilico tra due possibilità: il fallimento aziendale o una soluzione “temporanea” in cui 3 settori aziendali vengano “affittati” a 2 società esterne (ma collegate al gruppo proprietario) per un periodo “di prova” prima dell’acquisto. È questo il contenuto dell’accordo preventivo presentato dalla società, proprietaria dal 2008, per saldare i numerosi debiti contratti dall’azienda a causa della crisi economica che ha messo a dura prova la sua attività e lo stipendio dei lavoratori. “Il concordato preventivo è una sorta di “anticamera del fallimento”, utilizzato per alleggerire la massa debitoria semprechè vi sia il consenso della maggioranza dei creditori per poi riorganizzare l’attività produttiva” ha spiegato il delegato Cgil Giuseppe Cantatore, che segue l’iter della procedura. “A novembre 2010 era stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per circa 112 lavoratori, attualmente al vaglio del Ministero. Nel frattempo la società ha optato per questa soluzione, presentando istanza concorsuale al Tribunale di Lecco il 23 dicembre per coprire il 44% circa dei propri debiti. Il giudice fallimentare ha nominato un commissario (Pietro Guerrera) che ha il compito di seguire la procedura in corso e valutare le proposte aziendali in merito”. Il progetto consiste nel suddividere l’attività della Beton Villa in 3 “rami”, ceduti in “affitto” a due aziende per un periodo indicativo di 40 mesi, con la clausola di non interrompere l’attività durante la trattativa, al termine dei quali sarebbe da effettuarsi l’acquisto. “Il commissario sta procedendo alle opportune verifiche su queste aziende, noi nello specifico stiamo cercando di comprendere quanti dei lavoratori attuali saranno ricollocati nella nuova soluzione, e quale potrebbe essere l’alternativa per i lavoratori in esubero. Le premesse perché la trattativa vada in porto sono buone, la Beton Villa è certificata per partecipare a gare pubbliche di ogni genere di importo, possiede un parco mezzi rilevante e fa riferimento ad un mercato vastissimo. L’interesse nell’acquisto da parte di società è alto, ma bisognerà vedere se il progetto supererà il giudizio del commissario e gli accordi sindacali. Se così non fosse, l’unica alternativa sarebbe quella del fallimento”. Un altro aspetto riguarda specificamente le scelte dell’amministrazione comunale. “Con la giunta precedente ci eravamo confrontati sulle implicazioni che avrebbe lo spostamento dell’attività dalla sede storica meratese, con l’attuale gruppo al governo il dialogo non è stato finora proficuo” ha spiegato Cantatore. Attualmente non è stata presentata alcuna richiesta specifica di cambio di destinazione d’uso per l’area su cui sorge l’azienda. L’azienda, nata nel 1962 e divenuta società per azioni nel 1973, è stata ceduta dal proprietario Arialdo Villa al gruppo societario bergamasco nel 2008, quando la crisi economica ha colpito con tutta la sua forza il settore dei lavori pubblici e dell’edilizia. L’esposizione debitoria complessiva dell’azienda ammonta a 67 milioni di euro, con una crescita del dato sul commerciale che è giunta a 37,1 milioni di euro. I debiti tributari e provvidenziali contano circa 8,3 milioni. Il piano industriale, come dicevamo, prevede tempi precisi di affitto dei rami d’impresa e opzioni successive per l’acquisto definitivo con prezzi stabiliti ora per allora. Tuttavia resta sullo sfondo anche l’ipotesi peggiore, ossia quella della chiusura definitiva col trasferimento negli altri cantieri del gruppo che fa capo ai Sangalli, delle residue attività produttive. Gli impianti, del resto, non appaiono tecnologicamente aggiornati e il rilancio anche dopo il concordato con i fornitori sembra complesso. Dunque resta l’ipotesi della possibile destinazione dei 60mila metri quadrati circa dell’area di proprietà. Oggi l’indice di copertura è basso: l’azienda utilizza per lo più i piazzali per i camion e alcune aree per la lavorazione degli inerti. Ma un possibile futuro acquirente potrebbe sfruttare di più la possibilità edificatoria realizzando altri capannoni. Un rischio che difficilmente l’Amministrazione comunale di Merate, alle prese con la definizione del Piano di Governo del Territorio, il cui iter è ripreso dopo la sentenza del Consiglio di Stato, difforme da quella del Tar, in relazione alla stesura della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), vorrà correre. Si sa di una visita in Municipio da parte di esponenti della Proprietà. Ma non risulta alcuna richiesta di cambio di destinazione d’uso dell’area. Tuttavia l’Amministrazione sembra orientata, in caso di smobilizzo dell’impresa, a introdurre una diversa destinazione che potrebbe essere di terziario avanzato con una modesta percentuale di residenziale.
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